Usa i bravi bambini giocano allo stupro

Usa, i bravi bambini giocano allo stupro Felici sugli schermi, ma nella travolti da «correnti selvagge» Usa, i bravi bambini giocano allo stupro r\\ NEW YORK 11 UELLO che sto per raccon11 tare accade in America. 11 Non ho nessuna possibilità Y ' di sapere se si tratta di un simbolo, di un sintomo, o di una tendenza. Quello che sto per raccontare è in parte «realtà virtuale» perché avviene solo in tv e nei film. E in parte vero perché avviene per le strade, nelle scuole, nelle case. La vicenda riguarda bambini e adolescenti, oggi, in America, nei due mondi della «fiction» e della vita. La contraddizione è assoluta, totale. Nei programmi tv e nei film i bambini vivono festosamente accanto agli adulti, in aggregazioni, comitive, famiglie e avventure in cui il rapporto è armonioso, i bambini sono adorabili, gli adulti sono protettivi, saggi bambini più grandi si occupano dei più piccoli, i fratelli si armonizzano con le sorelle, i bambini chiamano amici e allargano il cerchio intorno agli adulti. L'epoca di questa grande favola comincia con il primo episodio di Mamma, ho perso l'aereo (Home alone), ma era già stata preannunciata da grandi film come Alien, come E.T. Continua ora sullo schermo grande con Jurassic Park (bambini contro dinosauri) e con Dennis the Menace (l'adorabile bambino terribile dei fumetti). E continua sul piccolo schermo, dove ■masi tutti i programmi popolari (le tamose «situation comedies», con la risata registrata) sono stati invasi da bambini dai 2 ai 12 anni, in famiglie che adottano, generano, amano, includono, accolgono. Dall'altra parte dello schermo ci sono le strade. Ho raccolto alcune notizie recenti, limitandomi ai grandi giornali (il New York Times, ma non i «tabloids» o i fogli scandalistici) e alla tv delle grandi reti. 11 New York Times del 4 luglio parla di otto ragazzini (il più giovane 9 anni, il più anziano 13) di una scuola media di Yonkers, quartiere di classe media della periferia di New York, che giocano «allo stupro». Si chiama proprio così, si gioca durante la ricreazione in molte scuole, «playing a rape game». La polizia è intervenuta contro la volontà degli insegnanti, che hanno spiegato: «E' un gioco, lo fanno in tanti. Basta che non esagerino». Nel caso che ha fatto notizia, non si è ancora chiarito se qualcuno dei ragazzini sia stato troppo aggressivo o se la bambina «assaltata» abbia reagito con troppa irruenza. Come in tanti altri casi che, a quanto Dare, non fanno neppure voltare la testa agli insegnanti, si forma un «pack» (un gruppo di 10 o 12 ragazzini) che si tengono d'occhio e scelgono la preda. Di solito almeno uno o due leaders del pack hanno autorità fra i coetanei e hanno «il rispetto» incondizionato delle bambine. Il gioco funziona a sguardi. Alcune bambine bloccano la compagna designata e, con uno sgambetto, la buttano a terra. Poi il «pack» fa «il gioco». Come tutti i giochi, consiste prevalentemente nel mimare la vita. Di conseguenza non è una vera aggressione fisica. Il «pack» cerca di fare quello che si fa in uno stupro, ma al modo in cui si gioca alla guerra. La bambina - se sta al gioco (secondo gli insegnanti di Yonkers il gioco è abituale, ed è «strana» la reazione eccessiva che ha portato una routine a trasformarsi in notizia) - mima la sua difesa. Poi tutti si alzano ridendo e tornano ad altri giochi. Ora il dibattito che si è acceso su giornali é tv di New York è dominato dalla domanda: come è possibile che esistano, accettati, tollerati ma ignorati praticamente da tutti gli adulti, giochi come questi? Dibattito e domanda hanno portato a guardare un po' più a fondo, dentro un mondo che non assomiglia in nulla al cinema e ai programmi tv per famiglie. «L'abuso delle bambine nelle scuole viene definito "comune"», intitola il New York Times del 5 luglio. Per esempio nelle scuole di White Plains (sobborgo di New York alquanto più ricco di quello di Yonkers), la giornalista del Times ha accertato che i «pack» di ragazzi impongono certi piccoli riti forzati, alle bambine, come passare fra due file di compagni che danno pacche e toccate, un gioco nel quale gli insegnanti danno per scontato che queste cose avvengano comunque. Dicono: se i ragazzi non esagerano e si fermano da soli, è meglio non intervenire. Come si vede esiste - nella vera vita - una collezione di storie che presentano un'esistenza completamente diversa quella inventata dai media. E' bastata la grande vacanza del «Forth of July» - il celebre lungo week-end americano, festa dell'Indipendenza, e spunto di in- numerevoli film e racconti - per scoprire l'esistenza di una pratica che il New York Times del 7 luglio chiama «un rituale abituale e minaccioso». E' qualcosa che si verifica - ci dicono - con regolarità nelle piscine comunali della città che, in questa ondata di caldo (e soprattutto nei giorni di festa) sono affollate di giovanissimi. Secondo il racconto del Times qui l'età si sposta sui 13-14 anni. E infatti l'episodio «sfuggito di mano» nella piscina