Clinton non muove il dollaro

Clinton non muove il dollaro Clinton non muove il dollaro Gli Stati Uniti restano alla finestra NEW YORK. Gli Stati Uniti sono perplessi di fronte alla crisi che ha scosso il Sistema monetario europeo. Il presidente Bill Clinton è in bilico tra due posizioni, indeciso se intervenire direttamente a difesa del franco francese o se invece continuare a fare da spettatore. Clinton si ritrova nella stessa situazione vissuta lo scorso autunno dal suo predecessore Reagan, quando la crisi dello Sme portò all'uscita dal sistema della lira e della sterlina. La stessa Cee, comunque, secondo il New York Times, sinora non ha chiesto nessun genere di intervento all'amministrazione Clinton (ma sì sa che tali sollecitazioni quando ci sono - non sono mai pubbliche). La Casa Bianca segue «con attenzione» gli sviluppi della crisi monetaria europea, come aveva assicurato fin da giovedì scorso il segretario al Tesoro americano Lloyd Bentsen, valutando tutti i prò e contro di un suo eventuale intervento del dollaro sui mercati valutari. Ma dalla Federai Reserve, la Banca centrale degli Stati Uniti, non trapela nulla, chiusa nel massimo riserbo. Per Clinton è una decisione non facile. Un crollo dello Sme, secondo esperti monetari citati ieri dal New York Times, favorirebbe probabilmente un aumento delle esportazioni americane. Una tale eventualità, però, provocherebbe un aumento dell'inflazione in Europa e Washington non vuole dare l'impressione di voler approfittare delle difficoltà di Paesi suoi alleati. John Williamson, uno specialista interpellato dal giornale, ha detto che nella sua forma attuale lo Sme ha obbligato i Paesi che ne fanno parte a tenere i tassi d'interesse relativamente alti, con problemi per la crescita delle varie economie. Una tesi questa sostenuta nei giorni scorsi anche da alcuni economisti, come i premi Nobel Modigliani, Samuelson- e Solow. Se questo sistema di oscillazione limitata dei cambi sarà drasticamente rivisto, secondo Williamson, i tassi potrebbero essere abbassati e le varie economie potrebbero riprendere fiato. Questo, stando all'esperto, almeno a breve termine aprirebbe i mercati europei agli Stati Uniti. Williamson, un ex funzionario del Fondo monetario internazionale, ha osservato però che Washington non può permettersi di urtare troppo la suscettibilità degli europei dando l'impressione di voler trarre vantaggio da una loro crisi. Lo smembramento dello Sme, inoltre, potrebbe comportare nuove spinte inflazionistiche e anche gli interessi americani alla lunga finirebbero per essere colpiti. Quale strada seguirà Clinton? Come ricorda il giornale newyorchese durante la crisi dello Sme dello scorso autunno, nonostante i ripetuti inviti rivolti a Washington a scendere in campo, Reagan si rifiutò per l'altissimo costo che l'operazione avrebbe comportato, [st. e] Il presidente americano Clinton non vuole scontentare i partners europei

Luoghi citati: Europa, New York, Stati Uniti, Washington