legge fatta, referendum in agguato di Fabio Martini
legge fotta, referendum in agguato Riforma elettorale: oggi è quasi certo il voto finale delle due Camere legge fotta, referendum in agguato Pannella: raccogliamo firme per modificarla ROMA. Pannella l'istrione ne ha escogitata un'altra delle sue. Proprio quando mancano poche ore al probabile varo della riforma elettorale, il leader radicale preannuncia già un referendum contro la nuova legge, che a suo parere è «una controriforma», è «l'ultimo atto del regime per rilanciarsi». I tempi sono strettissimi, Pannella difficilmente riuscirà a raccogliere le firme prima delle prossime elezioni politiche e dovrà contentarsi di farlo dopo, ma la vera sorpresa, l'ennesima beffa radicale è un' altra: il referendum che punta al sistema uninominale all'inglese si potrà tenere grazie ad un abile trucco messo in atto dal drappello dei 7 radicali, all'insaputa degli altri 623 deputati. Sottoporre a referendum una legge elettorale non è mai stata impresa semplice. Ne sanno qualcosa Segni e i suoi amici: al primo tentativo, nel gennaio del 1991, la Corte Costituzionale bocciò il quesito referendario, ritagliato con grande fatica dai giuristi di Mariotto. La sentenza della Consulta fu inequivocabile: il quesito risulta incomprensibile. Il secondo tentativo andò a segno grazie ad un trucco escogitato da Peppino Calderisi, presidente dei deputati radicali, che riuscì a introdurre in una «innocua» leggina sul Senato alcune modifiche lessicali, che hanno permesso di superare le obiezioni della Consulta e hanno poi portato al referendum dell'aprile scorso. E Calderisi (che non è più deputato, ma dà suggerimenti ai suoi giorno e notte) lo stesso escamotage lo ha realizzato stavolta: mentre i deputati erano impegnati sulla legge elettorale, i radicali inserivano con nonchalance una serie di modifiche, apparentemente innocue, in realtà finalizzate allo scopo del referendum. E facilitati dai continui passaggi Camera-Senato, i radicali ce l'hanno fatta. Così come è scritto, il testo della riforma elettorale si presta perfettamente ad un'operazione chirurgica: attraverso il taglio di alcune parole, la nuova legge può essere sottoposta a referendum, portando ad un sistema uninomimale all'inglese, un maggioritario secco che cancellerebbe del tutto la quota di 25% di proporzionale, impedendo - secondo Pannella - «il rilancio del regime» e la staffetta tra de e pds al centro del sistema. Oggi il Senato dovrebbe approvare la legge di riforma elettorale per la Camera e l'aula di Montecitorio dovrebbe ricambiare, varando le nuove norme elettorali per il Senato. Se durante le votazioni degli emendamenti (il 90% sono missini) non ci saranno modifiche, da stasera le due travaghatissime riforme saranno legge dello Stato. Fabio Martini
Persone citate: Calderisi, Pannella, Peppino Calderisi
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