Enimont arrestato Grotti il forlaniano di F. Poi.
Fu vicepresidente Eni. Ricercato Bisignani Fu vicepresidente Eni. Ricercato Bisignani Enimont, arrestato Grotti il forlaniano MILANO. Inchiesta Enimont, si ricomincia. Arrestato Alberto Grotti, ex vicepresidente dell'Eni. Violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, l'accusa nata dalle confessioni di Giuseppe Garofano e Carlo Sama, i due potenti della Montedison che in carcere hanno vuotato il sacco sui malaffari del colosso della chimica. E ancora non è finita. Altri ordini di custodia cautelare sono stati chiesti dal giudice Gherardo Colombo, rimasto temporaneamente solo a condurre l'inchiesta per le ferie dei suoi colleghi, e già firmati dal Gip Oscar Magi, che sostituisce Italo Ghitti anche lui in vacanza. Non è stato eseguito, perché si trova all'estero, l'arresto di Luciano Bisignani, ex responsabile delle relazioni esterne Montedison, tessera loggia P2 numero 1689. Non è nuovo il nome di Alberto Grotti a Tangentopoli. Compare, da ultimo, pure nell'avviso di garanzia inviato nei giorni scorsi ad Arnaldo Forlani. Grotti, vicinissimo all'ex segretario de, è coinvolto nell'affare che riguarda i 35 miliardi finiti all'uomo politico. Laureato in chimica, per tredici anni ai vertici dell'Eni, Alberto Grotti è una figura chiave della vicenda Enimont che ha vissuto in prima persona nelle sue fasi finali. Più volte era stato sentito dai magistrati milanesi. A partire dal pubblico ministero Pierluigi Maria Dell'Osso che nei mesi scorsi ha interrogato tutti i massimi dirigenti del gruppo del «cane a sei zampe». Il nome di Grotti era poi comparso negli atti dell'inchiesta per la parte relativa alla posizione di Enzo Carra, l'ex portavoce di Forlani processato e condannato per direttissima per falsa testimonianza. Carra, secondo i magistrati, si era rifiutato di confermare quanto rivelato da un altro top manager dell'Eni, Graziano Moro. Secondo Moro, Alberto Grotti aveva fatto avere alla de svariati miliardi per l'affare Enimont. Sì, corre l'inchiesta sulla chimica, su quelle mazzette da 150 miliardi finite a portaborse e a politici di primissimo piano. «Non ci fermeremo, andremo avanti se possibile ancora più veloci», aveva promesso il procuratore capo Francesco Saverio Borrelli dopo il suicidio di Gabriele Cagliari e di Raul Gar- dini, le due ombre nere dell'inchiesta. E in attesa di un nuovo interrogatorio che viene dato per imminente di Carlo Sama, agli arresti domiciliari con terrazza e piscina in Romagna, va avanti la macchina degli arresti. E gli uomini della Guardia di Finanza stanno cercando l'ex portavoce della Montedison Luciano Bisignani, giornalista, già redattore capo con funzioni di assistente all'ex direttore dell'agenzia Ansa. Anche quello di Bisignani non è un nome nuovo nelle carte dell'inchiesta. Di lui si parla per alcuni miliardi finiti all'ex ministro de Paolo Cirino Pomicino, che per questo ha ricevuto un avviso di garanzia in busta gialla nei giorni scorsi. E infine non è più agli arresti domiciliari, ma è libero senza alcuna restrizione, l'imprenditore Agostino Borello, ex presidente della cooperativa Cuneo Polli. A San Vittore era finito per una mazzetta da 200 milioni sulle forniture alimentari alle mense scolastiche, [f. poi.]
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