I cannoni piegano gli sciiti: trattiamo di Aldo Baquis
Al sesto giorno di guerra nel Sud Libano gli Hezbollah pronti a far tacere i loro katiuscia Al sesto giorno di guerra nel Sud Libano gli Hezbollah pronti a far tacere i loro katiuscia I cannoni piegano gli sciiti: trattiamo Bombe israeliane su un campo profughi Centoventi i morti, vertice a Damasco TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO L'operazione «Resa dei conti», scatenata da Israele con grande irruenza domenica scorsa, sta per dare i primi frutti: gli Hezbollah sono adesso diposti a cessare il lancio dei razzi katiuscia sulla Galilea, se Israele sospenderà immediatamente «i barbari bombardamenti» in Libano. E a Gerusalemme, i ministri israeliani si dicono convinti che è possibile raggiungere un cessate il fuoco entro i prossimi giorni, prima cioè dell'arrivo nella regione del segretario di Stato Usa Warren Christopher. Sul terreno, però, la battaglia infuria ancora. Per tutta la giornata, le batterie dell'artiglieria israeliana hanno preso di mira il porto di Tiro, i villaggi sciiti del Libano meridionale e la città di Nabatiyeh, una roccaforte degli Hezbollah. Nel campo profughi di Ein El Hilwe, nel Libano meridionale, le bombe israeliane hanno demolito un comando del Fronte democratico per la liberazione della Palestina. Inoltre, per la prima volta dall'inizio dell'operazione Resa dei conti questo il nome in codice dell'operazione - reparti militari israeliani sono usciti dalla fascia di sicurezza e hanno perlustrato villaggi sciiti alla ricerca di guerriglieri. Queste ultime notizie, di fonte libanese, non sono state confer- mate in Israele. Anche la Galilea è stata ripetutamente colpita da razzi katiuscia, che hanno provocato solo qualche spavento e lievi danni. Intanto, a Damasco, la soluzione diplomatica della grave crisi è stata per tutta la giornata al centro di intense consultazioni a cui hanno preso parte i ministri della Lega Araba, il ministro degli Esteri siriano Faruk AShara, quello iraniano Ali Akbar Velayati e il leader Hezbollah, Nasrallah. E' proprio uscendo da un incontro con Velayati che Nasrallah ha pubblicato un comunicato - senza precedenti nel suo genere - in cui afferma che la Resistenza islamica è disposta a cessare il lancio di razzi «sulle colonie ebraiche nella Palestina del Nord», se gli israeliani «metteranno fine totalmente e definitivamente alle aggressioni e ai bombardamenti barbari della nostra popolazione». Questi bombardamenti hanno provocato la morte di circa 120 persone e hanno costretto quasi mezzo milione di libanesi a sfollare a Beirut, in cerca di un precario riparo. Nelle stesse ore, a Gerusalemme, il premier Yitzhak Rabin ha più volte conversato con Christopher per mettere a punto un cessate il fuoco che entri in vigore già nei prossimi giorni. In un incontro con la stampa estera, il ministro degli Esteri Shimon Peres ha spiegato che Israele non chiede solo la sospensione dei lanci di razzi contro la Galilea, ma anche precise garanzie - da parte di Libano e Siria - che lanci del genere non potranno avvenire in futuro. Secondo Peres, gli eserciti del Libano e della Siria hanno la capacità di negare ai guerriglieri islamici la libertà di manovra nella zona prossima alla fascia di sicurezza, presidiata da Israele nel Libano del Sud. Un primo sintomo che qualcosa si muove in questa direzione lo si è avuto ieri quando il ministro della Di¬ fesa libanese Mohsen Dalul ha compiuto un'ispezione alle forze del suo esercito dislocate nella valle della Beqaa. Successivamente, si sono visti mezzi dell'esercito libanese prendere posizione nella zona di Nabatiyeh, in crocevia e in postazioni che consentono un certo controllo della situazione. In Israele, l'operazione Resa dei conti è giudicata con favore dall'opinione pubblica, almeno a stare a un sondaggio del quotidiano Yediot Ahronot, secondo cui il 93 per cento degli interpel¬ lati la vede con favore e il 27 per cento vorrebbe anzi che fosse estesa. Secondo un importante analista israeliano, Zeev Shiff, Resa dei conti è nella sostanza un segnale che Rabin ha inviato in primo luogo agli Hezbollah, ma indirettamente anche ai siriani, agli Usa e all'opinione pubblica interna, alla vigilia di una fase critica dei negoziati di pace. Nel tentativo di decifrare la ragione dell'estrema durezza dei bombardamenti - che ieri ha suscitato critiche anche in seno al governo - Shiff sostiene che nella prospettiva di un accordo con la Siria (che dovrà includere un ritiro parziale o totale dalle strategiche alture del Golan), Rabin non poteva ignorare i ripetuti attacchi degli Hezbollah contro la Galilea. Doveva dimostrare in modo incontrovertibile, conclude Shiff, la sua fermezza nel difendere la sicurezza della Galilea, per disporre in seguito di un maggiore margine di manovra nei negoziati. Aldo Baquis Un'immagine di Nabatiyeh sotto il tiro dei carri armati israeliani; nel riquadro, una sola auto trasporta dieci profughi libanesi
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