Dialogo con il pds, niente sbandate verso Rete e partito di Segni Martinazzoli bacchetta Rosy

Dialogo con il pds, niente sbandate verso Rete e partito di Segni Dialogo con il pds, niente sbandate verso Rete e partito di Segni Martinazzoli bacchetta Rosy «Cara Bindi, sulle alleanze decido io» ROMA. Rosy Bindi ha appena finito di parlare, mezza platea dell'Eur ha le mani spellate e gli occhi lucidi e lei, la Pasionaria bianca, si avvicina a Martinazzoli. Che ha il tempo di dirle: «Un buon intervento». Ma poi, quando Martinazzoli scende tra i cronisti, rettifica il suo giudizio su quel discorso della Bindi, una durissima requisitoria contro gli ultimi notabili del partito e una generosa apertura ad Orlando e a Segni. «Mi sembra debole la parte sulle alleanze», dice il segretario, perché Orlando e Segni sono lontani anni luce e quanto all'invito della Bindi a non essere equidistante tra pds e Lega, Martinazzoli sfodera tutto il suo orgoglio: «Sono io che non voglio essere equidistante, non devo fare le cose che mi dicono gli altri». E alla fine escono anche le unghie: «Non devo fare come nella vecchia de, dove il segretario svolgeva il ruolo di mediazione. Io sono il capo e quindi decido io». E quanto alla nuova classe dirigente del partito - che gira gira è il vero motivo dello scontro di tutto questa convention - Martinazzoli bacchetta la Bindi («è retorica dire che c'è un autobus da cui alcuni devono scendere»), ma non dà spazio alla de del Sud di Mastella e Bianco: «La vecchia de non esiste più, ma il problema vero è che manca una vera classe dirigente». E così, dopo queste scaramucce, da ieri ha cominciato ad avere una fisionomia e una rotta il nuovo veliero che sostituisce il vecchio galeone de. La rotta resta quella indicata da Martinazzoli: col pds sono crollate le vecchie pregiudiziali, un dialogo è possibile, ma niente sbandate verso Rete e Alleanza democratica («io dice il segretario - riesco a vederne solo la schiena, appena ci vedono, si voltano...»). Resta da vedere - e oggi si giocherà questa battaglia - chi potrà salire a pieno titolo sulla nuova nave, se cioè sarà fissato o meno un tetto ai mandati parlamentari. I nuovi leader del centro-destra del partito, gli uomini della de del Sud non si sono impegnati esplicitamente su questo fronte così scomodo, hanno evitato accuramente di tirare la corda, anche se Gerardo Bianco ha tirato qualche fendente contro il «moralismo giustizialista» e contro le belle parole dei professorini, che rischiano di finire «in libreria», mentre il partito muore. Ma il discorso più forte sul partito lo ha fatto l'altro leader del centro-destra, il bolognese Pierferdinando Casini: «Chi ha sbagliato deve andare a casa, ma le migliaia di democristiani onesti non possono accettare umiliazioni ingiuste, né subire l'allestimento di corsie preferenziali per gli altri». Anche se Martinazzoli l'ha bacchettata, Rosy Bindi ha raccolto ieri il suo trionfo personale più importante in un'assemblea, pur sempre democristiana. Con tono dimesso, senza scomporsi mai, la Bindi ha fatto un discorso pieno di parole forti. Riferendosi ai tanti notabili sopravvissuti a Tangentopoli, la segretaria della de veneta ha detto: «Questa assemblea sappia essere selettiva: alcuni scenderanno, altri saliranno con noi», un invito esplicito a farsi da parte. Con Segni e Orlando «è possibile ricomporre una diaspora, di cui la de è responsabile». Da ieri sera dunque Martinazzoli è più che mai il commissario del partito, ben saldo al centro della nave. Alla sua sinistra, si è formata ormai una leadership a due: Sergio Mattarella e Rosy Bindi, sull'onda di un grande successo personale e sulla legittimazione che le è venuta dal fatto che tutti, da De Mita in giù si sono dovuti «occupare» di lei, del suo intervento. Alla destra del segretario si è definitivamente assestato uno schieramento guidato da Pierferdinando Casini e Gerardo Bianco, che gioca tutto su due cavalli di battaglia: l'autonomia dal pds e la difesa di quel notabilato di periferia non ancora compromesso da Tangentopoli. [f. mar.] Rosy Bindi è fra i protagonisti del nuovo corso per il partito dei cattolici

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