Bosnia la pace si arena sui confini di Foto Reuter

Clinton convoca una riunione della Nato per un possibile raid aereo su Sarajevo EX JUGOSLAVIA m Clinton convoca una riunione della Nato per un possibile raid aereo su Sarajevo Bosnia, la pace si arena sui confini izetbegovic: ilprogetto di Unione non mi convince WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Pur considerando «molto serio» il negoziato in corso a Ginevra fra le tre fazioni in lotta da 16 mesi in Bosnia, Bill Clinton ha chiesto, per domani, la convocazione a Bruxelles di una riunione Nato in cui si discuta di un possibile intervento aereo nella regione. Un funzionario dell'amministrazione ha dichiarato alla «Associated Press» che «l'accordo raggiunto a Ginevra non ci spinge a deviare dall'approccio sul quale stiamo cercando il consenso degli alleati». Il Presidente degli Stati Uniti ha anche inviato una lettera al segretario generale dell'Onu per chiedere «l'autorizzazione all'uso della forza aerea in Bosnia», sia allo scopo di proteggere i Caschi blu nella regione, sia a quello di «rompere 1 assedio di Sarajevo e altre città». Questo non significa che gli Stati Uniti non diano alcun peso all'accordo di Ginevra. Al contrario, ritenendolo importante, anche se fragile e provvisorio, intendono mantenere una ferma pressione sulle parti perché non tornino sui loro passi. Il ricordo di quanto avvenne in maggio, quando tutte e tre le parti sottoscrissero a Atene il piano Owen e poi i serbi si rimangiarono la firma, brucia ancora. «Sono sicuro che non vi sorprenderete se mantengo un atteggiamento molto cauto, a dir poco», ha dichiarato ieri lo stesso David Owen a proposito dell'accordo raggiunto venerdì scorso sulla costituzione dell'«Unione delle Repubbliche di Bosnia». «Ci sono ancora alcuni problemi molto difficili da risolvere davanti a noi - ha aggiunto - e io ho già vissuto l'esperienza di un accordo di pace firmato da tutte e tre le parti e poi fatto a pezzi quattro giorni dopo». I problemi principali sono due. E' vero che il presidente bosniaco Alija Izetbegovic ha accettato per la Bosnia la soluzione della federazione di tre Repubbliche, una musulmana, l'altra serba e l'altra croata, che è più della confederazione auspicata dai serbi, ma meno dello Stato unitario voluto dai musulmani. Ma lo stesso Izetbegovic ha riproposto ieri un'obiezione di fondo al piano, sostenendo che, dopo essersi consultato con esperti di diritto, ha concluso che l'Unione non sarebbe «uno Stato vero e proprio». Sia Owen sia l'altro mediatore, Thorwald Stoltemberg, lo hanno rassicurato, garantendogli che l'articolo 1 dell'accordo costituzionale prevede la rappresentanza all'Onu dell'Unione come stato unico, indipendente e inviolabile. Ma molti leader musul¬ mani mantengono una forte opposizione alla soluzione tripartita. Mohamed Filipovic, per esempio, ha affermato ieri che «nulla è concluso, nulla è definito». Anche se firmato, l'accordo potrebbe essere ribaltato dal Parlamento dei musulmani bosniaci come quello dei serbi cancellò l'accordo di maggio. L'altro grosso problema è che l'accordo, per ora, è solo una cornice vuota, dal momento che non è ancora stata definita consensualmente tra le parti una mappa dei confini tra le tre Repubbliche dell'Unione. Tutto poi rischia di precipitare se, nel frattempo, la tre¬ gua militare tra le fazioni in guerra, che già ieri è stata violata seriamente, salta del tutto. «C'è gente di tutti i tipi laggiù che vuole continuare la guerra - ha dichiarato ieri Owen - e si daranno da fare per scatenare incidenti che facciano deragliare il processo di pace». Se l'intensità degli scontri si è «notevolmente abbassata» a Sarajevo dopo la tregua concordata venerdì a mezzogiorno dai comandanti delle tre fazioni in lotta, come ha detto Barry Frewer, portavoce dei Caschi blu, non è la stessa cosa in altre parti della Bosnia. Ieri i musulmani, che ultimamente stanno ottenendo una serie di successi militari, hanno ricatturato due villaggi croati nei pressi della città di Gornji Vakuf, Kruba e Bistrica, al termine di quello che è stato definito dai testimoni come uno dei combattimenti più violenti mai verificatisi nella regione. D'altra parte, Radio Sarajevo, controllata dai musulmani, ha informato ieri che unità bo¬ sniache sono state attaccate da serbi e da croati nelle città di Maglaj, Tesany, Zavidovici, Olovo e Brcko. Anche se la tensione tra serbi e musulmani pur restando alta sembra attenuarsi, si assiste a un gravissimo deterioramento dei rapporti tra musulmani e croati, che fino allo scorso aprile erano alleati contro i serbi. Anzi, i musulmani sostengono che tra loro e i serbi potrebbe anche realizzarsi un'alleanza militare ai danni dei croati. Sta di fatto che ieri, mentre i musulmani attaccavano i croati, questi hanno ricevuto un ultimatum dai serbi perché abbandonino il controllo del ponte di Maslenica. I rischi che la situazione riprecipiti all'indietro dopo l'importante accordo di venerdì sono quindi alti e gli americani vogliono evitare che lo spezzarsi del filo dei negoziati esponga la popolazione bosniaca a un altro terribile inverno, come quello dell'anno scorso. Paolo Passarmi I musulmani scatenano una nuova offensiva contro alciuù villaggi croati Il presidente serbo Milosevic A fianco: i bambini di Sarajevo giocano vicino ai mezzi dell'Onu [FOTO REUTER]

Persone citate: Alija Izetbegovic, Barry Frewer, Bill Clinton, Clinton, David Owen, Izetbegovic, Milosevic, Mohamed Filipovic