Ciampi non accetteremo compromessi col passato

Bologna, il presidente del Consiglio di fronte a 10 mila persone nel tredicesimo anniversario della strage Bologna, il presidente del Consiglio di fronte a 10 mila persone nel tredicesimo anniversario della strage Ciampi: non accetteremo compromessi col passato BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO «Ho voluto essere con voi, in questa giornata di lutto». Il presidente del Consiglio, sul palco, il sindaco di Bologna, le autorità, deputati di tutti i partiti, anche dell'msi, i familiari delle vittime. Qualcosa sta cambiando davvero nell'Italia segnata dalle stragi, perché questa foto, nella piazza gremita, davanti alla stazione, sotto quell'orologio fermo come allora alle 10,25, è nuova, diversa da tutte le altre, persino un po' emblematica, a pochi giorni dalla tragedia di Milano. Dal 2 agosto 1980, quando una bomba uccise 85 persone, Carlo Azeglio Ciampi è il primo presidente del Consiglio che parla alla folla, nella piazza della strage. Accusa, punta il dito contro il nuovo e vecchio terrorismo («torbida alleanza di forze che perseguono obiettivi di destabilizzazione politica e criminalità comune»), afferma la volontà di vincerlo: «Nessun compromesso è possibile né con il passato né con chi cercasse di condizionare l'avvenire». Due fischi all'inizio, qualche urlo isolato, «buffoni, buffoni», «vattene a casa», ma anche quelli che si girano e li zittiscono, e sono i più. E poi ci sono gli applausi. Tanti, quasi subito, appena alza la voce: «Gli italiani sentono che è ormai irresistibile il moto di rinnovamento che condurrà a uno Stato più de- mocratico, più trasparente, più efficiente». E di nuovo, verso la fine, ancora più forti e più lunghi: «Il governo darà il massimo appoggio alla magistratura, nell'assoluto rispetto per la sua autonomia, in tutte le indagini, antiche e recenti». La piazza e il capo del governo stanno insieme, pochi giorni dopo un'altra strage, un altro lutto, un altro mistero. E se questo non era possibile a Milano, è successo qui a Bologna. Tanto che Torquato Secci, il presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime, non nasconde la sua soddisfazione dopo l'incon¬ tro privato con Ciampi: «Per me è andata benissimo. Perché in questa situazione per la prima volta noi abbiamo come riferimento un personaggio che ci dice che abbiamo ragione». Certo è che Ciampi, nella Bologna «che non dimentica e che non vuole dimenticare», come dice lui, non è venuto solo ad affermare e garantire il processo di cambiamento già avviato «con il sostegno del Parlamento, del Presidente della Repubblica e di tutti gli italiani che si riconoscono nella Costituzione». Ciampi ha lasciato parole dure e accuse («è il processo di rinnova¬ mento l'obiettivo del nuovo terrorismo. E' stato travolto un immenso labirinto di interessi legali, frutto delle degnerazioni della politica e dell'uso distorto delle risorse pubbliche»), e ha lasciato promesse, anche. L'impegno di arrivare entro questa settimana alla riforma elettorale, l'appoggio alla magistratura, la lotta alla criminalità e alle sue «torbide collusioni», la ricerca della verità, soprattutto, come se questa fosse per la prima volta più vicina. Ha detto: «Il governo migliorerà la capacità operativa dei servizi di sicurezza della Repubblica anche attra¬ verso appropriate riforme, in stretta intesa con il Comitato parlamentare». E alla fine della manifestazione, conversando con i giornalisti, ha ancora aggiunto: «A parte i mutamenti ai vertici e dei quadri intermedi, ho fatto una circolare che riguarda il potenziamento dell'attività del Cesis». E' lo Stato che cambia, che trasforma le sue strutture, che rinnova i suoi quadri. «Il moto di rinnovamento condurrà ad un rafforzamento dello Stato che vedrà meglio garantite le sue caratteristiche di organizzazione al di sopra delle parti e poi la sua capa- cita di difesa del cittadino e dell'ordinamento repubblicano. Ed è proprio contro questa trasformazione che si è scatenata una torbida alleanza di forze che perseguono obiettivi congiunti di destabilizzazione politica e di criminalità comune». Dopo, assediato dai giornalisti, chiarisce meglio, e ribadisce: «E' per analisi logica che deduco che a monte vi sono collusioni fra la criminalità e le schegge del mondo politico». Sono da poco passate le 11, e nella stazione gremita fra un po' tutto tornerà come prima. Ciampi sfila davanti ai cronisti che premono, in mezzo agli uomini del servizio d'ordine in calzoncini e maglietta, con tanto di targhetta rossa sul petto: «Resistere per combattere»; sotto uno striscione che in 4 si trascinano appresso a fatica: «Una magistratura che convive con la massoneria non la può condannare, preferisce non trovare i colpevoli»; fra i signori del cerimoniale e i sindaci con la fascia tricolore, fra i turisti accasciati sulle valigie. Le macchine aspettano accanto al binario Ovest. Nella sala vip, su al primo piano, il presidente ha appena incontrato i familiari. Ha salutato tutti, uno per uno. «Ci daremo da fare...», ha promesso a Luigi Caldarelli che gli parlava del disegno di legge sull'abolizione del segreto di Stato per i delitti di strage e terrorismo. «La magistratura in¬ dagherà meglio, l'Italia ce la farà», ha detto a Luigi Montani. Poi, quando Ciampi scende e il corteo si muove, la piazza si svuota e la stazione riprende la sua vita. Sono le 11,20 e Bologna s'è fermata poco più di due ore, tredici anni dopo. Una giornata di sole, di cielo terso. In piazza Maggiore, il corteo si allunga, quando le 9 sono appena passate. Dieci, forse quindicimila persone. I familiari, i gonfaloni, i vigili del fuoco che tante vite salvarono quel giorno lontano, e i politici. In mezzo a loro, Filippo Berselli, msi. «Ho accolto l'invito del sindaco - dice -. In questi anni tutti siamo cambiati. Però, per fortuna, mi sembra siano cambiati di più gli altri. E in questo corteo mi sento un cittadino come gli altri che partecipa per gridare la propria rabbia contro mandanti e esecutori che non sono ancora stati trovati». Un'ora dopo, sono tutti in piazza. Parla Torquato Secci, parla Walter Vitali, il sindaco di Bologna. Poi, il minuto di raccoglimento davanti all'orologio della stazione che sembra essersi fermato nel tempo. Quando Ciampi comincia a parlare sono passati 13 anni esatti. «Ho voluto essere con voi», dice. E adesso nessuno ci può fermare: «Ce lo impedirebbero i nostri caduti. Quelli di oggi, quelli di Bologna del 2 agosto 1980». Pierangelo Sa pegno La città si è fermata per oltre due ore Nel corteo sfilano anche i missini Qui accanto la lapide che ricorda la strage del 2 agosto 1980 in cui morirono 85 persone A destra la stazione di Bologna com'era tredici anni fa dopo l'esplosione della bomba