Dello Sme è rimasta solo la facciata

«Soluzione ponte» varata a Bruxelles. Lira e sterlina ancora fuori. Barucci: non è la fine del sistema «Soluzione ponte» varata a Bruxelles. Lira e sterlina ancora fuori. Barucci: non è la fine del sistema Dello Sme è rimasta solo la facciata Monete libere di fluttuare sui mercati finanziari BRUXELLES DAL NOSTRO INVIATO Hanno detto che il Sistema monetario europeo esiste ancora. Che le parità attuali non si modificano, che il franco francese non svaluta, e che la Bundesbank non deve impegnarsi a cambiare subito la sua politica monetaria. Ma di fatto, da oggi, il Sistema monetario europeo non esiste più: almeno, non più come ha funzionato nei quattordici anni della sua vita. Questa notte, poco prima delle due, i ministri economici e finanziari dei Dodici hanno messo termine alla loro maratona iniziata ieri pomeriggio alle quattordici con un accordo «provvisorio» che salva le apparenze - lo Sme, formalmente, non è «saltato» - ma di fatto lascia le valute libere di fluttuare sul mercato, senza obbligare le banche centrali ad intervenire per stabilizzarle. Le parità sono confermate, infatti, ma le bande d'oscillazione sono state drasticamenta allargate al 30%, cioè al 15% (prima era il 2,25%) in più o in meno rispetto alla parità centrale. Soltanto il marco e il fiorino conserveranno il loro precedente vincolo di cambio ma in base ad un accordo bilaterale. La lira e la sterlina, naturalmente, restano all'esterno del sistema. Prima ancora che i portavoce dell'«Ecofin», il consigli europeo dei ministri finanziari, annunciassero l'intesa, i mercati finanziari asiatici, appena riaperti, dimostravano di darla per scontata concentrando le vendite sul franco che scendeva subito nettamente al di sotto della tradizionale parità con il marco. «Non è la fine del Sistema», ha dichiarato Piero Barucci, ministro del Tesoro italiano, uscendo dalla riunione. Ed è questa la li nea concordata dai governi. Ma il mercato ha letto diversamente le decisioni di stanotte: per gli operatori è chiaro che il Sistema monetario europeo è tutto da rifare. Per «salvare lo Sme» prima del l'ora limite, quella dell'apertura del mercato dei cambi di Tokyo d'una di notte in Europa), occorreva avere una soluzione unita ria da presentare al mondo. E la soluzione unitaria non poteva che essere una che conciliasse l'interesse francese (il franco non svaluta) con quello tedesco (la Bundesbank non è costretta i svenarsi per sostenerlo). Al sodo, che succederà stamat tina sui mercati? Che il franco francese fluttuerà pesantemente al di sotto del vecchio limite mas simo di oscillazione consentito rispetto al marco tedesco (3,4305 franchi per marco) e che nessuno farà nulla per impedirlo. La «parità centrale» di una moneta rispetto all'altra resta, però non necessariamente viene dife sa acquistando tutti i franchi che la speculazione vuole vendere Ed era invece proprio questa la sostanza dello Sme: un legame multilaterale tra le monete. Il giorno più lungo, ed anche l'ultimo, della «prima era» dello Sme è cominciato ieri mattina at toro alle 13, in una Bruxelles svuotata dalle vacanze, sporadi camente parata a lutto per la morte del re. Le prime ore della riunione sono state dedicate all'esame di una complicata proposta franco-tedesca, in cui venivano «ridefiniti» gli obblighi reciproci di intervento delle banche centrali in difesa delle monete altrui. Contrariamente ad alcune voci che si sono diffuse, non pare proprio che questa proposta contenesse un allargamento delle bande di oscillazione permesse a ciascuna moneta (2,25%, salvo 6% per la peseta spagnola e l'escudo portoghese). A metà pomeriggio però qual¬ cosa si è inceppato. E' stato il ministro belga Philippe Maystadt, presidente della riunione come da turno semestrale tra i 12, ad avanzare qualche obiezione. Altre ne sono seguite. Fino a ieri, il Belgio sembrava riuscito a partecipare di diritto alla più ristretta e compatta area del marco; ora ne sarebbe espulso. Gli stessi francesi non sembravano più tanto convinti. Allora la riunione è stata interrotta, in modo piuttosto insolito, per dare spazio a una serie di incontri bilaterali della presidenza belga con ciascuna delegazione. E' cominciata una faticosa rie¬ laborazione. Quanta differenza c'è tra lo Sme nuova maniera, assolutamente «elastico», e quella fluttuazione libera di tutte le monete che, oltre a segnare la fine dello Sme, rimanderebbe a un futuro lontanissimo le fasi successive di unione stabilite dal trattato di Maastricht? Quali sono i «nuovi» obblighi di intervento delle banche centrali, e come si esplicano? Lo si vedrà nei prossimi giorni, sul campo. Una cosa è sicura, che di interventi «obbligatori», come lì era scritto, la Bundesbank non ne vuole più sentir parlare. Non vuole più rischiare di inondare la Germania di illimitate quantità di marchi creati per difendere, comprandole, le valute deboli. Inevitabilmente, si dirà che l'Europa ha fatto un grande passo indietro. La delegazione italiana, guidata dal ministro Piero Barucci, ha cercato di attirare l'attenzione sull'aspetto politico delle decisioni prese; ha richiamato la necessità di farle, eventualmente, esaminare anche ai capi di Stato e di governo. A voler essere ottimisti, si può sperare che il «nuovo Sme» sia un arretramento provvisorio, una soluzione-ponte. Purché, almeno, aiuti la ripresa delle economie in crisi, dando loro quello che sospirano, ossia una riduzione dei tassi di interesse. Stefano Lepri Lamberto Dinl, direttore generale della Banca d'Italia, al suo arrivo a Bruxelles

Persone citate: Barucci, Philippe Maystadt, Piero Barucci, Stefano Lepri Lamberto

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles, Europa, Germania, Tokyo