«Non è soltanto mafia»
« Siclari: c'è una pista internazionale. I servizi segreti preparano un rapporto sugli attentati « Non è soltanto mafia » Vertice di magistrati sulle bombe ROMA. «Non è solo mafia», dice il superprocuratore Bruno Siclari. Dopo le autobombe, le analisi. Per cercare di individuare una pista sicura e dare una motivazione certa agli attentati di Milano e Roma, ieri si sono riuniti, al Viminale, i componenti del comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica e, alla Direzione nazionale antimafia presieduta dal superprocuratore Siclari, i magistrati impegnati nelle indagini sulle autobombe di Milano, Roma e Firenze. La strigliata del capo del governo, Carlo Azeglio Ciampi, nella riunione del Consiglio dei ministri di martedì notte, e il cambio della guardia che ne è seguito, il giorno dopo, al vertice del Sisde (il servizio segreto civile) sembrano aver conferito nuovi stimoli a inquirenti e responsabili dei servizi. Il comitato della sicurezza pubblica, presieduto dal ministro dell'Interno Nicola Mancino - al quale ieri Ciampi ha inviato una lettera per confermargli stima e fiducia - ha deciso di affidare al Cesis, l'organismo che coordina il lavoro dei due servizi segreti, il compito di preparare un rapporto sugli attentati. Rapporto che, come è stato annunciato, sarà illustrato dal generale Giuseppe Tavormina, segretario del Cesis, nella riunione del comitato già fissata per il 10 agosto. Vertice anche in via Giulia, sede della Direzione nazionale antimafia. I giudici di Milano (D'Ambrosio e Dell'Osso), di Firenze (Fleury), di Palermo (Natoli) e di Roma (Saviotti, Cesqui, Coirò, Piro e De Ficchy) hanno fatto il punto sulle indagini in corso nelle rispettive città con il superprocuratore Siclari. E hanno sostenuto, tutti, che c'è sì lo zampino della mafia nelle autobombe fatte esplodere a Firenze, Roma e Milano, ma che non è completamente opera di Cosa Nostra. «Sono convinto della pista mafiosa - spiega il superprocuratore dopo il summit -. Ma non solo. Può essere un insieme di tante cose, schegge dei servizi di una volta, affarismo piduista, affarismo internazionale». «Sono dell'opinione - aggiunge - che per organizzare attentati di tale portata si ha bisogno di una grossa organizzazione criminale in grado di fornire uomini e mezzi. Però non attribuisco alla mafia la capacità e l'intelligenza di conoscere e scegliere come obiet- tivi per gli attentati famosi monumenti o punti di rilevanza artistica». «Le indagini - dice Siclari sono all'inizio, ma già si possono trarre alcune considerazioni. Tra le analogie, traspare l'intento di far esplodere gli ordigni in posti in cui si ha poca probabilità di colpire esseri umani. Questo farebbe pensare più a una serie di minacce e quindi più a persone che cercano di diffondere il terrore che compiere una strage». E sulle motivazioni? «Premesso che io faccio il magistrato e non il dietrologo, sembra anche a me evidente che si tratti di una minaccia contro il cambiamento in atto in Italia. E questo cambiamento colpisce anche le grandi organizzazioni criminali, tra cui la mafia». E sull'ipotesi avanzata dal ministro Mancino di un coinvolgimento dei narcotrafficanti? «Certamente anche questa è una possibilità anche se non so in quale contesto il ministro abbia avanzato questa ipotesi. Purtroppo la nostra storia recente è costellata di stragi e di attentati su cui non è stata fatta completa chiarezza. Noi stiamo lavorando per dare al Paese delle certezze». [r. e] ■1! ntfiMiaiii J fjL Il superprocuratore Bruno Siclari e l'interno della basilica di San Giovanni in Laterano con le porte divelte dall'esplosione i ::::
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