Chiesto il rinvio a giudizio di 14 indagati fra cui un carabiniere e un poliziotto Confessa Ia banda delle auto rubate

Chiesto il rinvio a giudizio di 14 indagati fra cui un carabiniere e un poliziotto Chiesto il rinvio a giudizio di 14 indagati fra cui un carabiniere e un poliziotto Confessa Ica banda delle auto rubate In un'officina di Nichelino la base del traffico Quattordici richieste di rinvio a giudizio nell'inchiesta sul traffico di auto rubate che coinvolse anche un ispettore di polizia e un carabiniere. La Procura della Repubblica ha inviato le richieste al giudice per le indagini preliminari Piera Caprioglio. Le accuse sono di associazione per delinquere, furto d'auto e falso. Tutti gli indagati - con l'unica eccezione del poliziotto - hanno confessato di aver «truccato» almeno 40 auto, ma gli inquirenti hanno la certezza che il giro d'affari sia stato molto più vasto. L'inchiesta - condotta dalla Squadra Mobile - era partita alcuni mesi fa con l'arresto di 8 persone, tra cui sfasciacarrozze, carrozzieri e demolitori, ma in carcere erano finiti anche il vice ispettore di polizia Vincenzo Minoia (fino all'agosto '90 responsabile della sezione «auto rubate») e l'appuntato dei carabinieri Gaetano Annunziata, in forze alla compagnia di Moncalieri. Oltre a Minoia ed Annunziata, compariranno davanti al gip Fabrizio Benvegna, titolare della «Nichelino autodemolizioni», il padre Antonino, i dipendenti Federico Rossin e Luigi Mazzaferro, i carrozzieri Mario e Santino Donaddio, insieme con Pasquale Cancelliere. Infine Michele e Romano Barroero, e Vincenzo Guzzardi, a cui venivano commissionati i furti delle auto. Completano l'elenco altri due rappresentanti delle forze dell'ordine, indiziati per reati meno gravi. I loro nomi non sono stati resi noti. La base del traffico era nell'officina «Nichelino autodemolizioni». Grazie all'ispettore Minoia, Benvegna - riconosciuto dagli inquirenti come il capo dell'organizzazione - aveva ottenuto un rapporto preferenziale con una compagnia di assicurazioni: un diritto di prelazione sull'acquisto delle auto rubate e successivamente ritrovate, poi messe all'asta una volta che l'assicurazione aveva risarcito il danno al legittimo proprietario. Per ogni auto così acquistata, Minoia otteneva un compenso. Con la collaborazione di alcuni dipendenti, Benvegna acquistava da tre ladri i pezzi che gli servivano per rimettere in sesto le auto (spesso ridotte al solo telaio). E in questo modo poteva ricostruire a poco prezzo le vetture, e rivenderle. Le auto smantellate di ogni pezzo di ricambio venivano invece fatte sparire: i ladri provvedevano a distruggere accuratamente targhe e documenti. Il carabiniere Annunziata aveva il compito di avvisare l'officina degli eventuali controlli delle forze dell'ordine in programma. La Squadra Mobile era sulle tracce della banda da diverso tempo: alcune intercettazioni avevano svelato il traffico dei pezzi di ricambio e delle auto che si svolgeva a Nichelino. Era quindi scattato il blitz: i poliziotti avevano sorpreso i dipendenti dell'officina mentre smontavano in tutta fretta una Y10 appena rubata. [b. gio.] Il traffico di auto rubate fa registrare sempre nuovi capitoli: un vasto giro d'affari che coinvolge sfasciacarrozze, carrozzieri e demolitori

Luoghi citati: Moncalieri, Nichelino