I funerali a Ravenna in un clima commosso, ma con assenze significative tra i vip «Ti amo papà», piange la figlia di Francesco Manacorda

I funerali a Ravenna in un clima commosso, ma con assenze significative tra i vip I funerali a Ravenna in un clima commosso, ma con assenze significative tra i vip «Ti amo papà», piange la figlia A Gardini l'addìo degli amici, senza il Palazzo RAVENNA DAL NOSTRO INVIATO «"Se mi ami non piangere. Sono ormai assorbito dall'incanto di Dio... Non piangere più se veramente mi ami". Ti amo, papà». Maria Speranza, la piccola di casa Gardini, conclude la sua preghiera e scoppia in lacrime sull'altare della basilica di San Francesco. Dalle navate sale un applauso. Piange mamma Idina, seduta in prima fila con i suoi ragazzi accanto. Piange Romano Prodi, seduto qualche fila più indietro con sua moglie. Piange il presidente della Confindustria Luigi Abete, piange il re della pasta Pietro Barilla, piange lo skipper del "Moro" Paul Cayard, piangono i mille sconosciuti che riempiono la chiesa, straripano nella piazza. Sono arrivati in chiesa alle tre meno un quarto, Idina e i ragazzi. Lei vestita di bianco a pois neri, la testa coperta da un velo nero. In completo blu le due figlie, Eleonora e Maria Speranza, in abito grigio Ivan Francesco. Si mettono al primo banco sulla sinistra dell'altare, a pochi metri dalla bara di legno chiaro dietro la quale arde un cero pasquale. Mancano le nonne. Non è venuta la madre di Raul, Bruna Piazza, e nemmeno quella di Idina, Elisa. Idina è subito in ginocchio, tormenta il rosario che ha attorno al polso destro. Nemmeno un saluto con il fratello e le sorelle. Ci sono tutti, Arturo con Cristina Busi, Franca con il marito Vittorio Giuliani Ricci, Alessandra. Anche le sorelle Ferruzzi, come Idina, sono vestite di bianco, ma nient'altro le accomuna. Restano sedute dall'altra parte della chiesa, nella parte riservata ai conoscenti, relegati dietro qualche fila di ospiti illustri. Arriva Enzo Biagi e viene fatto sedere in prima fila, su una panca vuota che forse aspettava quegli imprenditori di cui si attendeva l'arrivo ma che non si sono mai visti. Biagi è imbarazzato, si guarda intorno, poi accanto a lui si siede anche il sindaco di Ravenna, Pier Paolo D'Attorre. All'ingresso altri volti famosi. Riccardo Muti. L'avvocato Alberto Maria Flick. Sergio Cragnotti, già amministratore delegato dell'Enimont. Giulio Malgara, socio di Gardini nella Garma. Jean Marc Vernes, presidente della Sci, la società francese di cui Gardini era socio: «Quando c'è di mezzo un amico non ho parole». Giuseppe Ciarrapico: «Sono onorato di aver conosciuto un uomo come Raul Gardini». Ma non sono molti gli uomini della finanza e dell'industria che vengono a salutare Raul. A qualcuno non è mai stato simpatico. E i politici? Loro proprio non ci sono. Si è fatto vivo con un telegramma solo il presidente del Senato, Spadolini. Tanta invece, la gente della città. Ci sono le donne del Comitato provinciale della Croce Rossa, di cui Idina è socia, nella loro divisa blu. I ragazzi del «Moro» con il blazer e lo stemma rosso sul taschino. I compagni di scuola dei ragazzi Gardini, i curiosi. All'altare salgono i religiosi che in questi giorni hanno confortato la famiglia. L'arcivescovo, Luigi Amaducci, padre Giovanni Gamberi, parroco di San Francesco. La lunga barba bianca e i sandali ai piedi arriva anche padre Guglielmo Gattiani, del convento dei Cappuccini di Faenza. Manca invece mons. Tonini, l'arcivescovo emerito della citta: suo fratello sta male e Tonini è corso a Piacenza da lui. E' mons. Amaducci a leggere l'omelia: «Di fronte a questa vicenda dai toni tragici la cosa migliore sarebbe il silenzio. Invece quante parole si sono spese! Domando scusa alla sposa, ai figli, agli estimatori, se mi permetto di dire alcune parole». Il vescovo rivolge la sua preghiera a Dio, che «lo accolga nelle sue mani misericordiose, non guardi i suoi errori che lui pur così sicuro nelle sue intraprese ebbe l'umiltà di riconoscere, ma guardi al suo amore per la sposa, per la famiglia, a quella parola "grazie" che ha voluto lasciare e che vale più di mille parole, ai tanti atti di generosità che molti conoscono in questa città». La messa finisce, Idina e i figli sono assediati dalla folla. In otto prendono in spalla la bara, ci sono il fratello di Raul, Franco, il figlio Ivan, gli amici Angelo Vianello, Vanni Ballestrazzi. Al cimitero, dove Raul riposerà nella cappella di famiglia, padre Guglielmo benedice la salma. Franco in lacrime bacia la bara, Maria Speranza senza voce sillaba «papà», mentre Eleonora accarezza il loculo dove entrerà la bara. Poi entra nella cappella Idina, depone un mazzo di fiori. Il pianto di Maria Speranza ormai è disperato, Ivan le cinge le spalle, l'accompagna fuori. Idina resta sola nella cappella, isolata dalla folla per un attimo. Spunta Gae Aulenti, cammina abbracciata con Eleonora. Poi tutti risalgono in macchina, destinazione la casa di Via D'Azeglio. Si chiude il sipario. Oltre il muro, restano le grandi cisterne dello stabilimento petrolchimico. Francesco Manacorda

Luoghi citati: Faenza, Piacenza, Ravenna