COSTANZO

«Bisogna anche saper ascoltare e essere cortesi, mai dolciastri» la seduzione. Tre matrimoni, due lunghe convivenze, tantissimi amori volanti COSTANZO Rubo i cuori dando del lei mi RE mogli, una lunga con'11 vivenza nel passato e ora una in atto, da quasi quat; tra anni; periodi tumul■* I tuosi, sfide nei salotti, una gran quantità di donne: Maurizio Costanzo non le ricorda tutte, e a differenza del «burlador» di Siviglia non ha mai cercato di contarle. Per lui la seduzione è un gioco «il più bello che si possa giocare», e «meglio ancora se ci si può innamorare». Un gioco privatissimo, che ha legami innegabili con l'altro, quello pubblico, del lavoro. La seduzione, il più gradevole dei peccati. E' noto come il Grande Seduttore, quello che ebbe la breve e fatale conversazione con Eva nel Paradiso Terrestre, sia stato immaginato, fino all'età moderna, orrendo, spaventoso o almeno bruttino. Il primo diavolo bello, padre.di tutti i Satana romantici, l'ha dipinto Lorenzo Lotto a Loreto a metà del Cinquecento. Da allora, il fascino del Seduttore è diventato, almeno, ambiguo. Nell'interpretazione di Costanzo è addirittura doppio, visto che la seduzione in fondo è anche una sua arma professionale. Da Bontà loro al Maurizio Costanzo Show, il suo ruolo di intervistatore in pubblico gioca allegramente con i toni rugiadosi e quelli luciferini, le sue arti maieutiche attingono a piene mani nel serbatoio dell'antipatia, della cattiveria, della lusinga. Ma «cattivo» a caccia di buoni sentimenti davanti alle telecamere giura di essere, nel privato, un seduttore di sentimenti ottimi che solo all'occorrenza mette gli zoccoli da piccolo diavolo. E per procedere poi, con mille cautele, in punta di zoccoli. Non per scelta, ma per destino: «Io non sono partito certo avvantaggiato, nei miei rapporti con le donne. Capelli persi presto, chili da subito in quantità eccessiva, abiti stazzonati in un attimo, niente cravatta - mi concedono la deroga persino al Casinò -. Dico sempre che ci sono modelli umani nati con il collo, e altri nati senza. Io faccio parte di questi ultimi, e sono fortunatissimo: mogli belle, compagne belle, e molte. Però è stato un gran lavoro...». Maurizio Costanzo è noto per essere un gran lavoratore: frenetica attività televisiva, libri, commedie di successo (i monologhi televisivi di Fracchia, per Paolo Villaggio, li scriveva lui). Sembra appena rassegnato al riposo d'a gosto, mentre vanno in onda le puntate «storiche» del suo show, anche perché quest'anno, dopo l'auto bomba ai Parioli contro lui e il suo teatro, le vacanze sono blindate. Lo incontriamo in una villa che ha affittato in un paese di mare, da dove non esce mai. Il luogo è naturalmente segreto, la zona è sorvegliata dalla polizia. Circondato da un piccolissimo gruppo di amici, insieme alla compagna Maria De Filippi (che ha condotto con successo Amia, su Canale 5, e sta per debuttare a Radiouno), ciondola con carte e telefoni sul bordo di una piscina, fra palme e magnolie, mentre gli agenti di polizia durante il turno di riposo sfogliano riviste. Costu mi da bagno, cani, i riti della vacanza, l'azzurro delle uniformi. Il caldo infierisce sulla sensazione di spaesamento: ma che ci facciamo qui, sembra chiedersi il viso impenetrabile del piccolo diavolo, Mezzogiorno, sole a picco: è l'ora del demone meridiano, ora che * greci antichi consideravano peri colosa per eccellenza, quella se ducente della spossatezza e dei sogni proibiti, a volte rischiosi Ma le fate della seduzione han no dimenticato da tempo quegl: antichi spaventi. Il demone meridiano dei nostri anni è sorridente, agonistico, sportivo. Nel caso di Costanzo, è un artigiano. «Sedurre è stato un gran lavoro, che si può dividere a periodi. C'è il primo, diciamo fra i 15 e 20 anni, o fra i 18 e i 22, dove se madre natura non ti ha dato una mano, non c'è proprio niente da fare. Vince l'impatto, un bel viso, un bel corpo; vale per tutti, e valeva per me. Quante volte sono stato fulminato, accoltellato dalla frase: siamo amici, ma amo un altro». Frase crudelissima. «E da quel momento decidi di riflettere, ti dedichi a osservare l'universo femminile, a poco a poco ti impratichisci davvero». E' la grande scuola dell'adolescenza. «Ancora oggi, grazie a quel che ho