Leonardo: solo inganni in quel confessionale di Giordano Bruno Guerri

Leonardo: solo inganni in quel confessionale Mondadori replica a Guerri: libro immorale Leonardo: solo inganni in quel confessionale DN libro coraggioso? O un libro frutto dell'inganno? Un'inchiesta costruita sulla violazione dei diritti della persona? 0 un'indagine senza paura sui preti in confessionale? Fra Giordano Bruno Guerri e Leonardo Mondadori la polemica è ormai all'arma bianca. Guerri, autore di Io ti assolvo (il volume uscirà in settembre da Baldini & Castoldi), ha impugnato la clava. Non solo ha accusato Mondadori di aver «censurato» il suo libro, 98 finte confessioni registrate all'insaputa dei sacerdoti in chiese e santuari di tutta Italia, rifiutandone la pubblicazione. Ma ieri, in un'intervista a La Stampa, ha alzato il tiro. Ha parlato di tradimento e di Santa Inquisizione, e non ha esitato a chiamare in causa il Vaticano: «Non voglio neppure credere a quello che si dice, che Leonardo stia cercando di concludere un contratto per l'esclusiva dei cataloghi d'arte dei musei vaticani». Il confessionale come campo di battaglia. Con accuse tanto forti da far franare l'amicizia che fino a ieri legava autore ed editore. Dottor Mondadori, lei è un «inquisitore moderno»? «No, io sono semplicemente un editore. E rivendico il mio ruolo: scegliere e decidere che cosa pubblicare o non pubblicare. Il libro di Guerri è il prodotto di un comportamento illecito che chiama in causa tre articoli del codice penale. Per questo, e solo per questo, con i miei collaboratori, abbiamo deciso di non pubblicarlo». Non è una censura religiosa la sua? «Guardi, lasci perdere questo odioso termine di "censura". La Mondadori è l'editrice che ha pubblicato Salman Rushdie e i suoi Versi satanici, sfidando gli ayatollah, e che ha dato alle stampe anche i precedenti libri di Guerri, soprattutto Povera santa, povero assassino, quella storia di Maria Goretti che è stata aspramente contestata dai cattolici. La censura qui non c'entra: c'entrano stile, buon gusto, rispetto della privacy personale». C'entra la morale allora? «Certo che c'entra. Io non ho paura della parola "morale", soprattutto nella situazione italiana di oggi». Che cosa vuol dire? «Che le malattie di questo Paese, corruzione compresa, nascono dal declino della morale: dalla scomparsa di una scala di valori ai quali adeguare le azioni giorno per giorno. Non possiamo invocare la morale un giorno sì e uno no e poi violarla nei comportamenti concreti pubblicando dei libri realizzati con metodi e comportamenti illeciti». Perché il comportamento di Guerri sarebbe illecito? «Perché ha ingannato delle persone e ha usato la loro buona feI de: si è inventato le confessioni, ha fatto parlare i confessori e ha registrato i discorsi di nascosto e a loro insaputa per poi divulgarli. E' corretto questo?». Guerri tira in ballo anche il «privato»: dice che lei avrebbe una causa pendente con la Sacra Rota e che quindi non avrebbe interesse a mettersi in urto con la Chiesa. «E' il tipico sport italiano: ci si attacca al privato quando si è a corto di argomenti. L'Espresso mi ha accusato di essere diventato una specie di visionario religioso dopo la morte di mia madre. Guerri dice che io non gli pubblico il libro per puro calcolo, per non inimicarmi il Vaticano. Il tutto, naturalmente, condito con la parola sempre di moda e buona per tutti gli usi: laicità». Non le piace questa parola? «Mi piace moltissimo. Ma nel suo uso corretto: rispetto delle idee e delle persone. Non mi pia ce come la usano i giacobini di oggi: come ghigliottina per to gliere di mezzo gli avversari». Lei e Guerri eravate amici. E' la fine di un'amicizia? «L'amicizia si basa anche su un rapporto di fiducia. Qualche giorno fa, di comune accordo, io e Guerri avevamo sciolto il contratto di pubblicazione con l'impegno di non dare seguito alla polemica. Poi lui ha cambiato idea. E mi ha scomunicato su due giornali». Mauro Anselmo «Macché censura abbiamo pubblicato i Versi di Rushdie» Giordano Bruno Guerri e Leonardo Mondadori

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