Con il diavolo non si scherza; in Mozambico lontano dai rimorsi

Politica e ricordi di scuola LETTERE AL GIORNALE Con il diavolo non si scherza; in Mozambico, lontano dai rimorsi «Credo fermamente che Satana esista» Sulla Stampa del 21 luglio, Ida Magli afferma che «parlare di Satana fa orrore alla coscienza moderna» e, inoltre, che «è difficile per l'uomo del Duemila credere nell'aldilà». Orbene, io sono a tutti gli effetti un uomo del Duemila (anche più della Magli, essendo nato molti anni dopo) eppure «credo fermamente» nell'esistenza dei poteri demoniaci e «non ci scherzo», anche se sono altresì convinto che la potenza di Satana non è infinita: Satana è una creatura, potente in quanto puro spirito, ma pur sempre creatura, incapace di impedire l'edificazione del regno di Dio. Secondo lo psicanalista Carotenuto, invece, «Satana è frutto o dell'ignoranza o di genitori troppo severi». Per quanto mi riguarda, ho la fortuna di avere genitori estremamente amabili e, pur non aspirando al premio Nobel, ho comunque compiuto gli studi universitari, senza trovare nei miei libri niente che contrasti con quanto la Chiesa insegna sull'argomento. Niente di strano, poi, se l'incredulità è diffusa: Satana è «padre della menzogna» (Gv 8,44) e quella della sua inesistenza è una delle tante che sparge. Luigi Murtas, Cagliari Addio all'Italia e al «non essere» Dall'inizio di giugno ho lavorato presso l'ospedale da campo Taurinense (che opera vicino a Chimoio, in Mozambico) con altri sette medici, quattro infermieri e quattro crocerossine. Ogni mattina, volontariamente e mezz'ora prima del normale orario «di caserma» iniziamo una nuova giornata di lavoro in parte in ospedale e in parte nelle missioni cristiane della zona. Siamo tutti specializzati (anestesia, cardiologia, chirurgia, ortopedia, radiologia, odontoiatria, igiene) e dobbiamo garantire l'assistenza sanitaria a circa 2000 militari (italiani e no) a oltre 8000 chilometri dal nostro Paese. Così, c'è sempre un nucleo pronto a operare 24 ore su 24 in caso di incidenti di vario tipo che richiedano urgente intervento, oppure ci muoviamo con l'ambulanza di rianimazione o con l'elicottero a soccorrere, stabilizzare, trasferire presso il nostro o altri ospedali dello Zimbabwe eventuali militari feriti. Fortunatamente ciò non succede spesso e, nel frattempo, effettuiamo la normale attività ambulatoriale per tutto il personale Onu, per i nostri alpini, per chiunque si presenta al nostro ospedale. Sì, perché facciamo anche pronto soccorso per la popolazione locale, consulenze cardiologiche ed ecografiche per il vicino ospedale di Chimoio: così abbiamo visto situazioni che vanno da una dignitosa (e spaventosa) povertà ad una terribile indigenza, i nostri colleghi e amici dell'ospedale civile con una miscela chiamata Loa (le iniziali in lingua di latte, zucchero e olio) salvare decine di bambini a settimana dalla morte per fame, i moribondi per meningite. Abbiamo voluto esserci anche noi: a turno e mai troppo lontano per non scoprire il servizio per il contingente, ogni giorno un piccolo gruppo (un medico, due crocerossine, due infermieri) con due ambulanze e una radio si reca in una missione; abbiamo trovato la strada grazie al nostro cappellano che, con un linguaggio semplice e sguardo limpido, riesce ad aprire quelle umane vie che portano ad una diffidente curiosità prima e ad una fiduciosa aspettativa poi. Così diversi, lo accettiamo e lo vogliamo ogni giorno con noi. Abbiamo visto i segni ormai sconosciuti per noi della pellagra, ustioni datate da sette anni trasformate in ulcere torpide e putride, osteomieliti sconvolgenti per estensione e aspetto dovute a fratture di moltissimi anni prima, la disperazione più totale dei miei trentanove anni di vita. Una volta ci hanno portato un neonato di due chili e mezzo. Ad un mese di vita, stava morendo di inedia: sono passati dieci giorni ed è a casa. Poi, quelli che necessitano di un intervento chirurgico, di particolari terapie, di una diagnosi