E' il quarto Festival al mondo di Alessandra Levantesi
E' il quarto Festival al mondo E' il quarto Festival al mondo Tra i 22 concorrenti «Veleno» di Bruno Bigoni LOCARNO. Per l'importanza sono tutti d'accordo nel dire che è il quarto festival cinematografico del pianeta, dopo Cannes, Venezia e Berlino: il che sarebbe già un bel piazzamento, considerato che il Canton Ticino è una plaga tradizionalmente depressa, stretta com'è fra la supremazia culturale della Svizzera francese e lo strapotere economico di quella tedesca. Ma il Festival di Locamo, del quale si inaugura oggi la 46a edizione, ha certe sue caratteristiche che lo pongono addirittura al di sopra di altre manifestazioni analoghe: per la serietà di un'organizzazione che lavora tutto l'anno (Venezia invece viene sempre improvvisata nel giro di tre mesi) e per il modo limpido ed esauriente in cui viene articolato il programma. Ossequiente a una regola della Federazione dei produttori, intesa a non dar ombra alle rassegne maggiori, Locamo deve scegliere i candidati al Pardo tra le opere prime e seconde. Il che non impedisce al direttore, il romano Marco Mùller, di proporre quest'anno alla giuria internazionale (vi figurano tra gli altri Valeria Golino, il pittore transavanguardista Francesco Clementi, la regista americana Kathrin Bigelow e l'ormai celebre Edgar Reitz di «Heimat») ben 22 titoli in gara: con una forte rappresentanza asiatica e due italiani, «La ribelle» del siciliano Aurelio Grimaldi e «Veleno» del milanese Bruno Bigoni. Questi film, che vorrebbero evidenziare nuovi stili e talenti, passano quotidianamente nel Palazzetto Fevi capace di tremila posti e non di rado esaurito. Anche se l'assalto vero e proprio è riservato alle proiezioni serali nella bella cornice di Piazza Grande, dove si vedono i grandi film di Cannes e Berlino, anteprime mondiali o europee, ristampe di opere famose (stasera è in programma «Oh, Rosalinda» di Powell e Pressburger, che si temeva perduto, sabato vedremo l'edizione completa di «Il conformista» di Bertolucci). Per i cinefili instancabili si annunciano altre occasioni sparse qua e là sui vari schermi della cittadina del Lago Maggiore, come per esempio la personale di Valerio Zurlini, che del Festival svizzero fu un fedelissimo. Mentre tutte le mattine al Kursaal si svolge la retrospettiva che con le sue copie perfette, i suoi ripescaggi e il bel volume da collezione annualmente pubblicato, rappresenta un punto fermo nella fortuna critica degli autori prescelti. L'edizione scorsa fu la volta di Mario Camerini, si sa già che il prossimo protagonista sarà l'americano Frank Tashlin; e quest'anno è di scena Sacha Guitry (1885-1937), l'autoreattore più famoso del boulevard parigino fra le due guerre, i cui film finché visse riscossero solo lo sdegno dei critici. Ma poi venne Francois Truffaut a scoprire i valori di quegli intrecci a orologeria, di quei dialoghi tanto vivaci da sembrare presi dalla vita; e insomma l'opera cinematografica di Guitry diventa un continente da ri- scoprire, un'allettante avventura intellettuale di cui non è facile prevedere il punto d'arrivo. Alessandra Levantesi Una rassegna dedicata a Sacha Guitry
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