Suicida in carcere il ragazzo di Patagonia che il 21 marzo rapì e bruciò con un amico una studentessa «Sì l'ho uccisa io» poi si impicca in cella

Suicida in carcere il ragazzo di Patagonia che il 21 marzo rapì e bruciò con un amico una studentessa Suicida in carcere il ragazzo di Patagonia che il 21 marzo rapì e bruciò con un amico una studentessa «Sì, l'ho uccisa io», poi si impicca in cella Con una corda ricavata dal lenzuolo CATANIA. La condanna a morte se l'è data da solo, dopo avere ammesso davanti al giudice di avere violentato e ucciso una studentessa. Felice Motta, 20 anni, il contadino di Palagonia in carcere con l'accusa di essere l'autore del massacro della giovane Enza Antonella La Rocca, si è ucciso ieri in una cella della casa circondariale di Caltagirone. Motta era in carcere da giovedì scorso, da quando i magistrati avevano notificato a lui e al suo amico, Massimo Guzzardi, un ordine di custodia cautelare per omicidio e occultamento di cadavere. Felice Motta si è tolto la vita poco dopo le 13, impiccandosi con una corda ricavata dal lenzuolo della branda dove dormiva. Ha fatto tutto in gran silenzio, appurando che nessuna delle guardie carcerarie lo controllasse, per poi fissare la corda da una parte agli infissi della finestra e dall'altra, ben stretta, al collo. A dare l'allarme è stata una delle guardie addette al controllo. Dalla finestrella della cella d'isolamento ha notato il corpo penzoloni del giovane contadino. A niente è valso il tentativo di praticare sul corpo ormai privo di vita un massaggio cardiaco. Felice Motta era rinchiuso nel carcere di Caltagirone da sei giorni. Insieme con lui, in un'altra cella della casa circondariale, l'amico Massimo Guzzardi, accusato dello stesso delitto. Da tranquilli ragazzi di campagna (Motta, orfano di padre, aiutava la famiglia facendo anche il muratore), i due si sono trasformati in «Mr. Hyde» massacrando a colpi di cric l'amica. Le ragioni? La ragazza, dopo aver fatto l'amore, aveva chiesto ad uno di sposarla. Agghiacciante il loro raccontoconfessione fatto agli investigatori che indagano sulla scomparsa di Enza Antonella La Rocca, la studentessa di Palagonia sparita la sera del 21 marzo. «Enza è venuta con noi in macchina - raccontano - l'abbiamo portata in un casolare in periferia. Abbiamo fatto l'amore con lei, poi quando tutto è finito, Enza ha cominciato a fare discorsi strani. Temeva di restare incinta così ha chiesto ad uno di noi di sposarla. E' stata quella richiesta che ci ha fatto perdere la testa. Così in pochi minuti l'abbiamo uccisa e fatta scomparire». Prima di decidersi a raccontare la verità i giovani contadini riescono a mantenere il segreto di quella notte da incubo. Interrogato dai carabinieri, Felice nega di aver incontrato Enza la sera della sua scomparsa. Alcuni testimoni, però, giurano di averlo visto salire in macchina con lei. A risolvere il giallo sono gli 007 di un'agenzia investigativa privata interpellati dalla famiglia La Rocca. Le prove non lasciano scampo ai ragazzi. In un estremo tentativo di difesa Motta e Guzzardi prima negano tutto, poi cominciano ad accusarsi a vicenda svelando particolari raccapriccianti dell'omicidio. Prima di essere uccisa Enza sarebbe stata anche violentata. La ragazza viene massacrata a colpi di cric, dopo che uno di loro tenta di soffocarla con un fazzoletto. La follia omicida dei due non si ferma nemmeno davanti al corpo senza vita di Enza La Rocca. Motta e Guzzardi decidono che della ragazza non deve restare alcuna traccia. Accendono un fuoco e danno alle fiamme il cadavere. Quello che resta della povera Enza viene nascosto in un sacchetto di plastica e gettato in un torrente. Nemmeno dopo la loro confessione i vigili del fuoco e i sommozzatori sono riusciti a trovare traccia del corpo della ragazza. Nicola Savoca Da sin. Massimo Guzzardi e Felice Motta. A fianco, Enza La Rocca

Luoghi citati: Caltagirone, Catania, Palagonia