Cleopatrona e il Lucumone Viagggi pericolosi

Cleopattuna f&l: breve storia delle vacanze (3). In barca sul Nilo, all'ombra delie necropoli Cleopattuna e il Lucumone i pericolosi Capitolo VI Gli Egizi REATORI di una delle massime attrazioni turistiche di tutti i tempi - le piramidi - gli Egizi ci hanno dato simultaneamente la più forte immagine della fatica umana che esista al mondo. Oggetto di sbalordita ammirazione fin dall'antichità, quei grandiosi sepolcri evocano, al primo colpo d'occhio, il ritmico sforzo di migliaia di schiavi sotto il sole a picco, incitati dagli schiocchi di frusta delle guardie. Qualcuno crolla disidratato, qualcuno invoca la mamma, i figlioletti. Uno strazio. «Che proporzioni perfette, però. Mio cognato, che lavora alì'Ibm, mi dice che dal punto di vista matematico non si finisce mai di...». «Già. E Melissa, una chiromante che consulta mia nonna, sostiene che ogni piramide ha delle corrispondenze precisissime, pietra per pietra, col movimento degli astri, adesso non saprei dirti come...». «Solo che uno si chiede: valeva la pena, per un tizio qualsiasi...». «Non era uno qualsiasi, era un signor Faraone». «Ma comunque, per noi, oggi, è praticamente un mucchietto d'ossa, uno zero assoluto. Di lui, tu e io ne sappiamo quanto ne sappiamo di un benzinaio che ci fa il pieno sulla tangenziale Ovest». «Ma anche al benzinaio piacerebbe essere ricordato nei secoli, nei millenni. Come a tutti». «No, è che se pensi ai nostri attuali Faraoni, presidenti, cancellieri, dittatori, ministri potentissimi, ti viene da ridere. Te li immagini, sotto una piramide? Scava scava, alla fine salta fuori, che ne so, Perón, Honecker». «Non sta in piedi, i Faraoni erano visti come dei». «Ma intanto gli seccava anche a loro di andarsene. Più grande la piramide, più grande il terrore della morte». «A me il loculo basta e avanza». «Su, su, torniamo al pullman a berci un'altra birra ghiacciata». Quanto alle vacanze degli Egizi, obelischi, papiri, pitture murali ecc. non ne parlano affatto. Si può presumere che i più abbienti si limitassero a navigare verso sera lungo il Nilo su barche dorate, mentre esperti servitori gli facevano aria con flabelli di piume di struzzo e pavone. Quando il generale Enobarbo, tornato a Roma dall'Egitto, racconta come Cleopatra sia apparsa per la prima volta ad Antonio sbarcando da una sontuosa chiatta dalle vele di porpora «e così profumate che i venti ne languivano d'amore» (W. Shakespeare, Antonio e Cleopatra, atto II, scena II), descrive il ritomo della regina da una semplice gita sul fiume, non certo da una vacanza. Nessuna delle più o meno regine mondane di oggi riuscirebbe a produrre lo stesso effetto fatale entrando col suo trealberi in un porto della Toscana provenendo dalla Corsica, o viceversa. «Ecco la Sandra che fa il suo numero nautico». «Ma se crede che la bolina sia una specie di polpetta messicana!». «Lo so, lo so, ma lei affronta qualunque mare per questi arrivi al tramonto: una figura altera e snella contro il cielo rosseggiante». «Snella mica tanto». «Non sa resistere alla pasta. E comunque, lei è così che si vede». «Io la vedo come uno spinnaker non ben teso». «Sei a cena da lei, stasera?». «No, per carità, attualmente vivo d'insalata». «Io ci vado, in fondo mi diverte, la nostra Cleopatrona». Capitolo VII Gli Etruschi Popolo sfuggente, larvato, ha l'aria di essere stato inventato per scopi eminentemente turistici. Condivide con la mafia alcune caratteristiche. E' acquattato dappertutto, anche nei luoghi più impensati. Malgrado approfondite indagini, conserva un'aura di misteriosa clandestinità. «Ma come, non c'era stata la grande inchiesta parlamentare del 1896?». «Sì, ma non arrivò a niente. Nessuno parlò, muti come tombe. La commissione pubblicò un libro bianco di oltre mille pagine, tutte rigorosamente bianche, appunto». «E se ricordo bene anche Mussolini ordinò una grossa operazione di accertamento». «Sì, ai tempi del prefetto Navarca, soprannominato il Lucumone. Ma fu un'operazione di facciata, Navarra a un certo punto fu fermato di brutto». «E perché?». «Se gli Etruschi, dopo essere stati i veri padroni d'Italia, erano scomparsi nel nulla, si poteva pensare a un'eliminazione sistematica da parte dei Romani. Un genocidio spietato, tale da gettare non poche ombre sul tradizionale atteggiamento di Roma verso i vinti: clemenza, tolleranza, fermezza virile ma non crudele, eccetera». «E Navarra trovò le prove di questo sterminio? Fosse comuni, lager, insomma la soluzione