Tra Rabin e Arafat cade l'ultimo tabù di Foto Reuter

Christopher a colloquio con i rappresentanti palestinesi per rilanciare i negoziati di pace Christopher a colloquio con i rappresentanti palestinesi per rilanciare i negoziati di pace Tra Robin e Ainfot cade Pultimo tabù Olp e Israele trattano al Cairo TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO L'esistenza di un dialogo discreto tra Israele e Olp è ormai un dato di fatto. Per il momento, il governo di Gerusalemme esita ancora a renderne conto all'opinione pubblica intema, ma quando ieri la radio di Stato ha rivelato che il ministro dell'Ambiente Yossi Sarid («Meretz», sinistra sionista) ha incontrato al Cairo Nabil Shaath, un consigliere di Yasser Arafat, non ci sono state smentite né, tanto meno, condanne. La formale esclusione dell'Olp dai negoziati di pace israelo-arabi - imposta a suo tempo da Yitzhak Shamir - non è più di carattere strategico, ma solo tattico. Lo ha confermato il viceministro della Difesa, Mordechai Gur: «Secondo il premier Rabbi, negoziare con l'Olp vorrebbe dire allargare la Usta delle questioni in discussione. Ciò, in questa fase, non faciliterebbe l'andamento dei negoziati sul regime di autonomia nei Territori». E' proprio per cercare di smuovere le trattative che Sarid (assieme con il deputato Dedi Zucker, del «Meretz») ha voluto incontrare quello che tra i consiglieri di Arafat è considerato il più pragmatico. Secondo la radio militare, il ministro ha aggiornato Rabbi prima di partire e gli ha riferito il contenuto del colloquio al ritorno. Un portavoce del premier si è limitato a precisare che Sarid ha agito di propria iniziativa. Nelle settimane scorse, la stampa israeliana aveva sostenuto l'esistenza di un negoziato segreto tra Israele e l'Olp e aveva riferito di un incontro al Cairo tra il ministro degli Esteri Shimon Peres e un esponente palestinese, probabilmente Abu Mazen. Ieri intanto anche il segretario di Stato Warren Christopher ha tentato di rimettere in moto i negoziati di pace, incontrando a Gerusalemme Rabbi, Peres e i delegati palestinesi, e ad Amman re Hussein di Giordania. Dopo aver mutato il programma, oggi tornerà a Damasco, per approfondire con il presidente Hafez Assad alcuni punti rimasti oscuri in quella che il segretario ha definito «una mediazione attiva». A quanto si è appreso ieri, i negoziati israelo-siriani non hanno registrato progressi significativi. «Da Damasco - ha detto Peres Christopher ha portato pane per i denti, ma non c'è certo da farne un pasto completo». Il «pane» è l'impegno profuso da Assad per arginare, la settimana scorsa, la crisi in Libano: l'imposizione del cessate-il-fuoco sugli sciiti Hezbollah e la disposizione dell'esercito libanese nel Libano del Sud. La Siria - questa l'impressione ricavata dall'entourage di Christopher - è seria nel volere la pace. GU israeliani vorrebbero elevare il hvello dei negoziatori, da funzionari governativi a ministri: l'idea, a quanto pare, non è piaciuta ai siriani. In Giordania, Christopher ha convenuto con i padroni di casa che il progetto di una confederazione giordano-palestinese (che suscita sempre maggiore interesse sia in Israele che nell'Olp come formula in grado di fare uscire i negoziati dall'impasse) è piuttosto prematura. Prima di intavolare una discussione sulla confederazione, la Giordania desidera veder prendere forma un'entità autonoma palestinese, per non trovarsi in futuro coinvolta in liti interpalestinesi sull'assetto di Cisgiordania e Gaza. A Gerusalemme, Christopher ha incontrato una delegazione palestinese dimezzata dalle divergenze di opinioni: a casa sono restati il capo della delegazione ai negoziati bilaterali, Haider Abdel Shafi, e i delegati del Partito Popolare (ex comunista) e del «Fronte democratico». Rabbi non ha lesinato le critiche per il comportamento della delegazione palestinese dove, a suo avviso, «regna il balagan», cioè una confusione totale. Per vederci più chiaro, Christopher ha voluto discutere a quattr'occhi con Faisal Husseini, il coordinatore della delegazione. Husseini ha raggiunto la stanza del segretario, nell'hotel King David, passando per le cucine. E quando ne è emerso, è risultato che un accordo di principio israelo-palestinese sull'autogoverno nei Territori è ancora lontano dall'essere definito. AldoBaquis In alto il segretario di Stato Christopher in una pausa del suo tour diplomatico in Medio Oriente A sinistra il premier israeliano Rabin [foto reuter]