Spegnete «Bobby & Marilyn»

Nella pellicola illazioni sulla love-story. La famiglia: «La più grave offesa degli ultimi 25 anni» Nella pellicola illazioni sulla love-story. La famiglia: «La più grave offesa degli ultimi 25 anni» Spegnete «Bobby & Marilyn» I Kennedy contro un film della tv WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per la seconda volta in una settimana la famiglia Kennedy è scesa sul piede di guerra. Questa volta non si tratta di un libro, come nel caso della screditata biografia de «L'ultimo fratello», cioè di Edward, scritta da Joe McGinnis, talmente maciullato dai critici che probabilmente, d'ora in avanti, avrà difficoltà perfino a noleggiare una «Hertz». L'ultimo scandalo è un filmetto scritto per una tv via cavo, «Usa Network», sulla presunta storia d'amore tra Marilyn Monroe e Robert Kennedy, andato in onda ieri sera. «Nulla che sia apparso in quest'ultimo quarto di secolo dalla morte di nostro padre è stato talmente offensivo», ha protestato a nome della madre Etnei e di tutti fratelli il figlio maggiore Joe Kennedy. I critici televisivi gli danno pienamente ragione. Prima dello scorrere dei titoli di testa di «Marilyn & Bobby: her final affair», la sua ultima storia, il telespettatore è avvertito che «quanto segue è un racconto di fantasia ispirato alle pubbliche vite di Marilyn Monroe e Robert Kennedy». Questa è stata la callida precauzione adottata dal produttore Zev Braun, il quale ammette che gran parte della storia è «fiction», ma difende la libertà artistica di ogni autore di rielaborare, per trarne una morale, la vita di persone famose. Quale mo- rale? Quale artista? Appare del tutto evidente a Tom Shales, critico televisivo del «Washington Post», che l'autore della sceneggiatura, Gerard McDonald «doveva essere disperato per il pagamento di un paio di rate del mutuo della sua casa». «Perfino Oliver Stone grugnisce di rabbia di fronte agli improbabili salti di queste illogiche e incredibili congetture», ha scritto Shales riferendosi all'autore del criticatissimo film «JFK». Melodie Anderson (una misurata Marilyn) e James Kelly (un Robert simile a un comico che ha avuto problemi a manovrare il pettine), si rotolano su prati e si baciano appassionatamente ai bordi di laghetti, mentre lui dice frasi del tipo «Vedi, amore, io credo davvero che noi potremo cambiare questo Paese». Peggio ancora, la tragica notte della morte di Marilyn, Bobby è nella sua camera da letto e si dilegua lasciandola in coma. Ancora rantolante, Marilyn viene trasferita in ambulanza a un ospedale, da dove un figuro dei servizi segreti intima ai dottori di farla rispedire a casa, dove lei smette di respirare. Avvinghiati e sognanti i due scorrazzano per Los Angeles sulla decapotabile di Marilyn. «Quando sto con lei - confida Bobby a un amico - mi sento come fossi tornato dannatamente bambino». C'est l'amour. Ma non solo, c'è anche l'intrigo della politica. C'è l'ex capo dell'Fbi, Edgar Hoover, che mentre giace a letto con il suo fidanzato ricatta Bobby, minacciandolo di rivelare pubblicamente la storia. C'è il sinistro sindacalista Jimmy Hoffa che si vuole vendicare di certe durezze di Bobby in quanto ministro della Giustizia e che viene frenato dal mafioso Sam Giancana: «Vacci piano, noi stiamo facendo un certo lavoretto assieme a quei ragazzi, con tutti e due voglio dire, entrambi i fratelli». Il «piccolo lavoretto» era liquidare Fidel Castro, impresa per portare a termine la quale Jack aveva ingaggiato Cosa Nostra. Intendiamoci: di una storia tra Bobby e Marilyn (come tra JFK e l'attrice) si è molto parlato; JFK aveva rapporti con Sam Giancana; e Hoover era davvero omosessuale e probabilmente ricattava i Kennedy. «In fondo - ha sostenuto un altro critico - anche Shakespeare, come tanti altri, ha scritto opere di fantasia con personaggi famosi come protagonisti». In effetti, a pensarci bene, nel «JFK» di Stone c'erano molte più inesattezze che in «Marilyn & Bobby». Ma quello si presentava come un film serio, di denuncia, mentre questa è solo un filmetto rosa. E' questa, probabilmente, la colpa che non gli viene perdonata: se si è deliberatamente bugiardi, meglio essere truci. Paolo Passarmi Marilyn Monroe in compagnia di Robert «Bobby» Kennedy

Luoghi citati: Los Angeles, Washington