Il primo set non si ricorda mai

In un libro gli «strani» esordi dei divi In un libro gli «strani» esordi dei divi non si NEW YORK. Sylvester Stallone iniziò «nudo» la sua carriera cinematografica nel '70, nel soft porno «A Party at Kitty and Stud's» (successivamente riintitolato "The Italian Stallion") e un Kevin Costner con cappello da cowboy esordiva, quattro anni dopo, quale proprietario di un ranch in «Sizzle Beach, U.S.A.». In una scena, vicino al caminetto, gli stava accanto una ragazza in topless. Sono solo due tra gli oltre cento curiosi esempi di «primo film» riportati nell'interessante, nuovo libro «First Films: Illustrious, Obscure, and Embarassing Movie Debuts» edito da Citadel Press. L'autrice, Jami Bernard, critico cinematografico del quotidiano «New York Post», attraverso lunghe ricerche, ha scoperto la verità e riporta gli inizi umili, spesso imbarazzanti, delle stars. In certi casi già s'intravede il talento a venire, in altri ci si domanda invece come abbiamo potuto proseguire. Paul Newman è ancor oggi impacciato quando gli si parla di «The Silver Chalice» ('54). Recitava con una toga addosso nei panni dell'artigiano Basile nell'antica Grecia. Mise pure un annuncio a piena pagina in alcune riviste per scusarsi ed invitare la gente a non vedere il film. Harrison Ford è un fattorino d'albergo quasi irriconoscibile in «Dead Heat on a MerryGo-Round» ('66) in una breve scena con James Coburn. Ford era ventiquattrenne, sette anni prima di apparire in «American Graffiti». Dopo qualche telefilm ed una breve carriera da modello e calciatore, Nick Nolte finì nelle corse automobilistiche di «Return to Macon County» C75) e Jessica Lange lasciava il lavoro di cameriera al Lion's Head del Greenwich Village per piombare tra le zampe di «King Kong» ('76) nel remake di Dino De Laurentiis. Michelle Pfeiffer aveva una piccola parte di ragazza di un drivein in «Hollywood Nights» ('80), e John Travolta è difficile a scovare quale zombie, con una sola battuta, in «The Devil's Rain» ('85). I di¬ stributori rifecero i titoli di coda dopo che divenne famoso. Si trattò di falsa partenza per Sean Penn in «Taps» ('81) insieme a Timothy Hutton e Tom Cruise. Penn l'ammette, è doloroso pensarci: «Le cellule del mio cervello non hanno conservato ciò che fu quell'esperienza». Pare che Mei Gibson sia stato pagato soltanto venti dollari per recitare nell'australiano «Summer City» ('77) e Jodie Foster, la bambina dal culetto scoperto dal cagnolino nella pubblicità dell'abbronzante Coppertone, debuttò a otto anni in «Napoleon and Samantha» ('72) della Disney, un film per famiglie dove due ragazzi scappano con un leone abbandonato (che tra l'altro la morsicò). Robert De Niro iniziò in «The Wedding Party» ('63) di Brian De Palma, uscito nel '69: uno strano filmetto, e nei titoli il suo nome è addirittura riportato due volte erroneamente quale De Nero. Parte cammeo per Tom Cruise in «Endless Love» ('81) di Franco Zeffirelli: è Billy, un giovane piromane, che mostra i muscoli sul campo di calcio, ma non si nota ancora la star. Geena Davis, di «Thelma & Louise», dal passato di modella, debuttò in «Tootsie» ('82) di Sydney Pollack. In reggiseno e mutandine dice le sue prime parole, «Sono Aprii Paige», a un Dustin Hoffman vestito da donna. Francis Ford Coppola, ancora studente all'Ucla realizzò l'erotico «The Peeper», storia di un guardone. Il regista però era ed è tuttora timido a dirigere donne nude. E «Caged Heat» ('74) non pare affatto firmato da Jonathan Demme (il regista di "The Silence of the Lambs") con tutti quei seni scoperti e lotte femminili. Tony Curtis nel thriller di serie B «Criss Cross» ('48) era il partner di Yvonne De Carlo in un ballo breve ma