Una «Ribelle» a Locarno di Simonetta Robiony
Il film di Grimaldi tratto dal suo libro «Storia di Enza» Il film di Grimaldi tratto dal suo libro «Storia di Enza» Una «Ribelle» a Locamo Con Penelope Cruz e Laura Betti ROMA. Aurelio Grimaldi è un ragazzino di 36 anni: capello riccio, jeans stretti e occhialini da intellettuale. Il suo nome è legato al successo del film «Meri per sempre» di Marco Risi, ispirato al suo libro omonimo, in cui raccontava l'esperienza di educatore al riformatorio Malaspina di Palermo. Ci sono stati poi altri film come sceneggiatore e l'anno scorso alla Mostra di Venezia il debutto nella regia con «La discesa di Aclà a Fioristella», una vicenda di violenza minorile nelle zolfare di inizio secolo, che ha avuto scarsa circolazione nelle sale e una accoglienza perplessa dalla critica. Adesso Grimaldi ci riprova con «La ribelle», tratto dal suo ultimo libro «Storia di Enza», anche questo frutto del suo lavoro di educatore in un istituto femminile siciliano tenuto però da suore. «Ma le somiglianze - dice Grimaldi - finiscono qua. Le suore mi sono sembrate generose e aperte, le mie idee pedagogiche non erano in contrasto con le loro. La denuncia, direi, qui è assente. E poi questa è la storia di una ragazza e non di un gruppo, una ragazza che cerca disperatamente di conquistare la libertà che la società le nega». Diretto senza nessuno di quei fiammeggiamenti visionari che caratterizzavano «Aclà», molto riscritto rispetto al libro al quale è volutamente infedele, il film racconta la disperata voglia di essere amata dell'adolescente Enza, ladruncola occasionale, che dopo esser passata dalle braccia di un primo a quelle di un secondo ragazzo, sceglie di restarsene da sola ad aspettare il figlio che l'è capitato. Curatissimi gli interpreti: Penelope Cruz, rivelazione di Venezia con «Prosciutto Prosciutto», e poi Stefano Dionisi, Marco Leonardi e la solita straordinaria Laura Betti nell'inconsueto ruolo di una suora. «La ribelle» va al festival di Locamo e, sfidando ogni logica di programmazione, sarà nelle sale il 20 agosto per evitare che un'uscita a inizio stagione lo faccia affondare nella marea di film americani che affolleranno le nostre poche sale. Pietro Valsecchi, che lo ha prodotto e che come molti ormai fa parte del movimento Maddalena 93, il gruppo di cineasti che sta smuovendo le acque stagnanti del nostro cinema, si è detto preoccupatissimo. «E' tutto fermo, le banche non ci danno più soldi, produrre è diventato impossi¬ bile. D'altra parte, se un film che costa intorno ai due tre miliardi incassa in sala ottocento milioni che senso ha farlo?». Nonostante tutto però tanto Valsecchi come Grimaldi continuano a lavorare nella speranza che la crisi passi e il cinema italiano possa ricominciare a marciare. Valsecchi ha appena finito «Quattro bravi ragazzi», opera prima dello scrittore Claudio Camarca, ricavato proprio da un soggetto di Grimaldi e ha messo in cantiere il progetto sul caso Ambrosoli che dirigerà Michele Placido e che dovrebbe avere Michel Piccoli nel ruolo di Sindona e John Malkovich in quello di Ambrosoli, reperimento di finanziamenti permettendo, come ha denunciato da Giffoni ieri lo stesso Placido. Grimaldi ha finito la sceneggiatura di «L'onorevole Di Salvo», ispirato al caso di Lima, un film che dovrebbe girare con Angelo Rizzoli e in cui, ha ripetuto, sogna Paolo Villaggio. Intanto lodi sperticate di Grimaldi a Penelope Cruz. «Per il talento, la professionalità, la sensibilità, l'intensa bellezza e le capacità umane è destinata a diventare una delle grandissime attrici europee, degna di Jeanne Moreau, Carmen Maura, Hanna Schygulla». Simonetta Robiony Penelope Cruz (rivelazione in «Prosciutto Prosciutto») in una scena del film «La ribelle». Nella foto piccola, il regista Aurelio Grimaldi
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