Nei campi la liquirizia si allea con i cereali

LA SFIDA DELLA TECNICA Il test prevede l'abbinamento sullo stesso terreno. Il raccolto non soddisfa le necessità dell'industria Nei campi la liquirizia si allea con i cereali Esperimento-pilota in Calabria per rilanciare la coltivazione LA SFIDA DELLA TECNICA TCOSENZA RA le piante di cui si riscoprono le radici (e in questo caso, proprio in senso letterale) c'è la liquirizia, la cui radice, appunto, è molto ricercata nell'industria farmaceutica e in quella dolciaria e dei liquori. Molto ricercata anche perché molto rara, almeno in Italia, dove se ne coltivano poche centinaia di ettari, con un raccolto stimato in poco più di 5 mila quintali, mentre il fabbisogno è quasi quindici volte superiore. Così importiamo il novanta per cento della liquirizia che consumiamo. A quest'ennesima assurdità della nostra agricoltura stanno tentando di porre rimedio in Calabria, dove, in provincia di Cosenza con l'interessamento della Confagricoltura regionale e la spinta dell'iniziativa privata, è partito un progetto della Cee chiamato «Agrimed» e affidato al direttore dell'istituto di Agronomia e coltivazioni erbacee dell'Università di Bari, Vittorio Marzi. «Sarà un'iniziativa che avrà certamente successo - dice il direttore della Federazione agricoltori della Calabria, Nunzio Lacquaniti - perché l'industria alimentare e quella farmaceutica lavorano in Italia 70 mila quintali l'anno di liquirizia, di cui noi produciamo meno di un decimo». La maggior parte di quella importata proviene dalla Turchia, dalla Grecia, dalla Cina e persino dagli Stati Uniti. Il progetto Cee si attua su un terreno di 42 ettari e - cosa molto interessante dal punto di vista agronomico - la sperimentazione abbina la coltivazione della liquirizia con quella dei foraggi e dei cereali, mediante un trattamento biologico, privo cioè di diserbanti chimici, pesticidi e anticrittogamici. Com'è possibile ottenere contemporaneamente coltivazioni diverse sullo stesso terreno? Semplice e per una particolarità della liquirizia. Infatti la radice di questa pianta erbacea - appartiene alla famiglia delle papilionacee - «cammina» orizzontalmente sotto terra a una profondità di venti centimetri; quindi può essere abbinata con colture che si sviluppano radicando su un palmo di terra spiega il prof. Marzi - come appunto i foraggi. Questi sono i raccolti ogni anno e possono garantire un reddito costante all'agricoltore. A questo reddito si aggiunge, ogni tre anni, quello derivante dalla raccolta della liquirizia. «Per le tecniche colturali spiega l'avvocato Giuseppe Fanile, un agricoltore part-time di Corigliano Calabro che ha deciso di sperimentare la coltura su alcuni terreni appartenenti alla sua famiglia - si sono utilizzate le esperienze dei vecchi contadini che un tempo tenevano la liquirizia, insieme con tecniche moderne, come la semina meccanica». Si spera così di arrivare alla non indifferente raccolta di 150 quintali per ettaro. I dati riguaranti la radice di liquirizia confermano che in Calabria hanno visto giusto. C'è un rinnovato interesse per la coltivazione non solo della hquirizia, ma di molte piante officinali in Italia. «E ciò - aggiunge Lacquaniti - sia per la loro utilizzazione, sia per l'aspetto prettamente economico anche in confronto a colture più importanti e più pubblicizzate, senza dimenticare poi l'altro aspetto positivo rappresentato dal recupero di molti terreni marginali». Gianni Stornello Semparquidicerballapilna»sotfonmeser i In Italia si producono 5000 quintali di liquirizia

Persone citate: Gianni Stornello, Giuseppe Fanile, Lacquaniti, Nunzio Lacquaniti, Vittorio Marzi