NOMI E COGNOMI

Sui mercati europei calano i tassi e il franco si rafforza r HOm E COGNOMI 1 Berlusconi sfida Bossi e Occhetto ma le elezioni non sono VAuditel ON si sono levate incontenibili ovazioni all'annuncio del lavorio berlusconiano (venti cene) per l'edificazione di una «cosa» al centro dello schieramento politico, composta da «persone laiche e cattoliche che credono nella famiglia, nel lavoro, nel risparmio, nella tolleranza, nel rispetto degli altri e, naturalmente, nella libertà di mercato». Presumiamo che le zelanti truppe del «Vietato Vietare» abbiano risposto con entusiasmo alla bozza di Manifesto berlusconiano contro «statalismo, dirigismo e neopauperismo». E' invece evidente che il ceto imprenditoriale, destinatario privilegiato del sondaggio, ha reagito freddamente, con scetticismo, quando non con fastidio. E Berlusconi, superlativo uomo-marketing, sa meglio di chiunque altro che per riempire in qualche modo lo spazio politico centrale che va dalla Lega al pds, ci vuol altro che Mike Bongiorno, Gerry Scotti, Angela Cavagna e qualche vedova consolabile del craxismo che calca indefessa i suoi teleschermi. In Confindustria, ai piani alti, si son visti soltanto sopraccigli alzati e qualche sorriso di sufficienza. E' vero che la linea referendaria imbocca ta con determinazione dal presidente Luigi Abete fin dal suo insediamento è ormai un po' logora, superata se non sfocia in qualcosa di più organico, esattamente come lo è quella del leader referendario Mario Segni. Ma la sirena berlusconiana non ha ammaliato proprio nessuno, neanche tra le legioni di piccoli imprendiI tori borbottanti per lo strapo¬ tere dei big industriali. Vittorio Merloni, ex presidente della Confindustria, valuta che da Firenze in su la Lega ha ormai catturato il cuore e il cervello del 60 o 70 per cento degli imprenditori. Nicola Trussardi, ex campione del craxismo, lo spiega con la bontà delle «dichiarazioni di volontà» leghiste, che pongono tutte le premesse del buongoverno adesso che il partito di Bossi si accinge a prendere decisioni e a governare. Ma allora, se i sentimenti della borghesia produttiva, almeno al Nord, sono questi, cosa mai va cercando Berlusconi? Meglio dello stesso patron l'hanno spiegato i suoi due alter ego, Gianni Letta e Fedele Confalonieri. Il primo ha parlato di una sorta di accurata selezione di «persone efficienti» (compreso Di Pie tro, ha detto Berlusconi in una delle cene) da portare in politica e da appoggiare per evitare, nel nuovo ordine, di Iettanti e dilettantismi. Il secondo, ancora più esplicitamente, ha vagheggiato un «impegno trasversale» con lo scopo di «cercare il meglio nei vari partiti e segnalarlo». Sup poniamo che con quel «segnalarlo» egli intenda mettere al servizio dei prescelti il potente network multimediale. Si offenderà l'ideologo berlusco¬ niano se traduciamo il suo concetto con la parola lobby? Ecco allora che la provocazione del «Partito di Berlusconi» assume i suoi veri connotati. Venendo a mancare i tradizionali riferimenti socialista e democristiano, la «benevolenza» berlusconiana si articola, si snoda, si parcellizza trasversalmente a favore delle persóne capaci ed efficienti che, a suo insindacabile giudizio, diano garanzie di buongoverno, oltreché naturalmente di reciprocità nella benevolenza, specie nel momento in cui gli attacchi al suo impero si fanno più insidiosi. Se è così, la Lega ha poco da temere: oltre a godere delle attenzioni televisive, potrà presto disporre, anche se proquota, de La Notte, il quotidiano milanese appena acquistato da Paolo Berlusconi, magari valorizzato dalla direzione di Vittorio Feltri; continuerà a spopolare sull'Indipendente, quotidiano sostenuto fortemente dalla Fininvest, e a comparire dignitosamente sul Giornale. A che mai potrebbe servire un vero partito di Berlusconi, con tanto di segretario, di gruppi parlamentari, di ministri, se di fatto già esiste ed ha un'anima multimediale che consente una flessibile trasversalità? Se poi Berlusconi volesse scendere in campo in prima persona proponendosi come il Ross Perot d'Italia, potrebbe farlo quando vuole, senza chiedere il permesso a nessuno e con scontate probabilità di successo. Alberto Staterà jraj

Luoghi citati: Firenze, Italia