Così Gardini ha salvato la moglie e i figli da eventuali azioni giudiziarie contro il patrimonio «E' morto per proteggere la famiglia» di Ugo Bertone

Così Gardini ha salvato la moglie e i figli da eventuali azioni giudiziarie contro il patrimonio Così Gardini ha salvato la moglie e i figli da eventuali azioni giudiziarie contro il patrimonio «E' morto per proleggere la famiglia» Davigo: Nobili rimanga in carcere MILANO. E' bastata una mezz'ora scarsa, all'obitorio di Lambrate, per l'autopsia più scontata e attesa: Gardini si è sparato. Sdraiato sul letto, con un cuscino premuto sulla faccia. Morte orribile, poche ore prima del blitz annunciato della magistratura. Perché, altra conferma, venerdì era pronto un ordine di cattura anche per sir Raul. Ma, ancora una volta, da grande giocatore, lui ha colto di sorpresa l'avversario. «Quello di Raul è stato un gesto di rifiuto, non di resa». Vanni Balestrazzi, giornalista, l'amico più caro di Raul Gardini, parla così dopo aver compiuto la formalità più dolorosa: il riconoscimento della vittima. Già, rifiuto e non resa, ma verso chi? Non verso i giudici. «Mai - aggiunge l'amico - l'ho sentito protestare conto i magistrati. Sì, non scherzano, vanno giù duro, diceva, ma fanno il loro mestiere. E lui era sereno, preoccupato, ma non per paura. Temeva l'offesa della propria dignità». Certo, ha pesato la prospettiva del carcere, l'ombra dell'umiliazione. Ma soprattutto, spiegano gli amici, non ha voluto far da capro espiatorio, sotto il tiro incrociato delle accuse. «Chi lo denuncia - sibila Balestrazzi - è il responsabile numero uno di quel che è successo. Raul si è sempre rifiutato di trattare con i politici. Garofano lo accusa, ma sia chiaro: Gardini è un uomo del nuovo, vittima del vecchio sistema di potere». Chissà, forse il tempo farà giustizia dei rancori di questi giorni. Ora è ancora il tempo dei rancori anche se, a poco a poco, svanisce la folla dei curiosi davanti a palazzo Belgioioso, ex reggia di Raul Gardini, affittata nell'88 da Carlo Sama, allora potente assistente del leader del gruppo. Ivan Franceso ed Eleonora, due dei tre figli di Raul, hanno lasciato Milano già nella notte di venerdì. Ieri, poco dopo l'una, se n'è andato Franco, il maggiordomo. E' toccato a lui chiuder casa, dopo l'incursione degli uomini di Antonio Di Pietro e di Licia Scagliarmi, il pm incaricato dell'inchiesta sul suicidio. Una perquisizione lunga, quasi dedici ore a caccia di documenti, di computer, di materiale che potrebbe tornar utile nelle indagini. Ma, al di là dei rituali burocratici, l'ansia di ricostruire il percorso dell'ultimo Gardini, grande giocatore di ramino, amante del rischio, sì, ma del rischio calcolato, almeno fino al venerdì maledetto. «Gardini è stato un grand'uomo» continua a ripetere l'avvocato Marco De Luca. Lui, legale abituato ai potenti (è l'avvocato di Carlo De Benedetti e di Sergio Cragnotti) si limita a questo giudizio. «Gar¬ dini - spiega un suo collega di grido che chiede l'anonimato con questo gesto ha annullato il rischio che una qualsiasi iniziativa penale nei suoi confronti potesse ripercuotersi sulla sua famiglia». E le eventuali liti civili? La richiesta dei Ferruzzi di riavere parte dei soldi versati a Idina Gardini all'atto dello strappo? «Una causa persa in partenza, in pratica. Si tratta di soldi investiti in mezzo mondo. E' quasi impossibile, e molto costoso, tentare un recupero». E così, in un certo senso, la fine di Raul ha innalzato una diga a protezione del patrimonio di famiglia. Certo, non è facile andare avanti dopo la scomparsa del contadino-marinaio che in pochi anni di attività frenetica aveva lanciato tante attività e fatto tanti debiti. Ma, in queste settimane, con il pretesto di mettere in ordine i conti prima di un mandato di cattura, Gardini aveva messo a posto le cose con le banche, affidato a Vernes, il socio francese, la cura degli affari transalpini, accresciuto l'autonomia di Roberto Michetti, il fedelissimo che l'ha seguito dalla Montedison, per l'Italia. E Michetti, ieri interrogato dai magistrati (ma rimasto a piede libero) dovrà pilotare Ivan Gardini nel mondo degli affari. Purché Ivan se la senta. Papà Raul gli ha lasciato una situazione relativamente semplice, ma non facile. In soli tre anni Gardini non solo aveva investito i 500 miliardi ricevuti da Idina e da lui all'atto della separazione con i Ferruzzi, ma aveva fatto mille miliardi di debiti (con un patrimonio, però, di 1500) comperando un po' ovunque: in Francia, assieme all'amico Jean Marc Vernes, cacao, carne, finanza; in Italia acque minerali (Levissima, Recoaro Pejo) assieme a Giulio Malgara, tanti progetti e nuove iniziative con Ennio Presutti. Nel futuro, facile capirlo, occorrerà vender qualcosa, rafforzare le fondamenta e prender fiato. Oppure lasciar perdere e menar vita da ricchi. Ugo Bertone Il finanziere Raul Gardini in compagnia del figlio Ivan

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