«Ora i tassi possono scendere» di Flavia Amabile

Il ministro: rientreremo nel Sistema solo quando funzionerà di nuovo Il ministro: rientreremo nel Sistema solo quando funzionerà di nuovo «Ora i tassi possono scendere» Barucci e Fazio vedono rosa ROMA. Lo Sme più largo potrebbe voler dire per l'Italia l'allentamento delle tensioni che si sono manifestate in questi ultimi mesi e l'avvio di un calo dei tassi d'interesse. Questa, in sintesi, l'analisi del ministro del Tesoro, Piero Barucci, e del governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, dell'accordo raggiunto nella notte tra domenica e lunedì a Bruxelles. ((Allentando queste tensioni saranno possibili riduzioni dei tassi - ha confermato Fazio - la griglia precedente era troppo stretta rispetto alle divergenze delle economie». «Ciò non significa una immediata discesa dei tassi - ha precisato Barucci - ma ci sono le condizioni per la riduzione dei tassi di interesse». Non bisogna lasciarsi prendere dai facili entusiasmi, dunque. L'allargamento della fascia al 15% non avrà ripercussioni immediate sui tassi, e nemmeno provocherà un immediato rientro della lira nello Sme. «Per rientrare - ha spiegato Barucci - bisogna ridiscutere le parità e quindi riandare al comitato monetario. Ma non fermiamoci a questo aspetto: c'è un elemento sostanziale e cioè che l'Italia intende rientrare solo in un sistema che abbia piena capacità di funzionare. Quindi - ha concluso prima correggiamolo e poi ne riparleremo». In discussione, insomma, più che i rapporti di cambio o altro c'è proprio lui, lo Sme. L'accordo raggiunto a Bruxelles dal vertice Ecofin rappresenta, come conferma il ministro del Tesoro, una soluzio- ne «transitoria e provvisoria», una soluzione «minimale», che, però, permette di «mantenere intatta l'idea centrale dell'accordo europeo di cambio» e, ancora, «un'interruzione alla marcia di avvicinamento verso un'Europa unitaria», anche se questo «resta comunque l'obiettivo della Cee». Né avevano una strada diversa davanti a loro i Paesi della Cee l'altra notte. L'unica soluzione alternativa sarebbe stata quella di «abbandonare l'obbligo dei Paesi membri di intervento al margine, ma questa avrebbe tagliato corto col principio di difesa dell'accordo di cambio». Proprio intorno a questa difesa è ruotata la «peculiare» posizione che la delegazione italiana ha tenuto al vertice ottenendo la non facile soddisfazione di veder accettare dopo dodici ore di trattative condite da incontri bilaterali, minacce di rottura e ipotesi azzardate, la proposta avanzata nel primo giro di tavolo e accolta all'inizio con distacco e freddezza dagli altri Paesi. «Non abbiamo però avuto il coraggio di suggerire il 15% - ha ricordato Fazio - perché ci sembrava troppo e, poi, forse, se l'avessimo proposto noi gli altri non lo avrebbero accettato». «Già l'idea di parlare del 9-10% ci dava la sensazione di essere seccatori» ha aggiunto Barucci, ma, secondo la delegazione italiana, un semplice allargamento di tutte le monete alla banda del 6% si sarebbe rivelato presto insufficiente. «Alcuni Paesi si trovavano già al 5,5% e quindi - ha proseguito nel racconto Fazio - evidentemente con una banda al 10% non si sentivano ancora tranquilli». Dopo un avvio difficile nel quale le necessità divergenti dei singoli Paesi avevano fatto temporaneamente incagliare le trattative, l'attenzione delle delegazioni, secondo la ricostruzione di Barucci e Fazio, si era puntato su un ventaglio di sei ipotesi. poi ridottesi a tre: «Sospensione del vincolo di cambio per tutte le divise», «creazione di differenti poli di aggregazione fra monete all'interno del sistema» e «allargamento della banda di oscillazione». Dopo ripetuti giri di consultazioni bilaterali e riunioni plenarie rivelatesi infruttuose si è giunti a notte ormai avanzata al penultimo capitolo, un giro di contatti bilaterali nel quale ogni Paese ha presentato la propria griglia. Una strada che rischiava di portare ad un sostanziale fallimento del vertice e preannunciava un agosto davvero caldo per i mercati valutari. Fino a quando, all'1,30 di lunedì - «con non poca sorpresa», ha precisato Fazio - il presidente della riunione, il ministro belga Philippe Maystadt, ha annunciato l'ipotesi sulla quale si è trovato, in extremis, l'accordo definitivo. Ed era proprio quella che ore ed ore prima l'Italia aveva suggerito. Flavia Amabile Lamberto Dini, reduce dall'Ecofin A sinistra il ministro del Tesoro Barucci in un momento della riunione di Bruxelles In alto il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio

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