migliore, li portiamo nel nostro piccolo gioiello: un ospedale di tende pneumatiche e containers con sala operatoria e terapia intensiva, in grado di prodursi anche l'ossigeno. Tutto è così lontano, non solo l'Italia ma la dimensione stessa di molte cose della nostra realtà quotidiana. E' finita un'altra giornata. Forse domani qualcuno (due o tre al massimo) potrà andare a quella piscina che è qui a quaranta minuti di camion, visto che è domenica. Forse oggi nel nostro solarium nascosto fra la sala operatoria e le altre tende c'è qualcuno che (nell'interruzione pomeridiana e anche perché è soltanto un po' stanco) sta riposando al sole, in costume, spruzzandosi acqua addosso, bevendo una birra sudafricana, leggendo un giornale di dieci giorni fa, ascoltando Vasco Rossi o Puccini e i Dire Straits. Ebbene, siamo contenti di farlo pensando che in un mese e mezzo abbiamo visitato migliaia di persone, siamo entrati in sala operatoria decine di volte, siamo usciti tante volte alla ricerca di qualcuno con l'elicottero nel «mato» o con l'ambulanza nei villaggi di palhotas. Certo, sto parlando della realtà che conosco, dell'animo di chi conosco, delle amicizie (oramai affetti, dopo tanto lavoro insieme) che mi circondano, anche di una coscienza che rimorde meno di quelle dei nostri forse non oscuri amici ma che, oscurati, volteggiando sul banale, finiscono per parlare dei loro modi di essere. O di non essere. Sante Ferrarello Sesto Fiorentino Uomini nuovi con saldo patrimonio Tra le norme delle leggi elettorali in via di approvazione, ve ne sono due in particolare che riteniamo sbagliate: quella che impone ai candidati in un collegio della Camera di collegarsi a una lista del «settore» proporzionale e quella che limita a tre legislature il mandato parlamentare. La prima fa a pugni con la logica stessa del sistema uninominale e non può che ingenerare o ingiuste esclusioni o poco limpidi accordi. E nell'impedire a una personalità indipendente, ben conosciuta nel suo collegio, di presentarsi senz'altro al giudizio dell'elettorato, non riusciamo proprio a vedere altro che il desiderio di conservare alle organizzazioni politiche un indebito potere sulle procedure elettorali. La saggezza della norma che impone l'impossibilità di ricandidarsi dopo tre legislature non regge a un'attenta riflessione. Il sistema uninominale consegna infatti ai cittadini, in notevole misura, il potere di eleggere persone capaci e oneste e di mandare a casa chi tale non si è dimostrato. Ci sembra quindi irragionevole privarsi per legge di parlamentari esperti, capaci e autorevoli, anche tenendo conto dell'altissimo numero di rappresentanti da eleggere. Forse non si è considerato a sufficienza il rischio che ne prendano il posto uomini nuovi sì, ma impreparati e magari emergenti più per la consistenza dei loro patrimoni che per quella delle loro idee. Giorgio e Andrea Ragazzini Firenze «Non capisco i re sepolti in esilio» Dopo ben 50 anni dalla caduta del fascismo e dopo il crollo del comunismo e la distensione EstOvest, mi riesce difficile capire i re sepolti in esilio (incivile forma di condanna). Ma talvolta, per miracolo, spero, solo in senso molto egoistico, come cittadino di questo Paese, che si proceda al loro rientro in patria, alla loro tumulazione al Pantheon. Enrico Rolla, La Spezia I leghisti non sono dei «piantagrane» E' opinione diffusa della gente che i leghisti siano dei «piantacasino» e basta, con opinioni razziste. Ovunque ci sono approfittatori dei comizi per fare rumore e basta, e avversari pronti a cogliere situazioni apparenti per classificarci come tali. Mi chiedo anche se è modo di fare politica quello della de, che per anni ha preso la Chiesa come alleata. Io credo che la Chiesa dovrebbe stare completamente fuori dalla politica. Stefania Pilotto, Asti

Persone citate: Andrea Ragazzini, Carotenuto, Enrico Rolla, Ida Magli, Luigi Murtas, Puccini, Stefania Pilotto, Vasco Rossi

Luoghi citati: Cagliari, Firenze, Italia, La Spezia, Sesto Fiorentino