Addio al «re triste e buono» di Fabio Galvano

Colpito da infarto durante le vacanze con la famiglia nella villa di Motril, vicino a Granada Colpito da infarto durante le vacanze con la famiglia nella villa di Motril, vicino a Granada Addio al «re triste e buono» Baldovino, sovrano simbolo del Belgio SARA' anche merito del tempo, che cancella le asprezze della storia, se alla scomparsa del suo «re triste» il Belgio reagisce con commozione e con un dolore sincero. Integerrimo, austero, forse anche un po' scialbo, ma decisamente meno incolore, musone e polveroso di quanto lo si fosse descritto, re Baldovino aveva saputo fondersi al suo Paese, impersonificandone sogni e debolezze; e nella discrezione era diventato il decano dei sovrani europei. In 42 anni di regno, con paziente tessitura, si era saputo scrollare di dosso gli stereotipi che l'avevano a lungo accompagnato; ma soprattutto aveva favorito la riconciliazione nazionale con una famiglia reale uscita a pezzi dalle insidie della guerra. Sono cose del passato, irriconoscibili nel Belgio d'oggi, la tremenda «questione reale» che nell'immediato dopoguerra travolse suo padre Leopoldo III, accusato di collaborazionismo con i nazisti; le incertezze che accompagnarono il giovane erede scaraventato appena ventenne e controvoglia - a pararne l'abdicazione; le perplessità che per anni circondarono l'esuberanza di suo fratello Alberto, spinto sulle pagine dei rotocalchi dopo il matrimonio con Paola Ruffo. Il rigore di una vita privata ineccepibile, ma anche l'amore popolare per una regina Fabiola che ha sempre rifuggito i costumi del jet-set meritando invece la fama di <<prirna dama di carità» del Belgio, ha favorito quella riconciliazione. E per Baldovino di Sàxe-Coburgo, morto ieri all'età di 63 anni, anche il freddo Belgio trova un momento di calore. Quinto sovrano, nei 160 anni di una dinastia priva di titoli altisonanti, non lascia eredi diretti. La corona tocca quindi al ramo cadetto, saltando però una generazione perché da tempo il fratello Alberto si è escluso dalla successione. Il Belgio volta pagina; ma non dimenticherà facilmente il sovrano che nella primavera del 1990, lasciando allibiti i costituzionalisti, fece prevalere le sue profonde ragioni morali abdicando per un giorno e mezzo - un «congelamento» senza precedenti - pur di non dover essere lui a promulgare la legge a favore dell'aborto. Baldovino si era plasmato a immagine del proprio Paese, quasi mimetizzandosi nel grigiore di cui il Belgio si compiace. Il motto reale, «L'union fait la force», suona male in questo Belgio così profondamente diviso fra valloni e fiamminghi; ma al sovrano era generalmente riconosciuto il merito di avere fatto ogni sforzo per superare barriere linguistiche e storiche, addirittura di avere adottato lo spagnolo in famiglia - spagnola è la regina Fabiola - per non fare torto a francofoni e neerlandofoni. Lo si è descritto come uomo di gusti semplici, amante delle passeggiate nel verde, con una particolare predilezione per la letteratura, la musica e le scienze, più a suo agio fra personaggi della cultura che dello spettacolo: la sua passione segreta era la fotografia notturna dei movimenti stellari e, in genere, di tutti i fenomeni astrali. Un re «in pantofole»? Non proprio: la sua vita è stata un susseguirsi di drammi. Nato il 7 set- tembre 1930 nel castello di Stuyvenberg, presso Bruxelles, primogenito di Leopoldo III e di Astrid di Svezia, aveva quattro anni quando suo padre diventò re, nel 1934, e cinque quando la madre, idolatrata dai belgi che non perdonarono mai a Liliana de Réthy di averne occupato il posto, morì in un incidente auto- mobilistico in Svizzera. Visse la fanciullezza attraverso gli orrori della guerra e dell'esilio: Francia, Spagna, Portogallo, poi gli arresti con la famiglia nel palazzo di Laeken sorvegliato dalla Gestapo, quindi la deportazione in Germania nel castello di Hirchstein - il più giovane prigioniero politico di Hitler - prima che gli americani lo liberassero, infine l'esilio a Prégny, presso Ginevra, fra il 1945 e il 1950, mentre il fratello minore di Leopoldo, Carlo, assumeva la reggenza. Tornò in Belgio quando la «question royale» faceva sup- porre imminente la fine di una monarchia che invece, al referendum del marzo 1950, ottenne il 58 per cento dei suffragi. Ma il «no» della