sexy, mentre il geloso Burt Lancaster osservava. Curtis non parla e non appare nei titoli. Ricorda: «Fu eccitante, perché alla fine di quei trentadue secondi capii di volere stare nel cinema». Goldie Hawn, mentendo, cita sempre «Cactus Flower» quale punto di partenza, e nasconde il disneyano «The One and Only, Genuine, Originai Family Band» ('68), un fallimento. Aveva una piccola parte quale ballerina Melarne Griffith era una comparsa a quattordici anni accanto alla madre Tippi Hedren in «The Harrad Experiment» ('73) e lì stava il futuro marito, l'allora ventiduenne Don Johnson. Julia Roberts, a 13 anni, è nel terribile «Blood Red» ('86) che uscì due anni dopo. Fu assunta perché il fratello Eric era nel cast. E' Maria Callogero che dice «Sì papà». In «Hercules in New York» ('69), girato in gran parte a Central Park, Arnold Schwarzenegger (allora Arnold Strong) parla poco e mostra i muscoli. Come Ercole a 22 anni picchia un uomo travestito da orso e viene doppiato a causa del forte accento austriaco. «The Panie in Needle Park» ('71) è noto come il debutto di Al Pacino, ma così non è. L'attore era un artista che dipingeva nudi per vivere in «Me, Natalie» ('69): vi compariva nei primi venti minuti. E «n Laureato» non è l'inizio per Dustin Hoffman. Gli diedero cinquemila dollari per andare a Roma sul set di «Madigan's Millions» ('68) una brutta produzione ispano-italiana, originariamente intitolata «Un Dollaro per sette vigliacchi» e ancor prima appariva in un cammeo in «The Tiger makes Out» C67). «Seizure» ('74) di Oliver Stone, è stato visto da pochi. Si tratta di un horror realizzato con pochi soldi in Quebec. «Non era un granché ammette Stone - ma da sempre volevo essere regista e l'orrore era il modo più facile per entrarci». «Looking for Mr. Goodbar» ('77) non fu trampolino di lancio per Richard Gere, già apparso in «Report to the Commissione!-» ('75) e Drew Barrymore non cominciò in «E.T. l'extraterrestre» di Spielberg bensi in «Altered States» ('80) di Ken Russel, a 5 anni, quale figlia dello scienziato William Hurty. Madonna è nuda e imbrattata di sangue in «A Certain Sacrifice» ('79), film dilettantesco, dove mostra spesso il seno ed è violentata ed Annette Bening. Nel comico «The Great Outdoors» di John Hughes ('87) era Kate, la scemotta e sempre sorridente moglie di Dan Aykroyd. Patrick Swayze mostra più talento come pattinatore in «Skatetown, U.S.A.» ('79) e l'oggi popolarissima Sharon Stone era semplicemente la «graziosa ragazza sul treno» in «Stardust Memories» ('80) di Woody Alien. Il gallese Anthony Hopkins, con una lunga esperienza teatrale, arrivò tardi al grande schermo (all'età di 31 anni) in «The Lion in Winter» ('68), spinto dal vedere il suo connazionale Richard Burton tornare in patria in Jaguar con una bella donna al fianco. Alee Baldwin in «Forever, Lulu» C87) interpreta un poliziotto che frequenta la scuola serale e legge Shakespeare: entra in scena solo verso la fine, con un accento di Brooklyn, in un ruolo stupido. Jerry Lewis spremeva arance in «My Friend Irma» C49) e infine Meryl Streep compariva per soli due minuti in «Julia» ('77) di Zinnemann. Giuseppe Ballaris ita ale E «n Laureato» non è l'ini«The Great Outdoors» di John Così si coSchiaffi, sfE tantissiNON a tutti capna (col sennotende) d'un equello di Buster Kefasce, veniva letteraleggiato sotto il tecirco dai genitori gmeno avventurose bdivi italiani si tengtemente vaghe suglriera, tergiversanoscenze e protezionsu eventuali parti dferendo evidenziarecissima e difficilmebile predisposizionecanto, alla recitaziostimento, al racconlette eccetera). Qualcuno ha un

Luoghi citati: Central Park, Certain Sacrifice, Grecia, Greenwich Village, New York, Roma, U.s.a.