Un pezzo di Ilva ai suoi dirigenti
Intanto il gruppo vuol vendere la Cogne e la Sidermar per ridurre l'indebitamento Nakamura: «La liquidazione è un rischio scongiurato». All'Imi le perizie Un pezzo di Ilvo ai suoi dirigenti Entro il 14 alla Cee il piano finale dell'Ivi Per la Nuova Siderurgica molti pretendenti ROMA. «No, la liquidazione è un pericolo passato». Hayao Nakamura resta abbottonatissimo sul futuro dell'Uva, il «gigante malato» della siderurgia italiana: si concede soltanto questo messaggio di ottimismo come eccezione alla consegna del silenzio che intende rispettare con la stampa fino a quando, al più tardi il 14 agosto, l'Italia non avrà spedito alla Cee il piano per la ristrutturazione del gruppo. Il «giapponese dal volto umano» che sta gestendo l'Uva in uno dei momenti più difficili della sua pur travagliatissima storia parla, però, con i suoi collaboratori. E, dalla sede dell'Uva, nel palazzone di Porta Pia, a Roma, radio-corridoio racconta gli scenari che attendono il gruppo. Di sicuro il piano di ristrutturazione degli impianti Uva transita per la scissione del gruppo in varie società. Il «nocciolo sano», cioè la «Nuova siderurgica», conterrà gli stabilimenti di Taranto e Novi Ligure e verrà privatizzato. Terni seguirà una sorte diversa. Quel che resterà del gruppo verrà posto in liquidazione: sarà onere dell'Ili e del Tesoro far fronte alle perdite che dovessero rimanere sul groppone della «scatola» finanziaria Uva superstite all'indomani delle cessioni. n piano di scissione è attualmente sul tavolo dell'Imi che sta effettuando le perizie sul va- lore dei vari «pezzi» di quello che fu un grande impero industriale, il più grande tra quelli a proprietà pubblica. In realtà l'opera di valutazione delle attività Uva e dei debiti che resteranno in carico alla società è complicata dal fatto che la stessa Uva ha messo in vendita alcune società: la Cogne, due mesi fa, e l'esito delle trattative, già avviate con alcuni pretendenti, potrebbe arrivare entro le prossime due settimane. Un'altra società è stata messa in vendita soltanto venerdì: è la Sidermar, la flotta dell'Uva specializzata nel trasporto dell'acciaio. Anche per la Sidermar le offerte non dovrebbero mancare. Nel frattempo si delineano gli schieramenti dei gruppi privati interessati ad entrare nel capitale della Nuova siderurgica rilevando la quota dell'Ili. In «pole position» c'è senza dubbio il gruppo Lucchini, che di fatto è oggi l'impresa siderurgica privata più grande e più sana d'Italia e che, soprattutto, ha già acquisito - dopo anni di «corteggiamento» - gli impianti di Piombino. Un valido outsider potrebbe essere il gruppo Marcegaglia, il «re del tubo» di Mantova da sempre desideroso di più ampie integrazioni con l'acciaio di Stato. Ma anche sul fronte dei possibili acquirenti c'è una novità: è certo, infatti, che la maggior parte dei dirigenti dell'Uva intende prendere parte alla privatizzazione investendo, con una sorta di «management buyout», una quota del loro «trattamento di fine rapporto». E c'è da scommettere che anche lui, Hayao Nakamura, sarà tra gli azionisti. Infine, un progetto dello stesso Nakamura: promuovere una vasta partecipazione al capitale della Nuova siderurgica da parte dei suoi operai: un modo efficace, secondo il «verbo» imprenditoriale giapponese, per legare strettamente le maestranze alle sorti della loro impresa, [s. lue] Intanto il gruppo vuol vendere la Cogne e la Sidermar per ridurre l'indebitamento Ai centro un altoforno dell'Uva Poi, da sinistra, Hayao Nakamura e Romano Prodi, presidente Iri
Persone citate: Hayao Nakamura, Nakamura, Romano Prodi
Luoghi citati: Italia, Mantova, Novi Ligure, Piombino, Roma, Taranto
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