«Raul, resti l'orgoglio di Ravenna » di Francesco Manacorda

«Atto di pietà il funerale in Chiesa» Una processione ininterrotta di cittadini dà l'ultimo addio a Gardini. Oggi i funerali «Raul, resti l'orgoglio di Ravenna » Alla messa in Basilica anche la moglie Idina e i figli L'omelia di Padre Giacomo: la morte impone silenzio RAVENNA DAL NOSTRO INVIATO Idina Gardini, gli occhi arrossati da pianto, sgrana il rosario in piedi nel coro della Basilica di San Francesco, nascosta dall'altare. Accanto a lei le due figlie, Eleonora e Maria Speranza, vestite di scuro. Davanti padre Giacomo officia la messa delle 18,30 e nella chiesa stracolma risuonano le sue parole: «Oggi la nostra comunità è attraversata da quell'insondabile mistero che c la morte, e la morte impone silenzio. Siamo qui per il nostro fratello Raul Gardini che ha incontrato quel mistero». E poi una frase che suona come un monito per tutti, chi se n'è andato e chi resta: «Riconosciamo con molta umiltà tutte le colpe di cui ci siamo macchiati». Si prega. Idina e le figlie recitano l'atto di contrizione con gli altri fedeli. Dopo tre giorni di clausura nella sua stanza del Park Hotel, Idina affronta la città e va ad incontrare il suo Raul. Scende le scale dell'albergo pochi minuti dopo le cinque del pomeriggio. E' voluta passare dall'ingresso principale, in mezzo ai fotografi e ai cronisti che la aspettano, ma non dice una parola. Sotto i capelli rossi, sciolti sulle spalle la faccia è smagrita, sofferta. Un vestito nero con inserti blu e verdi, al polso sinistro un bracciale d'oro, scarpe anche esse nere. Si appoggia al braccio del figlio Ivan Francesco, dietro di lei le due figlie e Francesca, la fidanzata di Ivan. La seguono due uomini del gruppo. Sbattere di sportelli. Partono veloci. Scende anche nonna Isa, Elisa Fusconi, la madre di Idina, la donna che ha amato Raul come un figlio e quando si è trattato di schierarsi con lui, anche a costo di scontentare i figli veri, non ha avuto esitazioni. Si appoggia a una stampella, nonna Isa, accanto a lei c'è Tina, l'inseparabile dama di compagnia. Un autista le apre lo sportello della Mercedes nera, cerca di proteggerla dall'obiettivo di una telecamera, ma lei non ha bisogno di aiuto. Punta la stampella diritta contro il cameramen e sbotta: «Mettete via quell'affare!». E mentre il cameramen imperterrito continua a riprenderla, lei lo guarda furiosa attraverso il finestrino. Una corsa in macchina e sono tutti alla Basilica. Idina entra nella cappella del Sacramento, dove dalla mattina migliaia di persone sfilano senza sosta, ciascuno fermandosi un attimo a guardare la bara. Poche le corone di fiori, come ha chiesto la famiglia. Si inginocchia con i figli accanto al feretro e resta lì, immobile, per trenta minuti. Una mano le copre il volto, con l'altra tiene il rosario. Ci sono anche Riccardo Muti e sua moglie Cristina. Poi la messa, mentre Ivan va a casa, ritorna, accompagna la nonna di nuovo in albergo. Le piccole incombenze che forse rendono meno tragico il vuoto. Quando Idina esce dalla chiesa alle sette e un quarto, il volto ancora più scavato, in piazza si fa silenzio. Risale in auto ed arriva al numero dodici di via D'Azeglio, in quella casa rossiccia, con le iniziali R. G. incise sulla targhetta del campanello, nella quale non era voluta ancora tornare. Fuori in piazza la gente commenta, dentro passa veloce e silenziosa, saluta per l'ultima volta Raul con una firma sui sottili libretti rilegati in cartoncino. Qualcuno scrive: «Sarai sempre l'orgoglio di Ravenna». Dopo l'ora dell'incredulità, per la città è arrivata l'ora del dolore e della gratitudine. Difficile sentire qualcuno che parli male di Gardini, impossibile trovare qualcuno che non l'abbia mai visto. Sono tanti i dipendenti o i pensionati del gruppo Ferruzzi che vengono a mettere i loro nomi sul registro, a salutare per l'ultima volta quella gloria locale. I ricordi di Gardini e della famiglia Ferruzzi, sempre vissuti come un tutt'uno, a dispetto delle spaccature degli ultimi anni, affiorano ovunque. Impegnati a tutto campo, dall'ospedale alla pallacanestro, alla cultura. «Sono stato dieci anni al palazzo di vetro, la sede della Calcestruzzi - racconta un dipendente del gruppo - e tutto quello che si poteva fare per la città loro lo hanno fatto. Mi ricordo i funerali di Serafino Ferruzzi, la piazza era stracolma di gente. Vedrà che anche domani sarà lo stesso». In mattinata il copione è stato uguale. Tanta gente comune, nessuna faccia nota. C'è chi arriva in chiesa in bermuda, forse poi prenderà la via del mare. Tangentopoli sembra lontana, i motivi di quella morte misteriosi. Solo qualcuno accenna alla politica, mette in dubbio che di vero suicidio si tratti: «Sono altri che dovrebbero uccidersi, c'è gente che dovrebbe vergognarsi di quello che ha fatto e invece ci ride in faccia». Una donna, accenna un rimprovero: «Ha fatto male ad uccidersi, se ne va con il suo segreto». Dal portone posteriore, dove si esce dopo aver visitato la camera ardente, spunta il volto bagnato di lacrime di Nicoletta, la segretaria di Gardini. Poco dopo è la volta del fratello di Raul, Franco, un omone con gli occhi stanchi. «Perdonatemi...», è l'unica cosa che dice a chi gli fa domande. Poi sale sul suo Renault Espace, sul sedile accanto un pacchetto di fazzolettini di carta. Esce piangendo a dirotto la signora Vera. Sua madre Giulia era la governante della famiglia Gardini, suo padre era il fattore di casa. «Raul l'ho visto nascere e l'ho visto morire». Singhiozza: «Era il bambino che conoscevo». Oggi alle tre, nella Basilica i funerali. Ci saranno migliaia di persone. Arriveranno anche i nomi illustri, gli amici della finanza e quelli dello sport. Il presidente della Confindustria Luigi Abete una presenza ufficiale che significa molto -, Carlo De Benedetti, Cesare Romiti. Dalla Gran Bretagna, dove stava gareggiando, arriverà lo skipper Paul Cayard, accanto alla bara ci sarà anche Cino Ricci. Niente fiori, ma opere di bene, ha chiesto la famiglia. E niente canti ma solo musica sacra. Giuliano Amadei, l'organista, nipote di uno dei legali di Gardini, suonerà anche un'aria spirituale di Bach: «Vieni dolce morte». Francesco Manacorda A sinistra Ivan il figlio di Raul Gardini con la nonna Elisa all'ingresso in chiesa A destra la vedova Idina Ferruzzi tra le figlie Eleonora e Maria Speranza

Luoghi citati: Gran Bretagna, Ravenna