Traditi da un'intercettazione telefonica dopo mesi di indagini e pedinamenti Assalto al blindato con tre miliardi
Traditi da un'intercetta2ione telefonica dopo mesi di indagini e pedinamenti Traditi da un'intercetta2ione telefonica dopo mesi di indagini e pedinamenti Assalto al blindato con tre miliardi Arrestati i quattro rapinatori, l'autista confessa Quattro rapinatori autori di un «colpo» clamoroso ad un furgone portavalori sulla direttissima Venaria Lanzo il 19 dicembre '92 sono stati arrestati dai carabinieri. L'assalto al blindato dell'Argus fece sensazione perché fruttò un bottino di oltre 3 miliardi e mezzo di lire e perché i banditi collocarono sul tetto del mezzo - bloccato da due Thema, una davanti e l'altra dietro, che frenarono all'improvviso - una «bomba». Se le tre guardie giurate non avessero aperto all'istante sarebbe saltato tutto. In carcere, con l'accusa di associazione per delinquere, ricettazione e concorso in rapina, sono finiti: l'autista del furgone, Pellegrino Cece, 28 anni, via Forlì 22, dipendente dell'Argus rivelatosi «basista» della rapina; Annibale Bafaro, 38 anni, carrozziere, via Bava 17, ritenuto il capo e la. «mente» della banda; Raffaele Melchiorre, 55 anni, corso Novara 29, che avrebbe reclutato gli altri componenti la banda, di cui uno ancora latitante, e Domenico Sor- renti, 43 anni, residente a Rondissone in via Carpi. Il Sorrenti avrebbe procurato i mitra e le auto per la rapina. Le indagini dei carabinieri del nucleo operativo di Torino, guidati dal capitano Polvani e dal tenente Carparelli, sono partite dal comportamento di Pellegrino Cece durante la rapina. L'autista del furgone insospettì subito gli investigatori: pur avendo esperienza - era dipendente dell'Argus da cinque anni alla guida di un mezzo I blindato - non tentò la più pic¬ cola reazione per sottrarsi alle due Thema che l'avevano incastrato. Il Cece è stato seguito per mesi ed il suo telefono posto sotto controllo. Le indagini hanno rivelato che era pieno di debiti, anche di gioco, e con la moglie ammalata, bisognosa di cure costose. Alla fine Pellegrino Cece si è tradito, è stato visto incontrarsi con i complici mentre le intercettazioni telefoniche hanno fornito le prove del coinvolgimento dei quattro nella rapina. Dopo l'arresto - ha sottolineato il sostituto procuratore Maria Teresa Benvenuto che ha coordinato le indagini - l'autista ha confessato spiegando che la «bomba» sul tetto era falsa mentre lui, in un lontano passato, aveva già lavorato per Annibale Bafaro, quando era titolare di una pizzeria in centro. Per il momento gli investigatori sono riusciti a recuperare le briciole dei miliardi razziati dal furgone; sembra che quasi tutti i soldi siano stati investiti nel settore edile, in Liguria. Durante le indagini è anche stato scoperto un traffico di auto rubate da tossicodipendenti che faceva capo alla carrozzeria del Bafaro, in via Ala di Stura, e una banda che avrebbe ideato e compiuto alcune rapine nel Torinese. Per queste ultime vicende è stato arrestato con l'accusa di ricettazione e associazione per delinquere Paolo Bafaro, fratello di Annibale, 55 anni, pregiudicato, residente in via Vespucci 30. Marco Vaglietti Da sinistra l'autista del furgone della rapina Pellegrino Cece e il capo della banda Annibale Bafaro
Luoghi citati: Liguria, Rondissone, Torino
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