finale?». «No, al contrario. Trovò che i Romani, come al solito, avevano a poco a poco assorbito gli Etruschi, se li erano per così dire mangiati, culturalmente ed etnicamente. Matrimoni misti, culti messi pian piano da parte, leggi diverse, la lingua lasciata via via cadere... Nel giro di qualche generazione gli Etruschi s'erano integrati coi Romani e i Romani con gli Etruschi». «Che bravi! E' la società multirazziale, transetnica, pluriculturale che oggi...». «Non hai capito niente. Era l'ultima cosa che Mussolini voleva. I nostri antenati Romani dovevano essere integri, senza contaminazioni pasticciate, un'unica spada lucente dai Sette Re attraverso la Repubblica fino all'Impero. Quando Navarra inviò i primi rapporti, il Duce montò su tutte le furie, lo convocò, lo apostrofò con disprezzo: "Debbo intendere, egregio camerata Lucumone, che vi siete rincoglionito de-fini-ti-va-men-te?". Navarra, pallidissimo, rispose con un leggero inchino». «Ma a qualche spiegazione storica bisognava pur arrivare, no?». «Infatti. E Navarra ricevette quel giorno direttive inequivocabili: la sua inchiesta doveva avallare la teoria che gli Etruschi fossero emigrati in massa. Imbarcati per terre lontane, al di là delle Colonne d'Ercole, avevano forse raggiunto le coste del continente americano e...». «Ma allora i pellirosse...». «Appunto. L'inchiesta, senza affermarlo esplicitamente, doveva lasciare intendere che gli Irochesi discendevano in realtà dagli Etruschi». «Ma è completamente pazzesco!». «Non più di tante altre teorie riguardanti gli Etruschi. In ogni modo il povero Navarra, che era un uomo tutto d'un pezzo, non volle essere complice della frode. Col suo colletto duro e la sua lobbia grigia salì un'ultima volta a Volterra, si affacciò dalle Balze e si buttò di sotto. Fu un suicidio, ma naturalmente la versione ufficiale parlò di tragico incidente: Navarra aveva scorto un dito di terracotta spuntare dalla parete di tufo e per raggiunge- re il reperto s'era sporto eccessivamente, perdendo l'equilibrio e precipitando in basso. "E così l'inchiesta è intufata", fu il sarcastico commento di Galeazzo Ciano nel suo Diario». La misera fine del prefetto Navarra ha comunque avuto il merito indiretto di perpetuare il mistero degli Etruschi fino a oggi. La loro civiltà prevalentemente sotterranea offre alla nostra, tutta scorrevolmente di superficie, un larghissimo ventaglio di occasioni turistiche. Nel raggio di qualche decina di chilometri si trova sempre un'attrattiva etrusca con cui far passare un pomeriggio vuoto e sciroccoso: una miniera, una necropolina, una raccolta di vasi, qualche conturbante affresco erotico, una cinta muraria, una vetrina gremita di figurine votive. «Certo però che ci pensavano un po' tanto, alla morte». «Non è vero. Tutte le teste etrusche sorridono. Mai visto un etrusco con l'aria preoccupata». «Ma che avevano da sorridere?». «E' questo il vero mistero etrusco. Ti ricordi quegli sposi del sarcofago di Cerveteri? Diresti mai che sono morti?». «No, in effetti. Sereni, tranquilli, sdraiati comodi sulla spiaggia, in vacanza come noi». «Vedi? Per loro, morire doveva essere come un bel viaggio. L'idea gli piaceva». «La morte come unica vera vacanza?». «Perché, tu non sei d'accordo?». «Senti, prova a farmi un sorriso, okay?». «Così?». «No, quello è un ghigno». «Così, allora?». «Ma vai via, Irochese!». Alla suggestiva coppia di Cerveteri - che meriterebbe in un certo senso il primo posto nell'iconografia delle vacanze l'eccentrico poeta, scrittore e pittore inglese Edward Lear, inventore del «nonsense» in rima, dedicò nel 1901 uno dei suoi bizzarri limericks. Lo riportiamo qui, nell'adattamento che Vincenzo Cardarelli ne fece tra il 1927 e il 1929: «A Cerveteri due coniugi [etruschi giacevano come molluschi. Il relax da sarcofago impigriva perfino l'esofago di quei languidi coniugi [etruschi». Fine della terza puntata. (continua) Carlo Frutterò Franco Lucentini mmm Verso sera sul fiume con barche dorate: poche distrazioni per un popolo occupatissimo a costruire piramidi e forse a fare i debiti scongiuri A Cerveteri invece sapevano divertirsi: verso l'aldilà come un bel viaggio sdraiati e sorridenti come sulla spiaggia z Gli sposi del sarcofago di Cerveteri: un sorriso enigmatico verso l'aldilà Liz Taylor sul set di «Cleopatra», e sotto a sinistra Carlo Frutterò con Franco Lucentini. In basso, processione votiva dagli affreschi nella tomba del faraone Seti I: il viaggio misterioso verso il Paese dei morti, una «gita inquietante»?