«Uno sprint contro la crisi» di Francesco Manacorda

«Uno sprint contro la crisi» «Uno sprint contro la crisi» Ruggiero: puntiamo sull'unione politica PARLA UN «PADRE» DEL SISTEMA TORINO. «Sono molto preoccupato per la situazione dello Sme. Si sfaldano l'asse franco-tedesco e la coesione monetaria, due pilastri dell'Europa. E quello che considero più grave è che tanti vivano questa crisi come una liberazione per le economie nazionali». L'ambasciatore Renato Ruggiero, già ministro del Commercio estero, oggi consigliere di amministrazione della Fiat con delega per gli affari intemazionali, ha tutti i titoli per giudicare la crisi del Sistema monetario europeo. Nel 1979, come rappresentante del ministero degli Esteri fu proprio lui, assieme al governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi, a condurre le trattative per l'ingresso della lira nello Sme. E oggi, a quattordici anni di distanza, analizza gli errori di quella esperienza e propone una via d'uscita. Si sarebbe mai aspettato che finisse così? «Non so se lo Sme sia finito, ma vorrei ricordare perché lo creammo. Nel '79 eravamo in una situazione di cambi fluttuanti e la mancanza di coesione monetaria aveva portato a svalutazioni competitive che frenavano gli scambi commerciali tra Paesi Cee a favore di quelli fuori dalla Cee. Inoltre c'era la necessità di avere prezzi unici per la politica agricola. Insomma, come disse il cancelliere Schmidt, non volevamo lo Sme per un romantico sogno europeista ma perché era un'esigenza assoluta per la coesione politica del sistema». E oggi? «Oggi lo Sme è indispensabile al mantenimento della costruzione europea. Badi bene: dico al mantenimento, non solo all'avanzamento. Sono convinto che non sia stato negativo lo Sme in se stesso, ma il modo in cui è stato gestito che ha portato a gravissimi problemi di recessione e disoccupazione». Quali sono stati precisamente questi errori? «Si è aspettato troppo a reagire ad alcune situazioni mostrando scarsa flessiblità del sistema, e poi ci si è basati su una politica monetaria tedesca che risponde ad una situazione anomala come quella che si è creata dopo l'unificazione. Prima la Germania era sinonimo di stabilità antinflazionistica, oggi significa spinta inflazionistica». Per risolvere questi problemi è utile la soluzione appena adottata a Bruxelles? «Per ora è importante aver mantenuto una parvenza di funzionamento dello Sme, anche se non sono sicuro che questo calmerà la speculazione. Ma in generale la Germania deve capire che se vuole mantenere la leadership economica europea deve essere più sensibile ai problemi dei partner. Non può pensare solo alla sua inflazione, ma deve considerare anche la disoccupazione e la recessione. Del resto molti economisti sostengono che oggi sia proprio il marco la moneta anomala nello Sme e non le altre». Ma uno Sme senza marco è pensabile? «No, non ha senso, almeno a livello strutturale. Come rimedio temporaneo potrebbe anche servire, ma dubito che i tedeschi accetterebbero». E allora che cosa si può fare? «Oggi una fuga in avanti sulla strada dell'Europa unita è più che mai necessaria, anche se forse non si farà. Dobbiamo fare un salto rapido verso l'integrazione politica europea, uscire da una visione tecnocratica della Comunità in base alla quale aumentando a piccoli passi l'interdipendenza tra i Paesi Cee si sarebbe messo in moto un meccanismo che li avrebbe coinvolti, obbligandoli a integrarsi maggiormente. Io sono per rafforzare subito i poteri del Parlamento europeo, poi si potrà discutere se fare subito la moneta unica o mantenere un certo grado di flessibilità. Ma il problema principale è questo: capire che siamo di fronte a una crisi politica. L'errore di Maastricht è stato quello di anteporre l'unione monetaria a quella politica. La gente non ha capito chi comandava». Da quando l'Italia è fuori dallo Sme l'export se ne avvantaggia. D'ora in poi che cosa Gambiera? «La lira perderà probabilmente un certo vantaggio sul franco e sulla peseta spagnola ma la distanza con il marco sembra accrescersi e questo aiuterà le esportazioni dato che la Germania è il nostro primo mercato estero. Comunque l'Italia deve puntare sulla crescita economica e non sulle svalutazioni competitive, e soprattutto deve cercare di rientrare al più presto nello Sme. Ma a due condizioni: che il nostro governo risani i conti pubblici, una strada su cui Ciampi si sta muovendo, e che lo stesso Sme non sia più in ostaggio dei soli problemi tedeschi». Francesco Manacorda I «Il problema è politico non si possono pagare le anomalie della Germania» Renato Ruggiero, consigliere Fiat ed ex ministro del Commercio con l'estero, tra i «padri» italiani del Sistema monetario europeo

Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, Renato Ruggiero, Schmidt

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Germania, Italia, Torino