comunale di Crotona, nel South Bronx, riguarda una ragazzina di 14 anni. Con quel che succede in una metropoli come New York, e in un quartiere come il Bronx, si può capire che il fatto non sia apparso drammatico agli astanti. Resta il fatto che è avvenuto di fronte a un migliaio di persone, alcuni sorveglianti, alcuni bagnini, e che solo il tuffo e le bracciate veloci di una atletica madre hanno portato in salvo la quattordicenne in questione. E' accaduto questo. La ragazzina, in bikini, sta nuotando. Prontamente si forma il «pack». Dopo poco la vittima designata si accorge di essere circondata da coetanei. Gridano, scherzano, spruzzano acqua, poi avviene il primo attacco. Strappano il top del costume da bagno. Gridare, in acqua, fa parte dei giochi d'estate. La ragazzina grida, ma non succede niente. Allora uno del pack si immerge e torna a galla sventolando la parte inferiore e strappata del costume da bagno della ragazza. A questo punto il «pack» è pronto per fare festa. Ma la madre si tuffa, si fa largo a bracciate fra i ragazzi del pack e porta a riva la figlia che piange e trema di paura senza costume. Nell'acqua, racconta, se la passavano e la toccavano in piena libertà, come un giocattolo. Spiegazione dei bagnini e delle guardie: «Non è la fine del mondo. Se dovesse arrivare la polizia ogni volta che i ragazzi giocano nell'acqua...». Un reporter donna del Times ha ottenuto una versione più accurata del «rito». E' il racconto di Sabrina Diaz, 14 anni come la vittima di Crotona, che, sul bordo di un'altra piscina comunale, conferma: «Dal momento in cui entri qui dentro loro ti considerano nuda. Aspettano solo il momento di farlo. Poiché tante si sottomettono al rito, i bagnini non sanno mai se è necessario o no intervenire». Decine di articoli e di reportages, da tutta l'area di New York, spiegano che nelle scuole, nei campi da gioco, nei luoghi pubblici, bambine e adolescenti sentono di non avere diritto ad alcun rispetto. C'è chi sta al gioco, c'è chi si adatta. E poche, come risulta dal comportamento e anzi dallo stupore degli adulti, si ribellano. Sabrina aggiunge un dato interessante. Dice: «Il "pack" ti si stringe intorno canticchiando i versi di certe canzoni "rap". In quelle canzoni ci sono sempre le parole giuste per dirti che cosa hanno intenzione di fare». Come si vede, in queste storie si accumulano notizie che non compaiono in nessuna altra parte della vita pubblica americana. Non ne parlano i politici, non ne parlano gli educatori. I leaders religiosi sembrano impegnati a scandalizzarsi per molto meno, ma non prestano attenzione a questi eventi veri e crudi. E forse tutto ciò non diventa dibattito pubblico perché manca un antagonista, il colpevole. Si tratta infatti di correnti selvagge che si muovono nel mare della vita infantile e adolescenziale e a cui la gran parte degli adulti sceglie di non fare caso. Dichiara che «sono giochi». L'affermazione non è sbagliata. Sono davvero dei giochi, nella grandissima maggioranza dei casi. Quando la situazione appare più grave, si dice che «il gioco è scappato di mano». Fra tutte le storie che ho narrato (e che sono una minima parte del materiale disponibile, in pochi giorni d'estate) c'è un solo arresto, il sedicenne che guidava il «pack» delle piscina di Crotona. Il ragazzo si sentiva così innocente, dopo avere spogliato la sua «preda», da restarsene in acqua fino all'arrivo della polizia. Quanto ai piccoli de! «gioco dello stupro» sono gli stessi insegnanti i loro difensori. Nel caso di Yonkers hanno letteralmente impedito alla polizia di «interferire con la scuola». Data la giovane età dei «colpevoli», forse hanno fatto bene. Ma questi giochi esistono. Esprimono una cultura che giovanissimi e ragazzini sentono di ricevere dagli adulti. Anticipano un comportamento che aspetta solo la pienezza della forza fisica per maturare. Rivelano due fenomeni che stanno impegnando squadre di psicologi infantili: perché cominciano così presto, perché così male, perché in gruppi così grandi («il pack») cui partecipano «buoni» e «cattivi», con la stessa indifferenza? Quando è iniziata la moda di tali giochi? E soprattutto perché i media, film grandiosi e serie tv di grande successo che durano anni, ci raccontano invece vite e infanzie che non ci sono, bambini da realtà virtuale, sospesi in un limbo di armonia che non esiste? Questa finzione non è il peggiore dei giochi? Furio Colombo Ultima moda a scuola 10-12 ragazzini simulano la violenza a una bambina sotto lo sguardo degli insegnanti a trDue poliziottarrestano un adolescenteNegli Stati Unittra i giovanissimè ormai un'abitudine «pack» il Macaulay Culkin, il bambino terribile di «Mamma, ho perso l'aereo». Sopra Joseph Mazzetto protagonista di «Jurassic Park» Due poliziotti arrestano un adolescente. Negli Stati Uniti tra i giovanissimi è ormai un'abitudine «pack», stupro simulato

Persone citate: Alien, Furio Colombo, Joseph Mazzetto, July, Jurassic Park, Macaulay Culkin, Sabrina Diaz

Luoghi citati: America, New York, Stati Uniti, Usa