Vallonia e di Bruxelles determinarono l'abdicazione di Leopoldo, un anno dopo. Il 17 luglio 1951 Baldovino giurava fedeltà alla Costituzione e nasceva il mito del «re triste»: del re controvoglia, che dopo il giuramento aveva rifiutato di pronunciare un saluto ai suoi sudditi, colpevoli di avergli imposto uno sgradito fardello e di avere in pratica costretto Leopoldo ad abdicare. Anche da parte dei belgi l'amore non fu immediato. Le cose cambiarono dopo il matrimonio con Fabiola, nel 1960: anzitutto perché Leopoldo e Liliana lasciarono a quel punto il palazzo di Laeken, poi perché ebbe modo di avviarsi la trasformazione del giovane re. Aristocratica spagnola legata, alle famiglie di Aragona e di Navarra, Fabiola ebbe il merito di portare a corte raffinati gusti artistici e musicali, ma anche - lei ex infermiera in un ospedale di Madrid - una pietà e una compassione che la fecero subito benvolere. Non è stata certo una sovrana brillante, né elegante, né legata alla mondanità e alle frivolezze delle quali invece si beava suo fratello Don Jaime: era più facile che si facesse fotografare in campagna con uno scialle o un Burberry che a palazzo con i lustrini dell'abito da sera. Accanto a lei il Baldovino giovane e impacciato dei primi anni si era trasformato in un maturo signore sicuro di sé, più sciolto, meno condizionato dai rigori del protocollo: un Baldovino, insomma, contento di trascorrere le vacanze a Motril, nella villa spagnola a Sud di Granada dove negli ultimi tempi ha trascorso sempre più lunghi periodi di riposo e convalescenza. Dopo un attacco cardiaco nel 1980, che lo aveva costretto ad abbandonare gli sport più attivi (tennis e squash),'la sua salute aveva cominciato a deteriorarsi due anni fa. Operato di un tumore alla prostata, si era ripreso; ma poi la sindrome di Barlow una calcificazione della valvola mitrale - l'aveva costretto nel marzo del 1992 scorso a un debilitante intervento cardiaco all'ospedale Broussais di Parigi. Fabiola e Baldovino rimasero insieme, senza figli. All'erede avevano provveduto Alberto e Paola. Dimenticate le «intemperanze latine» della principessa, che avevano squassato la tranquilla corte belga, l'attenzione dei belgi si era spostata sui loro figli: sull'erede al trono, il principe Filippo, e sulla secondogenita Astrid, sovente considerata possibile alternativa al fratello, per la quale è stata anche modificata la Costituzione che preve¬ deva la successione solo per via maschile. Trentatré anni, occhi azzurri, alto, biondo, con una laurea californiana e un brevetto di pilota di caccia, Filippo è sempre stato coccolato dalla stampa e dalla tv. Ma recentemente alcuni giornali - sia pure con la discrezione di cui il Belgio avvolge tut- to ciò che riguarda la famiglia reale - si sono posti domande sulla sua capacità di regnare, sul suo carattere definito chiuso e introveiso. Astrid, 30 anni, è una ragazza spigliata e moderna, schietta, capace di una conversazione brillante e ironica, con studi europei a Ginevra e d'infermiera nel Michigan. Ma soprattutto Filippo non è sposato e non godrebbe delle simpatie di quella potenza che è l'episcopato cattolico. Insomma, si dice, «non fa l'unanimità». Astrid è invece sposata dal 1984 (ha tre figli) con l'arciduca Lorenz d'Austria Este, banchiere ma anche Asburgo, di cui Amedeo d'Aosta è zio e l'imperatore Carlo d'Austria era nonno. Basta per assicurarle i favori non solo del clero e dei politici, ma anche delle grandi famiglie finanziarie del Paese. Cose che contano, nel Belgio che piange Baldovino. Fabio Galvano Succeduto al padre Leopoldo, accusato di collaborazionismo con i nazisti, riappacificò i belgi e riscattò il trono La storia d'amore con Fabiola lontana dal jet-set appassionò tutto il mondo Baldovino non lascia eredi: la corona toccherà ad un figlio di Alberto e Paola di Liegi MOTRIL. E' morto re Baldovino del Belgio. Il decesso è avvenuto in Spagna, dove il sovrano si trovava in vacanza, a causa di una crisi cardiaca. Il monarca, che aveva 63 anni, si trovava in Andalusia, con la consorte regina Fabiola. [Agi] Fabiola e Baldovino il giorno del matrimonio, nel '60, ed in un'immagine del 1966 Re Baldovino era un ottimo pilota militare Qui lo vediamo alla cloche di un caccia L'amicizia con Juan Carlos di Spagna si era rafforzata dopo le nozze con Fabiola de Mora y Aragon