Massacrato tra la folla in piazza

Sulla Costa ionica, le sue ultime parole al collega in ospedale: sbrigati, sto morendo Sulla Costa ionica, le sue ultime parole al collega in ospedale: sbrigati, sto morendo Massacrato tra la folla in piazza Era medico e incensurato, 100 testimoni tacciono REGGIO CALABRIA. «Sbrigati, che sto morendo»: così Fortunato Nucera, 32 anni, medico, ha chiesto aiuto al suo collega del «pronto soccorso» dell'ospedale di Melito Porto Salvo dove l'avevano portato dopo essere stato ferito a morte da uno sconosciuto. Per il giovane medico, che aveva iniziato da qualche mese il tirocinio proprio in quello stesso ospedale, non c'è stato nulla da fare. Uno dei sei colpi di pistola, l'ultimo, sparati dal suo assassino lo ha raggiunto alla base della colonna vertebrale, tranciando l'aorta e provocandogli quello che, in termini clinici, viene chiamato un shock emorragico. Il dottor Nucera è morto dissanguato. Un enigma per i carabinieri, tra i primi ad accorrere sul luogo del delitto, la piccola piazza che chiude il lungomare di Melito Porto Salvo. Dopo un'intera notte di interrogatori, gli investigatori hanno ben pochi elementi in mano per cercare di dare un nome all'assassino e trovare un movente per il delit¬ to. Questo, nonostante il fatto che Nucera sia stato abbattuto a colpi di rivoltella davanti ad almeno un centinaio di persone che, come ogni sera, affollavano la piazzetta. E dire che molti dei testimoni erano amici della vittima. Con una trentina di quegli amici il giovane dottore aveva trascorso tutta la giornata. Prima erano stati al mare: nuotate, sole e partite a pallavolo sulla spiaggia. Poi, la sera, in pizzeria. Al bar della piazzetta la comitiva era intenta a discutere, bevendo Coca-Cola, su quale discoteca della costa scegliere per andare a finire la nottata. All'improvviso, hanno raccontato i testimoni, Fortunato Nucera s'è alzato e si è allontanato dal gruppo una decina di metri, per parlare con un altro giovane che salutandolo di lontano gli aveva fatto segno di avvicinarsi. Qualcuno che il medico evidentemente conosceva bene e con il quale ha cominciato a discutere, poco più in là sulla piazza, accanto ad un lampione a quattro fari. Vittima e carnefice, racconta ancora chi ha assistito alla scena, hanno discusso per qualche minuto. Poi le voci hanno incominciato ad aumentare di volume e a inasprirsi nei toni, la discussione si è tramutata in uno scambio violento di insulti. Gli spari sono arrivati improvvisi. Quattro o cinque colpi, tutti sparati da distanza ravvicinata, hanno raggiunto il dottor Nucera in varie parti del corpo, ma non hanno fiaccato la sua fibra quasi mitica in paese. Spiegano in molti che il medico, non alto ma robusto, era soprannominato da tutti «il torello»: un ragazzo forte, certo in grado di difendersi, a mani nude, dall'attacco di chicchessia. Sebbene ferito gravemente, l'altra sera Fortunato Nucera ha avuto la forza di alzarsi e di chiedere aiuto. Ma l'assassino non ha voluto lasciargli scampo, awicinandoglisi e sparando l'ultimo colpo alla base della schiena. Nonostante quest'ultima, mortale ferita Nucera ha trovato la forza di alzarsi ancora e di trascinarsi verso il gruppo di amici che poco prima aveva lasciato. Poi la corsa in ospedale e quindi la fine. I carabinieri parlano di un rompicapo, i testimoni hanno detto di non aver visto nulla di preciso, di essersi gettati a terra impauriti ai primi spari, di non aver potuto vedere bene l'assassino. II dottor Fortunato Nucera non aveva precedenti penali, ma tra le sue amicizie ve ne erano talune a rischio, senza che per questo egli fosse mai incappato nella legge. Si cercano possibili collegamenti con altri episodi. Non si esclude che un collegamento possa esistere con un altro omicidio accaduto nella zona nel luglio dello scorso anno quando: a Roghudi fu assassinato, insieme con un'altra persona, un amico di Nucera, Annunziato Pangallo, 43 anni. Quell'omicidio, per gli inquirenti, ha il marchio della 'ndrangheta. Diego Minuti

Luoghi citati: Reggio Calabria, Roghudi