Ma tra le due famiglie rimane ancora il gelo

IDINA IGNORA I Ma tra le due famiglie rimane ancora il gelo IDINA IGNORA I SRAVENNA CUSATE, ma questi posti sono riservati agli ospiti...». Arturo Ferruzzi solleva uno sguardo stanco, non dice niente. E obbedisce: si alza in piedi, assieme al cognato Vittorio Giuliani Ricci, il marito di Franca Ferruzzi, e lascia il posto. Lì si siederà Sergio Cragnotti, l'uomo di Raul prima in Brasile poi in Enimont. Franca, assieme ad Alessandra, la moglie di Sama, trova posto ma si sposta un po' più indietro. Chi ha dato l'ordine di allontanare dai banchi della basilica di San Francesco i «traditori di Raul»? Facile la risposta. E' lei, donna Idina, l'ultima ad arrivare assieme ai figli pochi istanti prima delle tre, che fin dal mattino ha dato disposizioni perché, accanto e dietro la sua famiglia, ci sia posto solo per gli amici veri e per gli ospiti graditi. Tra i primi Vanni Balestrazzi, il giornalista, Angelo Vianello, il marinaio, Paul Cayard, il campione. Tra i secondi, Enzo Biagi, Pietro Barilla, Riccardo Muti, un Romano Prodi travolto dalla commozione. Tutti, ma i Ferruzzi no. Meglio che stiano lontano, che non fingano una pace che non c'è. Anzi. Il grande strappo continua, anche dopo la morte di Raul. E non da una parte sola. Basti dire che tra i grandi del gruppo Ferruzzi, solo Franco Ceroni, l'uomo della soia, compare fin dal mattino in chiesa. E tra gli uomini Montedison spuntano solo Vannini e Bencini, i manager che Carlo Sama ha cacciato da Foro Buonaparte perché troppo graditi a Gardini. Il grande gelo sopravvive alla morte, alla rovina economica. Anche di questo è fatto il rancore, qui in terra di Romagna, così aspra quando si odia. E la battaglia, infatti, è destinata a continuare. Già stamane i Gardini si riuniranno a Milano negli uffici di piazza Belgioioso, a pochi metri dal luogo della tragedia di Raul. Sul piano economico e finanziario bisogna investire Ivan del ruolo di nuovo leader, sotto la guida di Roberto Michetti. Ma, soprattutto, c'è da aprire un nuovo versante sotto la guida degli avvocati De Luca e Flick. Quale? Nessun particolare, almeno per oggi. Ma una promessa in arrivo dagli amici della famiglia: «Non lasceremo nulla di intentato per proteggere l'immagine e il lavoro di Raul». La «Dynasty» padana, insomma, promette nuovi capitoli. Idina Ferruzzi in Gardini, indomabile, rispetta così la volontà del marito: i Gardini da una parte, i Ferruzzi dall'altra. E che le strade non si incrocino, nemmeno in chiesa. Non c'è, del resto, da stupirsi troppo: sui rapporti tra le due famiglie pesa la richiesta di rinegoziare i patti (e di riavere i quattrini), avanzata dai Ferruzzi contro Idina Gardini. E questa iniziativa, lanciata qualche settimana fa, i Gardini l'hanno vissuta un po' come l'ultima pugnalata a Raul. Adesso, poi, c'è chi teme che qualcuno (leggi Sama e Garofano) faccia a gara nello scaricare le colpe sull'ex leader defunto. «Ma non ce la faranno - precisa Roberto Michetti, il manager chiave della Gardini srl -. Le colpe vere sono di altri, non di Raul». E così, davanti ad una Ravenna commossa, si consuma un altro atto della grande faida padana. Fanno la comunione i Gardini, tutti in fila dietro a donna Idina. Stanno lontani, dall'altra parte, i Ferruzzi. Scivola fuori dalla chiesa Arturo, assieme a Cristina Busi. Lo abbracciano alcuni amici, lo scorta fuori dalla folla Marchi di Firenze, suo compagno nel consiglio della Fondiaria. Ma lui è distrutto: la rovina economica che si profila dietro il crack della Ferruzzi-Montedi- son, l'angoscia per Carlo Sama in prigione, ma, soprattutto, quella guerra con Raul, per tanti anni, quando le cose andavano bene, la guida del gruppo. No, non va al cimitero Arturo. Né ci va Alessandra o gli altri Ferruzzi. Solo Massimiliano, primogenito di Arturo, era ancora gradito a Raul. Idina Fer¬ ruzzi, composta nel suo dolore, ha deciso così. Nella notte di domenica ha convinto un amico, Leo Porcari, a portarla a San Francesco. E per due ore dopo la mezzanotte è rimasta in chiesa, da sola, ad abbracciare il feretro del suo Raul, quasi a chieder consiglio. E ieri, nel suo veI stito bianco a pois neri, atten¬ tissima anche stavolta ai particolari, un velo nero in testa, ha saputo interpretare, per la prima volta, il ruolo di capofamiglia. E di sostituire le grandi nonne, troppo anziane per reggere l'emozione. La madre di Gardini, innanzitutto, nonna Bruna Piazza. Oppure Elisa Fusconi, la vedova di Serafino. Lei, nel suo necrologio, ha già voluto raccontare la sua verità sottolineando che Raul era il suo «prediletto», senza ombra di dubbio. Accanto a lei, ieri, i tre ragazzi. I fedelissimi di Gardini. E Ravenna. La città, la gente comune, ha di Raul un ricordo di grande semplicità e affetto. Le polemiche della guerra chimica, almeno oggi, non abitano qui. Ma tra via Massimo d'Azeglio, reggia dei Gardini, e la casa di Sama e Alessandra in via Pasolini (venti metri di distanza al più) il disgelo non è affatto cominciato. Anzi. Ugo Bertone Tra i presenti: Muti, Biagi, Barilla, Prodi, Abete, Vernes E tanta gente di Romagna Sopra, il presidente Confindustria Luigi Abete. Nella foto grande, da sinistra. Franco Gardini, il figlio e Idina Nella foto a lato, da sinistra, Riccardo Muti e Pietro Barilla. Sopra, la famiglia: Ivan, la madre Idina, Eleonora e Maria Speranza

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