«Troppi documenti la Chiesa maschero così la sua crisi»

«Troppi documenti: la Chiesa maschero così la sua crisi» «Troppi documenti: la Chiesa maschero così la sua crisi» ROMA. Un'enciclica sulla morale nell'estate buia di Tangentopoli. Coscienze pulite con la ricetta-Wojtyla: «Il dovere è per la coscienza etica una chiamata, la cui forza e autorità deriva dalla Verità rivelata». Dottrina cattolica di sempre. E' Dio, e solo Dio, a rendere realmente «forte» e vincolante per la coscienza il «dovere» di fare il bene. Enciclica in cemento armato. Il testo non è ancora noto nella sua interezza, ma architettura, linee e spessore sono in perfetta linea con il pensiero del Pontefice. Ne parleranno i laici? Ci sarà confronto? O il tutto si risolverà come al solito, i cattolici a beccarsi nel proprio orticello e i laici, distratti e annoiati, ad assistere in panchina? «Ho paura che anche stavolta si perda un'occasione importante - risponde lo scrittore e germanista Italo Alighiero Chiusano -. Ho letto dell'uscita della Veritatis splendor e subito ho pensato a cinque anni fa: il dibattito sulla morale laica, la pubblicazione dei volumi di Francesco Alberoni e Salvatore Veca, L'altruismo e la morale edito da Garzanti e il Breve corso di morale laica di Ruggero Guarirli pubblicato da Rizzoli. C'erano le premesse per una bella discussione fra laici e cattolici: è possibile una morale laica? E' possibile fondare un'idea del bene sulla sola ragione? Interrogativi stimolanti. Che purtroppo non hanno portato a nulla. I laici hanno preferito discutere fra loro, i cattolici sono stati incapaci di affrontare l'avversario. E così, cinque anni fa si è persa un'occasione. Un'occasione storica». E oggi? «Oggi il Papa affronta gli stessi interrogativi, ma non mi pare che laici e cattolici siano in grado di superare le reciproche intolleranze». Alighiero Chiusano dipinge un quadro già visto: risse fra i cattolici perennemente divisi fra conservatori e progressisti; indifferenza dei laici. «No, guardi, di questa enciclica non bisognerebbe parlare taglia corto U giornalista Vittorio Messori -. Anzi, davanti a ogni enciclica, dovremmo decidere un periodo sabbatico di tre anni e astenerci da ogni commento». Perché? «Troppi documenti, troppe parole. E la Chiesa moltiplica le parole per mascherare la sua crisi. Il post-Concilio ha parlato troppo di morale e troppo poco di fede. Ha parlato troppo di valori umani e universali, di valori comuni e troppo poco di Dio. Nella prospettiva cristiana il discorso sull'etica è secondario. Uprius è la fede: posso comportarmi moralmente solo se scommetto su Gesù Cristo. Il parlare freneticamente di morale, come ha fatto la Chiesa in questi anni, è un'impresa sterile e impotente se non c'è il chiodo della fede a sostenere il tutto». Problemi complessi. Sessualità, bioetica, eutanasia, doveri morali. «La Chiesa non ha mai defunto dogmi in materia morale», nota il politologo e sacerdote Gianni Baget-Bozzo. E aggiunge: la Chiesa ha sempre ritenuto che la morale fosse fondata anche sulla legge naturale e sulla ragione, «e proprio per questo le riesce molto difficile tenere sotto l'usbergo dell'autorità una morale fondata sulla ragione». A chi servirà questa enciclica: ai cattolici o ai laici? «Ai laici no di certo - risponde Baget-Bozzo . E anche fra i cattolici saranno in molti a non leggerla». Servirà allora ai sacerdoti? «E' stata fatta principalmente per loro. Per garantire la disciplina del clero». [mau. ans.] Gli interventi di Messori, Baget-Bozzo e Alighiero Chiusano A sinistra: Italo Alighiero Chiusano A destra: Baget-Bozzo. Foto grande: il Papa

Persone citate: Alighiero Chiusano, Francesco Alberoni, Garzanti, Gesù, Italo Alighiero Chiusano, Messori, Salvatore Veca, Vittorio Messori

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