Lo spot interrompe il dolore di Curzio Maltese
Ovazioni anche durante la cerimonia in Duomo. Borrelli: «Certe frasi mi mettono i brividi» Lo spot interrompe il dolore Su Rete 4 le esequie con pubblicità LE GAFFE DELLA DIRETTA INFAMIA eterna per gli autori della strage, maledice il cardinal Martini. L'inquadratura si ferma sullo sguardo perduto di un vigile. L'immagine salta e compaiono i saldi Standa. Pochi secondi e si torna allo strazio del Duomo. Non è l'ultimo misfatto di Blob. E' una scena dai funerali di Milano, versione Fininvest. Non è la prima volta. Perfino lungo la notte di martedì, la notte delle bombe, Tg4 e Tg5 hanno continuato a farcire di spot le dirette da via Palestro. Un Nuvenia Pocket o un Coccolino per ammorbidire l'angoscia di quel massaggio cardiaco al vigile morto, una scena replicata da Emilio Fede una dozzina di volte, giusto per «non fare spettacolo sul dolore». Sono i casi in cui l'idiozia dell'inserzionista si sposa alla ridanciana filosofia del gruppo: spot mustgo on. Gli attimi in cui la televisione prende allo stomaco e una vocina dentro ti dice: non è possibile. Possibile, davvero, che l'ai- bertosordi Emilio Fede abbia il coraggio civile di fingere anche in un pomeriggio come questo, simulando il groppo in gola, la frase smozzicata dalla lagrima. Per interrompersi subito dopo, in un soprassalto di professionalità, quando da capo richiama all'ordine i suoi scagnozzi («Anna, Annaaa, rispondi!». «Toni? Toni ci sei?»). E un istante più tardi ricomincia il piagnucolio, a comando, lui, Fede, ch'è la sintesi della filoso¬ fia spot & news (presto lo vedremo sorseggiare goloso il caffè Segafredo mentre annuncia nuove tragedie). Possibile anche che Losa del Tgl annunci che i funerali di Driss Moussafir, marocchino, musulmano, «si stanno svolgendo in questo stesso momento in una sinagoga alle porte di Milano», che sarà magari una moschea. Possibile che sia Fede sia l'altro quasi all'unisono sfoderino un melenso epitaffio del «povero marocchino», «venuto a cercare una vita migliore», e naturalmente «adottato dalla città di Milano», secondo la storiella del «coeur in man» inventata dai tassisti. Possibile che in fondo a venticinque anni di stragi piova sempre sull'Italiache-cambia la retorica di sempre, densa ed elastica come i muri di gomma elevati a protezione del mistero, ricorrente come gli omissis, stolida e immutabile come le domande de¬ gli inviati marzulli mandati a caccia di telepiazze («Che cosa si prova?» e perfino «Ve l'aspettavate una cosa del genere?»). E poi ci si lamenta che la presenza delle troupes televisive stia diventando un problema di ordine pubblico, vista la crescente tendenza della piazza, quella vera, a ricoprirle di sputi e grida di «sciacalli». I Funerali di Stato sono diventati con gli anni e la frequenza un genere televisivo. Si applaude all'inizio e alla fine. In mezzo è d'uso contestare le autorità. Ma a Milano non c'è nemmeno uno Stato, una Classe Politica da fischiare. Gli ultimi dinosauri hanno sfilato alle esequie di Gabriele Cagliari in piazza San Babila. Qui non si fa vedere nessuno, tranne Scalfaro, Spadolini e Napolitano, non sospetti agli occhi del popolo che crede ai vibranti «ce la faremo» e «non ci fermeranno». In seconda fila, Formigoni che spunta al momento giusto, al cospetto delle reti unificate, per fare la comunione. All'uscita dal Duomo, dopo la messa e lo spot Standa, «i feretri sono accolti dal bagno di folla oceanica venuta per tributare loro l'estremo saluto» (dalla prosa del Tg3). Difficile non ripensare a quel buio 15 dicembre 1969, a quella piazza del Duomo gonfia di silenzio. Qui scattano flash, sparano riflettori e tra il pubblico c'è chi s'è portato da casa la videocamera per non perdere l'occasione storica. I genitori alzano sulle spalle i bambini perché vedano i parenti dei morti passare. I primi a uscire, una donna bionda e un ragazzo, vengono investiti dai lampi e dallo scrosciar di battimani. Rispondono con un gesto di fastidio e un «vaffanculo» diretto a chissà chi, ai fotografi, ai giornalisti, alle televisioni, all'applauso della gente, all'autorità partecipe del dolore, a tutto quanto. Emilio Fede sfuma l'immagine. Curzio Maltese E il Tgl annuncia «Nella sinagoga i funerali del musulmano» Un momento dei funerali a Milano nella diretta di Retequattro
Luoghi citati: Milano, Retequattro
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