Una Circe rivale nell'Africa di Karen

Torna dopo 50 anni «a Occidente con la notte», il capolavoro della Markham, mentre esce la nuova biografìa Torna dopo 50 anni «a Occidente con la notte», il capolavoro della Markham, mentre esce la nuova biografìa Una Circe rivale nell'Africa di Karen Beryl, avida e bellissima, contro l'ingenua Blixen, ViERSO la fine del 1928, durante una visita a Nairobi di Edoardo, principe di Galles, e di suo fratello 1 il principe Henry, duca di Gloucester - visita destinata a rimanere negli annali della ribalderia britannica - il principe Edoardo aveva espresso a Karen Blixen il desiderio di assistere a una danza Ngoma nella sua fattoria, dove si presentò accompagnato dalla splendida Beryl Markham. La storia di quella serata l'ha raccontata la penna della Blixen con grande ironia in Ombre sull'erba: 3000 Kikuyu supplicati dalla padrona di casa di celebrare una danza sacra, assolutamente fuori stagione, per il capriccio di un principe della corona che al termine fece il giro della foresta come fosse una sala da ballo, fermandosi a parlare con i vecchi capi in swahili. E lei, che quando in seguito li ringrazia solennemente dell'aiuto, si sente rispondere che anche i Kikuyu hanno qualcosa di molto importante di cui ringraziarla. «Di tutte le Msabu presenti eri tu a indossare il vestito più bello. Ci hai riempito il cuore di gioia, Msabu, ci riempie ancora il cuore di gioia quando ci pensiamo. Perché tutti noi pensiamo che qui, tutti i giorni alla fattoria, tu sia vestita malissimo». E molto probabilmente era vero, se guardiamo le foto africane della Blixen nelle quali certo non eccelle, piccola e goffa com'è, anche se piena di vivacità cosmopolita. Ma in ogni caso, quella sera la robe de style di broccato d'argento della padrona di casa aveva eclissato le altre «Msabu». Persino la giovanissima Beryl, che, seduta accanto al cacciatore bianco Denis Finch Hutton era già considerata la Circe bionda della costa orientale africana, e presto sarebbe diventata la grande rivale della Blixen non solo in amore, ma anche sul terreno letterario che con tanta dedizione la scrittrice da nese ha arato nella Mia Africa. Come mai si torna a parlare in questi giorni di un'eccentrica sfrontata come Beryl Markham, a cinquantanni dalla prima uscita del suo A occidente con la notte - annunciato da Rizzoli per ottobre -, che nel '42 folgorò let teralmente Hemingway? («L'ho conosciuta in Africa e non avrei mai sospettato che sapesse tenere una penna in mano», confidò al suo editore a New York. «Be ne, scrive così meravigliosamen te da farmi vergognare di me stesso come scrittore. Leggilo, perché questo libro è una vera meraviglia»). Perché su questa bianca dal cuore africano - un prodotto autentico dell'era dei pionieri, un'allenatrice di cavalli dai molti onori, e la prima donna pilota ad attraversare da sola l'Atlantico, nel '36, volando controvento da Est a Ovest - è uscita ora in Inghilterra una biografia scritta da Errol Trzebinski per la Heinemann. Che racconta tutto quanto sarebbe stato omesso nel suo libro di memorie, compreso il fatto - scandalosamente irrile vante, se ci è permesso - che a scrivere quel successo da un mi- lione di copie non sia stata lei ma il suo terzo marito Raul Schumacher, giornalista e scrittore americano, sistematicamente tradito e bistrattato come del resto gli altri due precedenti mariti della ribelle Beryl. All'epoca delle scorribande africane dei principi di Windsor, non si parlava di come Beryl fosse arrivata in Africa bambina nel 1905, per essere abbandonata dalla madre alle cure di un padre assente e della tribù dei Kipsigis, che le legarono alla vita il simbolo della sessualità femminile e le insegnarono tutto ciò che Beryl non avrebbe più scordato: a non mostrare mai i propri sentimenti, a sopportare stoicamente il dolore, e ad abbandonare qualunque altro pensiero quando sentisse il richiamo del sesso. Ora l'argomento più dibattuto era la sua doppia liaison con il duca di Gloucester e il principe di Galles, che si era fatto anche arrestare una notte mentre si calava da una grondaia per raggiungerla, gettando nella più assoluta costernazione il pljiziotto che non aveva riconosliuto «Kingi Georgie's toto», cioèlcdl bimbo di re Giorgio». Dal canto suo quella ragazza dalli gambe lunghissime e i fiantìhi sottili stava prendendo tutti: il miliardario ManMarkham che aveva spopoco e da cui attendeva lino già di cinque mesi, e fratelli Windsor (uno dei sempre sospettato di esvero padre del bambino): io dell'allegro spettacolo a promiscuità era soltano d'ingelosire l'inquieto e isimo Denis Finch Hutton, elle era poi l'unico uomo che le abbia a lungo resistito. Colpa della dedizione di lui a Tania, come ciurmava Karen Blixen, che fu il suo grande amore e poi la sua vedova ufficiale, dopo l'incidente aereo in cui rimase ucciso nel'31. Lo sfondo di questa storia che fortunatamente nessuno dove essersi mai azzardato a leggere in chiave feniminista, per la semplice ragione che Beryl