imparato allora, in tv lavoro meglio con le donne che con gli uomini. Non sono mai stato uno di quei ragazzi che vivono in branco con gli amici». Il giovane Costanzo, cacciatore solitario, affrontò il suo destino di seduttore armato solo di sagacia e desideri. «Come spesso accade ai non dotati, scopri che le donne ti interessano moltissimo. E ti accorgi che sono più intelligenti, più passionali degli uomini, ma soprattutto che hanno bisogno di una cosa che l'uomo spesso non dà: essere ascoltate». Fu quella la carta vincente? «Attenzione. La capacità di ascoltare rischia di far cadere nel "siamo amici", però è una bella chiave». Che per lei ha funzionato sempre? «A trent'anni io accettavo qualunque sfida: ero disposto a entrare in un salotto con un amico "bello", e vedere chi dei due se la cavava meglio». Seduzione «buona», seduzione «cattiva». Lei in privato è dolce e «ascolta», nel talk show può essere perfido. «Anche quello è un modo di sedurre, ma utile solo in televisione. Però devo ammettere che solo ora riesco a instaurare rapporti di complicità con gli uomini. E con pochissimi. Però sul rapporto con gli ospiti non sono d'accordo con lei. Io non sono mai inquisitorio: anzi ormai ho un rapporto confidenziale, anche con quelli che non amo». E in questi casi non lo nasconde. «Certo. Mai negarsi la simpatia o l'antipatia. Poi, c'è la magia dell'incontro». E' quello il momento chiave della seduzione? «Diciamo che accade in un'intervista, e anche nella seduzione vera e propria: quando uno sente se una persona che gli interessa ricambia i suoi sentimenti». Sia sincero, Costanzo. Lei è sicuro di non aver mai confuso i due piani, l'intervistatore seduttore e il seduttore-seduttore? «Una volta sola. Fu a Bontà loro, in una trasmissione del '77 con Lea Massari che aveva appena recitato con enorme successo Anna Karenina, un chirurgo plastico, Lionello Ponti, e Luciano Lutring, il celebre bandito milanese. Non ricorderei gli ospiti con tanta precisione se non fosse successo...». Che cosa? «Un attimo, anzi qualche minuto di totale smarrimento, di spossessamento, in cui andai letteralmente fuori di me. Il telefono era intasato, io mi ero seduto accanto a Lea Massari per farle una domanda. Pensi alla concentrazione della diretta: che è totale, in quei momenti. Invece restai fisso a guardarla in volto, senza parlare, in un lunghissimo silenzio». Incantato? Incantato. Sedotto, rapito, in estasi. «Poi il cameraman riuscì a svegliarmi. Fu un momento di magia, in cui si dimentica tutto e tutti; una grande emozione. E non si è mai più ripetuta». Lea restò inarrivabile, nel più classico stile dell'amore-passione. Ma le altre? In Italia 640, in Almagna duecentotrentuna, in Ispagna milletré... fuori il catalogo. «Guardi, io non credo di aver nulla di Don Giovanni. Certo, mi sono sposato a 25 anni e separato subito dopo. In quel periodo ho avuto quel che mi era stato negato a 17 anni, ma ricordo poco. Il fatto però che le storie nelle quali ho creduto siano diventate convivenze o matrimoni vorrà pur dire che credo molto nel rapporto di coppia... Per me è quello il reale punto di riferimento. Da quasi quattro anni sto con Maria, e quando faccio lo show la cerco sempre con lo sguardo. Se lei è in sala, mi dà sicurezza. C'è intesa, le chiedo un giudizio al volo, un'occhiata, un segno. Ho avuto tanti matrimoni perché ho la necessità di non tenere il piede in più staffe». Lei sta affermando di essere fedele. «In realtà lo sono». E come la mettiamo con il grande gioco della seduzione? «Il desiderio di sedurre, quello ora non esiste più. Era anche e forse soprattutto voglia di misurarsi, di sperimentarsi. Poi ho cominciato a chiedermi quanto contasse nei miei "successi" la notorietà. E' stato il primo segnale che mi ha spinto a guardarmi dentro. Ho capito che rischiavo di diventare un oggetto da collezione; sa, ci sono certe damazze che sfogliano Novella 2000 e la riempiono di segni: questo me lo sono fatto, questo anche, questo non ancora». Davanti al rischio di essere sedotto, lei arretra? «Se sento puzza di collezionismo, respingo subito. E poi non mi piace subire seduzioni: preferisco essere io a condurre il gioco, mi sento come uno che ha fatto le scuole dell'obbligo e si chiede: ma che ho studiato a fà?». Se è