«L'erede di Merola è un assassino»

Avrebbe fatto eliminare l'amante della madre. Una carriera folgorante nel mondo della sceneggiata grazie al ruolo di «buono» Avrebbe fatto eliminare l'amante della madre. Una carriera folgorante nel mondo della sceneggiata grazie al ruolo di «buono» «I/erede di Merda è un assassino» Zappulla, la voce di Napoli, finisce in carcere NAPOLI. Isso, essa e 'o malamente. Il fatale triangolo della sceneggiata napoletana - lui, lei e l'infame - si sposta dalle tavole del palcoscenico alle cronache giudiziarie. Questa volta è il cantante a finire in manette per un delitto d'onore. Carmelo Zappulla, dagli appassionati ritenuto l'erede di Mario Merola, è stato arrestato ieri su ordine della magistratura siciliana: è accusato di omicidio e associazione mafiosa. Per gli inquirenti non ci sono dubbi. Proprio lui, che in teatro veste i panni del «buono», dell'innamorato senza fortuna ma con un cuore generoso e puro, avrebbe ordinato l'uccisione dell'amante di sua madre. Il nome di Zappulla, originario di Siracusa, ma approdato giovanissimo a Napoli dove ha percorso una folgorante carriera - dischi, film e tournée tra gli emigranti d'America e di mezza Europa - compare nell'elenco di 40 affiliati a 3 cosche mafiose, incappati nell'operazione «Gioconda». Così è stato battezzato il blitz che la settimana scorsa ha portato in carcere gli uomini del clan Nardo, Aparo e Urso-Bottaro. A quest'ultima organizzazione, sarebbe legato il cantante, ricercato fino a ieri, quando i carabinieri lo hanno catturato nella sua villa a Varcaturo, sul litorale casertano. La casa, dicono gli investigatori, era diventata il rifugio dei latitanti della banda che gestisce il traffico di droga sulla costa orientale della Sicilia. Ma all'idolo dei seguaci della canzone napoletana, non viene attribuito soltanto il ruolo di fiancheggiatore della mafia. Carmelo Zappulla è accusato anche di un omicidio che ricalca i cliché della sceneggiata. Per i giudici, avrebbe deciso l'eliminazione di un meccanico siracusano, Salvatore Assenza, assassinato nell'agosto di un anno fa da due killer che lo affrontarono di sera a due passi dall'officina. Quell'uomo aveva una relazione con la madre del cantante, morta pochi mesi prima dell'agguato. Secondo i carabinieri, la scelta dei tempi non fu casuale: l'«infame» andava punito, ma alla mamma bisognava risparmiare quel dolore. Trentotto anni, faccia paffuta e casco di riccioli alla Maradona, Carmelo Zappulla ha co¬ struito la sua immagine sui buoni sentimenti. A 9 anni, l'esordio in un concorso canoro, poi il trasferimento a Napoli dove arriva il successo con «Povero animore», una canzone dedicata alla moglie morta di tumore. La melodia diventa un film e per lui comincia una carriera cinematografica con pellicole canore come «Pronto Lucia» (al suo fianco recita Marisa Laurito) e «Zampognaro innamorato», per la regìa di Ciro Ippoliti. Storie di malavita e di bravi guaglioni, di tradimenti e amori, come quello raccontato nella canzone «Credere». Le parole sono del boss della camorra Luigi Giuliano: una poesia musicata da Zappulla che è stato anche la principale attrazione al faraonico matrimonio della figlia del padrino. In teatro, quando c'è lui, l'incasso è assicurato. Soltanto la tv lo snobba, anche se in primavera era stato ospite di «Domenica in» e proprio ieri sera doveva partecipare alla registrazione dello spettacolo «Napoli prima e dopo» che sarà trasmesso dalla Rai. «E invece mi ha telefonato il fratello e mi ha detto che era stato arrestato. Roba da non credere». Pino Moris, l'impresario di Zappulla, è sotto choc. «Credevo che fossero le solite calunnie contro gli artisti - dice ma qua si parla di omicidio e se Carmelo confessasse andrebbe messo al bando». La sceneggiata diventa realtà? Mario Merola è uno che se ne intende. «Guardate, che io in teatro ho fatto omicidi, coltellate e pistolettate. Sono stato carcerato, ma solo sulla scena. E quando mi chiamò Falcone perché mi avevano accusato ingiustamente, io gli dissi: "Signor giudice, voglio essere ricordato soltanto come un grande cantante napoletano"». Il «re» della melodia partenopea non ci sta: «La verità è che quello che fa la parte del cattivo, se vai a vedere poi nella vita è un bravo ragazzo. E a morire, per finta, è sempre 'o malamente. Il pubblico guarda, approva e alla fine grida: "Uccidilo un'altra volta a stu' fetente"». Mariella Cirillo Altre accuse: è mafioso e ha ospitato latitanti Sopra Carmelo Zappulla, il re del folk napoletano accusato di omicidio e di associazione mafiosa. A destra Mario Merola

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