Markham disprezzava tutte le donne, e viveva, amava, e sentiva come un uomo, anche se era delicata e feniminile perfino nella tuta da pilota - è il protettorato dell'Africa orientale britannica ai tempi in cui i leoni non avevano ancora quell'aria da pater familias che assunsero poi sotto la protezione del governo, e i pionieri bianchi erano cadetti di antiche famiglie inglesi capaci di vivere in armonia con i colonizzati. Il paesaggio era unico: a Sud, dove Denis Finch Hutton portava in safari i principi di Windsor, le vaste pianure della caccia grossa erano sovrastate dal Kilimangiaro, che la nonna Vittoria aveva regalato al Kaiser per il suo compleanno; a Ovest e a Nord le falde delle colline con le foreste, e poi la terra delle riserve fino al monte Kenya, dove i Kikuyu coltivavano mais e banane. Questo è l'angolo della terra che più s'inorgoglì del coraggio di Beryl, quando nel '36 trasvolò "Atlantico e fu salutata da 5000 automobilisti di New York attaccati al clacson. Ma su quest'impresa la sua biografa ha ben poco da aggiungere che non sia già stato detto, se non che Beryl, che mai aveva tenuto in mano un libro in vita sua, è stata sospettata di aver attinto da SaintExupéry le descrizioni più febei del volo. Sul suo rapporto invece con Karen Blixen la biografa ha agio di raccontare tutto quello che non trova posto né nella Mia Africa, né in A occidente con la notte. La freddezza di Beryl («Non posso dire che pensassi un granché di lei. Non era il mio genere, veramente. Prima di tutto perché era molto più vecchia -14 anni - e poi perché non le piaceva andare a cavallo... Era sempre un po' infelice perché Denis non c'era»). E la determinata generosità di Tania («Beryl... vive con noi in questo momento... Ha solo ventanni ed è una delle ragazze più belle che abbia mai visto, ma ha avuto davvero sfortuna...»), quando la giovane, neoseparata dal primo marito ubriacone, si era presentata alla fattoria di Mbogani senza essere invitata, come era normale in Africa a quei tempi. Nemmeno il naufragio del matrimonio tra il barone e la baronessa Blixen, del resto, aveva impressionato troppo una comunità per cui scambiarsi moglie o marito, negli Anni Venti, somigliava al gioco delle sedie. Nel suo orgoglioso egoismo il nuovo compagno della scrittrice danese era anche il più attraente, colto e vitale tra tutti gli ex etoniani d'Africa. E Beryl, che lo amò con la protervia di un capriccio, diceva gelidamente: «Nessuno ha mai dato il giusto credito a Denis, per aver formato la carriera letteraria di Tania». Lei del resto a ventanni era stata una delle pochissime testimoni della loro vita alla fattoria, quando Denis, che arrivava all'improvviso dai safari che gli davano da vivere, correggeva l'inglese di Tania che leggeva II libro di Giobbe ad alta voce, oppure a tavola - tra i cristalli e le porcellane che la neo baronessa aveva avuto il vezzo di portarsi da Copenaghen - stimolava la sua curiosità intellettuale parlando di letteratura e mitologia. Beryl, che era cresciuta parlando swahili, era evidentemente tagliata fuori da quelle conversazioni che cercavano sfumature nelle parole francesi o latine. E se non avesse avuto l'astuzia di prendere con Denis il brevetto di pilota, non avrebbe probabilmente mai avuto con lui un mondo comune. Per quel che servì: visto che la loro relazione fu interrotta dopo solo due mesi, dalla tragica morte di Finch Hutton. Fu allora, nel '31, che la Blixen lasciò l'Africa, ridotta in miseria, senza che Beryl si desse la pena di salutarla. Lei stessa avrebbe poi vissuto a Londra e in California per tornare a casa solo nel 1950, a fare l'allenatrice di cavalli da corsa: bravissima, ma alcolista e senza un soldo. Il fondo di 15 mila sterline che nel 1929 le aveva assegnato Queen Mary perché si togliesse di torno dal duca di Gloucester le dava un vitalizio che l'inflazione stava assottigliando. E sebbene il figlio Gervaise Markham fosse morto in un incidente, chiudendo l'increscioso capitolo della sua incerta paternità, la regina non aveva più permesso che si pronunciasse la parola «Kenya» in sua presenza. Come una diva senza più un ruolo da recitare, Beryl Markham visse ancora a cinquantanni un amore da copione con un ragazzo svedese giovanissimo, e poi, poco a poco, lasciò che la compagnia dei cavalli sostituisse quella degli uomini. La sua vita si chiuse in spavalda solitudine a 84 anni: più o meno quando Martha Gellhorn, che era stata una grande corrispondente di guerra e la terza moglie di Hemingway, sull'onda del successo del film La mia Africa, raccomandò di rileggere A occidente con la notte (Serra e Riva 1987) come suo necessario complemento. Senza accorgersi lontanamente dell'ironia del suo consiglio. Livia Manera Sposò un miliardario ed ebbe per amanti! i principi di Windsor} L'ultimo «trionfo»: le rubò il compagno n n, Beryl Markham nel 1929 e, sotto, con l'aereo Messenger su cui attraversò l'Atlantico Nell'immagine grande, Beryl nel '57 a Los Angeles. Sopra, Karen Blixen Sotto, Hemingway