Sotto inchiesta i giudici del Petruzzelli

Sotto inchiesta i giudici del Petruizelli Altri tre magistrati nei guai: un pentito li accusa di collusione con la mala Sotto inchiesta i giudici del Petruizelli Sul caso Finto, Conso ordina di aprire un 'indagine BARI. Alle domande dei magistrati rispose con monosillabi, frasi smozzicate. Era in un lettino d'ospedale, ridotto a una larva, sopraffatto dalla malattia. Ora il ministro di Grazia e Giustizia, Giovanni Conso, ha disposto un'indagine sui sostituti procuratori Giuseppe Chieco e Carlo Capristo, i magistrati della direzione distrettuale antimafia di Bari che il 21 giugno scorso interrogarono nell'Ospedale Ascoli Tomaselli di Catania, dov'era ricoverato, il musicologo Pier Paolo Stefanelli, 42 anni, malato terminale di Aids considerato, con un pentito della malavita pugliese (Salvatore Annacondia), uno dei principali accusatori di Ferdinando Pinto, ex gestore del Petruzzelli. Pinto venne arrestato il 7 luglio perché ritenuto responsabile di aver incendiato il teatro, ma scarcerato dopo 16 giorni per mancanza di gravi indizi. Quando il 23 luglio il Tribunale della libertà ha smantellato l'impalcatura accusatoria e giu¬ dicato non sufficienti le accuse del pentito, i verbali di quell'interrogatorio hanno cominciato a suscitare scalpore. Stefanelli, in condizioni ormai disperate (è deceduto il 12 luglio), fu ascoltato alla presenza dei due sostituti della direzione distrettuale antimafia di Bari, Chieco e Capristo, del colonnello dei carabinieri Giuseppe Italiano, di un medico, e davanti a una telecamera. Il musicologo, ex collaboratore di Pinto, tentò di rispondere attingendo alle sue esigue energie. I magistrati incalzarono: «Aiuta il Petruzzelli». E ancora: «Fra cento anni diremo sempre grazie... Fra cento anni grazie a te il Petruzzelli rivivrà». Stefanelli raccontò di aver incontrato Pinto, dopo l'incendio del teatro avvenuto il 27 ottobre del '91 e di avergli detto: «Sei un bravo fuochista» alludendo al ruolo che egli avrebbe avuto nella distruzione. E raccontò anche che Pinto era indebitato con i clan malavitosi baresi per 800 milioni. Ma quel col¬ loquio - ha rilevato il Tribunale della libertà - era di «incerta valenza probatoria» poiché Stefanelli, secondo i medici, era in condizioni che ne compromettevano la lucidità mentale. Mentre si avviano le indagini nei loro confronti, i magistrati, che rischiano il trasferimento per «incompatibilità ambientale», controbattono: «L'interrogatorio fu compiuto con la massima correttezza». E mentre scoppia il caso, un ciclone si abbatte su Palazzo di giustizia. Il pentito Annacondia ha accusato anche tre magistrati di collusione con i clan malavitosi. E così il procuratore della Repubblica Michele De Marinis, il presidente della prima sezione della corte d'assise d'appello Elio Simonetti e il consigliere della medesima sezione Crescenzo Ambrosio hanno ricevuto comunicazione dal Csm che ha avviato nei loro confronti procedimento disciplinare. Sandro Tarantino

Luoghi citati: Bari, Catania