Tortuga & C.: jazz, mafia e altri «grappini» all'alba di Amedeo Goria
Tortuga & C.:jazz, mafia e altri «grappini» all'alba TIVÙ'& TIVÙ' Tortuga & C.:jazz, mafia e altri «grappini» all'alba MOLTI cambiamenti nei programmi, ieri, dopo il suicidio di Gardini: è però restato tutto uguale la mattina, quando non si sapeva ancora nulla. Amedeo Goria e Annalisa Manduca presentavano il distensivo rotocalco di Raiuno, e su Raitre proseguiva «Tortuga estate», a cura di Roberto Costa, seguito poi da altre amenità organizzate dal Dse, quel «dipartimento scuola educazione» molto più noioso nella definizione che nella sostanza. Se uno però non si spaventa, e guarda a ciglio asciutto i programmi di questo Dse, vedrà che c'è modo di non annoiarsi. Anche «Tortuga» è un rotocalco (si autodefinisce «rotocalco di informazione culturale»), o un contenitore che dir si voglia: consta cioè di tanti servizi destinati a coprire svariate sfere di interessi. Si comincia con un concerto, magari storico (ieri Nikita Magaloff suonava Chopin in una registrazione del '74); seguono le edicole italiane e internazionali, i servizi e le curiosità, certo di tono sempre un po' pericolosamente ai confini con lo snob. Anche perché ormai ] soltanto gli snob (o coloro che i stanno nascosti nel cuore della mattina) possono permettersi, in tv, di parlare di jazz, per esempio, o di vecchie lotte sindacali. Di questi tempi, ci vuole un bel coraggio. . Ma di coraggio quelli del Dse ne hanno molto: perché dopo il jazz, viene, sempre prendendo quella di ieri come una giornatatipo, la riproposta di un'intervista al giudice Borsellino che «Tortuga» aveva realizzato all'inizio del '92, seguita da un'altra intervista-commento ad Antonino Caponnetto e da un dibattito sulla mafia. La mattina, in luglio: come bere un grappino a digiuno. Comunque loro insistono, con queste cure forti, che sono invece piuttosto invise al direttore di Raitre. Guglielmi si dissocia da quel gluppo che con lui non c'entra niente e se abbattono l'audience con certe mattonate, sono affari loro. Giorgio Dell'Arti in una «Antenna» ci aveva rivelato come un'altra delle rubriche mattiniere del Dse, quella dove Attilio Bertolucci fa le sue letture, aveva avuto ascolto zero. Questo non vuol dire che davanti al video ci fosse proprio il vuoto pneumatico, cioè neanche uno spettatore su tutto il Sacro Suolo della Pa¬ tria, ma che il pubblico era comunque tanto esiguo da non poter essere quantificato. Bertolucci legge «La camera da letto» all'interno di «Parlato semplice», rubrica che si occupa di letteratura, di teatro, e di luoghi storici: ieri era ospite Gerardo Amato e poi si parlava della patria di Aldo Manunzio il vecchio, augusto precursore del Tipografo di Trino. Sempre per il Dse, è appena terminato un ciclo con l'antica, bella prosa della tv: andava in onda a mezzogiorno, ora un po' difficile; e adesso, alla stessa ora, si parla di romanzi. «Un libro al giorno» si svolge in una specie di giardino-salotto dove tre padroni di casa, Augusto Zucchi, Fulvio Abbate e Peter Quell chiacchierano con l'ospite di turno su un classico della letteratura italiana, o francese, o inglese, o russa. La conversazione, che ha il pregio di essere davvero tale, un colloquio e non una conferenza, è interrotta da filmati, da stralci del romanzo in questione, sceneggiato, cosa che tanti video-anni-luce fa andava di moda. Piacevole, riposante. In estate, persino bizzarro Alessandra Co ma zzi zzi ;|
Luoghi citati: Trino
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