Casanova, baci ancora proibiti

IL CASO. Esce a Parigi la nuova edizione delle memorie: ma con le vecchie censure IL CASO. Esce a Parigi la nuova edizione delle memorie: ma con le vecchie censure Casanova, baci ancora proibiti Afrori e desideri cancellati senza pietà PARIGI A si può ancora censurare Giacomo Casanova? E davvero si deve ancora prendere la penna per scrivere lunghe arringhe in sua difesa? E' quanto incredibilmente accade nell'ex libertina Francia, dove l'autobiografia del celebre amatore è al centro di un «caso» editoriale. La Storia della mia vita venne scritta in un francese maldestro e approssimativo. La prima edizione in un francese corretto uscì nel 1826 (Casanova era morto nel 1798). Autore dell'intervento Jean Laforgue, che forni un testo molto ben scritto ma operò un'accurata mutilazione di tutte le parti «eccessive». Per quanto possa parere assurdo, fu la sola edizione disponibile il Francia fino al 1960, ripresa anche dalla Plèiade. Solo allora il manoscritto originale venne tradotto da zero (da Plon) e si fece luce sulle «moralizzazioni» di Laforgue. Oggi, più di 30 anni dopo, Arléa e Laffont hanno ingaggiato un duello feroce. Le due case editrici hanno deciso quasi contemporaneamente di ripubblicare le memorie di Casanova. A scatenare le ostilità, il fatto che Arléa è arrivata prima e che la sua scelta filologica è la più discutibile: le memorie presentano la versione di Laforgue, pur segnalando puntualmente i punti incriminati. Battuta sul tempo, Laffont insorge: come si può definire princeps tale versione, tanto diversa dal manoscritto originale? Per Arléa la definizione è legittima perché princeps significa la prima. Ecco costretti a scendere in campo i numi letterari di Francia. Philippe Sollers e Dominique Fernandez. Sollers, noto come lo scrittore più gaudente del mondo contemporaneo, affila la sua penna su Le Monde des Livres per dare la misura dell' intervento censorio di Laforgue. A suo modo geniale, dice Sollers, ma oggi ridicolo. Qualche esempio. Se Casanova descrive una donna sdraiata sulla schiena intenta a «se manuéli- ser», Laforgue mitiga in «nell'atto di farsi illusione». Un più tecnico «onani smo» sostituisce un termine co loritamente inventato come «manustupration». «Fotto l'aria credendo che tu ci sia» diventa «Lancio mille baci che si perdono nell'aria». Del tutto soppressi passaggi relativi, ad esempio, alla «feroce viscera che dà convulsioni a costei, rende folle colei, e fa diventare quell'altra devota». Una donna è caduta? Laforgue scrive che Casanova «ripara con mano casta il disordine occasionato alla sua toilette». Lui, Casanova, era in realtà «corso a tirar giù le gonne che (gli) avevano messo in mostra tutte le sue meraviglie segrete». Ma Laforgue censura anche gli odori, non è bon ton che la donna traspiri né che a Casanova piac¬ ciano i formaggi troppo maturi. Macchie sospette sui pantaloni svaniscono come per magia, eccetera. Dominique Fernandez, invece, l'irruente scrittore che tante pagine ha dedicato al nostro Paese, da Pasolini alla Sicilia, versa un fiume di parole sulla riconoscenza che il mondo dovrebbe avere nei confronti del grande Giacomo. «Perché mai la nostra epoca che si picca di emancipazione non riconosce Casanova come un campione della modernità? Perché l'intellighenzia continua a guardarlo con sospetto? Perché continua ad avere tutt'al più una reputazione da amuseur, buono al massimo per dare il suo nome ai cabaret?». «E' un enigma che va risolto», drammatizza Fernandez. Come non capire che Casanova rappresenta «il tipo più puro dell'italiano?». «Tutti gli italiani sono pagani», spiega Fernandez ai lettori del Nouvel Observateur, «è per questo che la loro compagnia è così gradevole, hanno la passione esclusiva dell'istante, della terra, della carne, delle cose piene, immediate e tangibili». Ebbene: «Casanova è colui che meglio di chiunque ha saputo godere di tutte queste cose, senza rimorsi né calcoli per l'indomani». Altro che Don Giovanni, favorito dai francesi. Don Giovanni il tenebroso, preferito al luminoso Casanova! «E' la sua libertà suprema che è intollerabile per tutti coloro che, come Don Giovanni, restano sottomessi alla morale giudeocristiana e ai suoi interdetti». Altro che Sade, continua Fernandez. Il quale va tanto di moda «perché esalta non il piacere ma la trasgressione». O Georges Bataille «che passa per un eroe dell'erotismo mentre in realtà, cristiano fedele, non ha caro che il timore e il fremito di fronte all'oggetto proibito». No, Casanova - «ad anni luce di anticipo sulla nostra epoca» - è un incompreso. E non solo dagli imbecilli. Fernandez si dispiace di doverlo dire, ma anche i grandi intelletti non sono stati all'altezza. Neppure Fellini, che ha fatto di lui un automa ridicolo. «Un piston à foutre», scrive Fernandez. Non stiamo a tradurre. Gabriella Bosco Così «Tirar giù le gonne» diventa fi «riparare il disordine alla toilette» ll'ovale: ratto Giacomo Casanova Così «Tirar giùfi «riparare il disr», Laforgue mitiga «nell'atto di farsi ilsione». Un più tecnico «onani mo» sostituisce un termine co ciano i formaggi tpo maturi. Macsospette sui pantaloni svanino come per magia eccetera Nell'ovale: ritratto di Giacomo Casanova

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