Ghali offre un armistizio a Bottai: Loi lascerà Mogadiscio a fine agosto Somalia, match finale Italia-Onu di Foto Reuter

Ghali offre un armistizio a Bottai: Loi lascerà Mogadiscio a fine agosto Ghali offre un armistizio a Bottai: Loi lascerà Mogadiscio a fine agosto Somalia, match finale Italia-Onu Le Nazioni Unite ammettono: abbiamo fatto una gaffe Per l'inviato di Andreatta «la crisi si sta risolvendo» washington DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Già prima di incontrare, nella tarda serata di ieri, il segretario generale dell'Onu, l'inviato speciale del governo italiano Bruno Bottai ha dichiarato che «gli incontri fin qui avuti confermano l'impressione e la speranza che la piccola crisi sia in via di soluzione». Si riferiva, ovviamente, alle polemiche tra l'Onu e l'Italia sugli obiettivi e le modalità di conduzione dell'operazione di pace in Somalia, soprattutto dopo che, nelle scorse settimane, Kofi Annan, vice di Boutros Boutros-Ghali, aveva pubblicamente chiesto la rimozione del comandante del contingente italiano, generale Bruno Loi, accusato di «insubordinazione». Lunedì, appena arrivato a New York, Bottai aveva incontrato proprio Annan, il quale aveva successivamente definito lo scambio di vedute «franco e costruttivo», due aggettivi abbondantemente usati dai diplomatici per non dire niente. Quando i giornalisti hanno chiesto a Bottai se, con Annan, avesse affrontato il problema Loi, la sua risposta è stata che, considerando il governo italiano la richiesta di rimozione del generale «una gaffe inaudita» da parte delle Nazioni Unite, era stato deciso di non sollevare l'argomento a meno che non l'avesse fatto Annan. Annan non l'ha fatto e Bottai ha assicurato che «Loi non è in discussione e rimane a Mogadiscio». Poi, rispondendo a un'altra domanda, Bottai ha confermato che Loi lascerà Mogadiscio a fine agosto, cioè tra un mese, assieme alla Folgore, in un normale e previsto turno di rotazione. Si realizzerà così quel compromesso che si era già delineato nei giorni scorsi. L'Italia ha respinto, come non poteva non fare, un'ingiunzione dell'Onu riguardo a un suo ufficiale, che, oltre a essere di discutibile legittimità, era stata improvvidaI mente lanciata in pubblico, con la conseguenza di creare una situazione senza via d'uscita. D'altra parte, Loi, che evidentemente non ha la fiducia né dell'Onu, che è politicamente responsabile dell'operazione, né di altri comandanti del contingente multinazionale, lascerà presto Mogadiscio. Sospettati di avere parteggiato per il signore della guerra Mohamed Feraz Aidid, fino al punto, secondo i servizi segreti militari, di avergli passato informazioni utili a mettersi in salvo, e fortemente critici delle operazioni di attacco lanciate contro Aidid dagli americani, gli italiani sono entrati in rotta di collisione con il comando po¬ litico e militare di Unosom II, dopo essere arrivati a Mogadiscio dietro loro insistenza e non particolarmente desiderati soprattutto dagli americani. Loi, decidendo disciplinatamente di obbedire al proprio governo, si è trovato però nella scomoda posizione di disobbedire al comando unificato multinazionale e in quella ancora più scomoda di un militare costretto a convogliare un dissenso politico attraverso atti definiti dall'Onu come «insubordinazione militare». Questo mentre, nelle sedi politiche, e soprattutto all'Onu, il governo italiano non aveva ancora aperto una discussione sugli obietti¬ vi politici e le modalità di Unosom II. Bottai, ieri, ha assicurato che «gli italiani sono assolutamente allineati con questa segreteria generale dell'Onu» e che esiste «un consenso assoluto con la Cee e con gli americani, che sono più importanti». Ha detto anche che la missione dell'inviato americano a Mogadiscio, David Shin, è stata volta a «vedere come procedere». Ma Shin, lasciando Mogadiscio, ha dichiarato che «gli Stati Uniti sono favorevoli a un rafforzamento dell'azione militare dell'Unosom». Paolo Passarmi Un Casco Blu tedesco a Belet Huen, Somalia [FOTO REUTER]