tutto vero, allora l'ultima seduzione... «Certo. E' stata con Maria». Tanto vale raccontarla. «Beh, sì. L'ho incontrata a Venezia, dove andai a moderare un dibattito organizzato dall'Univideo, l'associazione dei produttori di videocassette. Aveva preso gli accordi il mio amico avvocato Giorgio Assumma, parlandone con Maria che era allora consulente legale con ruoli di pubbliche relazioni per la Univideo. Arriviamo a Venezia, la incontro, e vengo colpito dalla sua voce profonda». Innamorato? No, incuriosito. «Ho fatto uso di una tecnica seduttiva: ignorarla completamente. Nel tragitto dall'aeroporto al Lido le ho chiesto solo: "Mi dice di che si parla in questo dibattito?"». E lei la prese male? «Sì, come una botta di superbia, di superomismo. Poi, però, andando a pranzo con Pupi Avari, provo a insistere perché resti a mangiare con noi. Lei rifiuta e io passo alla fase che definirei "forzare il blocco". Insisto. Maria accetta». Ma Costanzo continua a fare l'antipatico. «A tavola lei si siede vicino a me, e io la mando via, sostenendo che forse c'erano in giro troppi fotografi e non volevo finire su Novella 2000. In fondo era un modo per farle capire che stavo pensando a lei, anche se respingevo quest'idea. Poi, durante il dibattito, l'ho sempre cercata con lo sguardo». Istinto o tecnica? Maria De Filippi, che intanto arriva dal bordo della piscina e si ferma incuriosita ad ascoltare l'intervista, non è del tutto d'accordo. Costanzo le era antipaticissimo prima che si conoscessero, e non le fu molto simpatico quel giorno. «Però mi hai detto poi che la notte hai dormito con addosso una magliettagadget che ti regalai a fine giornata», insiste lui. E lei, dura: «Ma io dormo sempre con una maglietta addosso». Per carità, non litigate proprio adesso. Non litigano. La conclusione fu a Roma, quando Maria De Filippi ormai già lavorava per una società di Costanzo. E lui, ancora una volta, «forzò il blocco». La sorprese in ufficio, forse in un momento di stanchezza o di stress. «Le dissi semplicemente: come sta? Usando il Lei. Il Lei è importante». E il Lei sciolse le resistenze: da quel momento, l'idillio bruciò le tappe. Costanzo, è proprio sicuro che sia stato «merito» suo? «Sicuramente ho accentrato l'attenzione su di me con quell'atteggiamento di non considerazione. Certo, poi le donne decidono loro, o magari hanno già deciso; il dubbio rimane». Comunque sia, tutto accadde in un Lei. Maria De Filippi, questa volta, è perfettamente d'accordo sulla ricostruzione storica, il seduttore sorride sotto i baffi, pacificato. E riassuntivo: dunque, tecniche di seduzione. Quali sono le nùgliori? «Primo, saper ascoltare. Secondo, usare il Lei. Terzo essere cortesi ma non affettati, né mai dolciastri». Successo assicurato? Costanzo ora è un po' enigmatico. Ci vuol talento, sembra dire: «Bisogna lavorare», dice invece: «Lavorare tutti i giorni. Premia sempre, in tutti i campi», con l'aria non del tutto convinta del seduttore a riposo. Ma poniamo che tutto questo sia solo il passato. Che cosa le lascia? «La non-frustrazione, la sensazione di non aver conti aperti. Io penso si debba sbagliare, e presto. Ho un figlio di 18 e una figlia di 20 anni, che studia al Dams. Lei è già fin troppo coraggiosa. A mio figlio invece dico sempre che si innamori, che soffra. Che viva la vita, anche magari in modo trasgressivo; non bisogna portarsi al momento delle scelte il peso di cose non fatte» Lo diceva anche il Don Giovanni di Lord Byron, satirico, allegro e un po' istrione, il seduttore con la leggerezza del moderno: «Bello non è il romanzo che non faccia / Cenno d'amanti e tratti del marito; / Che maritai care za non prò caccia / Piacer, né sa di frutto proibito: / Né Petrarca avvia tanto decantata / Laura, la sua moglie fosse stata». Ma Costanzo ci ha giurato di essere un fedele, e da questo orecchio proprio non ci sente. Mario Baudino «Bisogna anche saper ascoltare e essere cortesi, mai dolciastri» Tre donne di Maurizio Costanzo: dall'alto Marta Flavi e Simona Izzo, sotto: Maria De Filippi, l'attuale compagna del presentatore Lea Massari, Il fascino dell'attrice, provocò in Costanzo «qualche minuto di totale smarrimento» durante una puntata di «Bontà loro» del 1977

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