Attali, vero plagio o «colloqui rubati»?

16 «Verbatim», torna lo scandalo Attali, vero plagio o «colloqui rubati»? POLEMICA. PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lo scandalo politico-letterario che oppone • ormai da tre anni Jacques Attali a Elie Wiesel si tinge di giallo e costringe l'Eliseo sulla difensiva. L'International Herald Tribune dedicava ieri la prima pagina a un'intervista da New York con il premio Nobel per la Pace. Quest'ultimo rivela che Frangois Mitterrand lo appoggia nella battaglia legale per costringere l'ex fedelissimo dell'Eliseo (nonché scrittore e banchiere) a ritirare il suo ultimo bestseller - Verbatim, 100 mila copie - e fargli pubbliche scuse. Motivo: il volume riprodurrebbe senza autorizzazione diversi colloqui MitterrandWiesel. Un vero plagio, che il ruolo ufficiale di Attali - presente agli incontri come testimone rende ancora più grave. Ma ecco l'interessato, reduce da un incontro con Mitterrand,smentire che il leader francese voglia assumere una qualunque iniziativa in materia rompendo la salomonica equidistanza fra i due avversari. E l'Eliseo annuncia, in qualche riga, che non desidera commentare la vicenda. Mente Wiesel o fa retromarcia Mitterrand? Un'alternativa imbarazzante. L'editore di Verbatim, Fayard, sembra legittimare la prima tesi: malgrado il primo affermi il contrario, finora l'Eliseo non si sarebbe mosso per bloccare il libro. L'enigma, in ogni caso, permane. Vale la pena occuparsene? La domanda non è retorica. Fu il Times a porsela nella tarda primavera con un velenoso editoriale in cui non si risparmiavano le ironie per gli antichi ne- mici d'Oltremanica. «I francesi sono una razza ammirevole giacché prendono sul serio i problemi intellettuali», esordiva il quotidiano londinese, definendo «farsesca» l'Attali Story. Parigi malignò che dietro quell'attacco - abile mistura di spleen e xenofobia - si celavano ben altre ragioni. Era il periodo in cui Londra rovesciava quotidiane accuse su Attali per fargli abbandonare la Bers, l'eurobanca al cui vertice Mitterrand impose fin dall'inizio il suo pupillo. Gli vennero rimproverate ambizioni neroniane (la hall in marmo di Carrara) e spese gestionali che superavano il budget vero, cioè il soccorso economico verso l'Est europeo. Poi emersero le meschinerie: rimborsi spese folli, lucrative attività parallele. Il cocktail finale non poteva che essere bomba. Così Attali perse la poltrona - è storia recentissi- ma - in modo assai ignominioso, rinunciando alla liquidazione per scongiurare sviluppi giudiziari. Adesso Wiesel gli lancia un ennesimo siluro, sponsor dice - l'Eliseo. Gli inglesi saranno felici: l'intellectuel-finanziere che snobbava ombrello & bombetta per giocare al principe rinascimen¬ tale sulle rive del Tamigi è nella polvere. Ma la Francia s'interroga su un'altra circostanza. A Frangois Mitterrand anche i nemici riconoscono la straordinaria generosità di non abbandonare i suoi fidi in disgrazia. L'ultima conferma il 14 luglio, quando affrontò sui teleschermi i media e l'opinione pubblica ostili difendendo Bernard Tapie contro giudici troppo frettolosi. Su Attali, invece, nulla. Vero che Mitterrand non lo scarica, ma si guarda bene dal tendergli la mano. E il silenzio presidenziale durante la crisi Bers conferma un disimpegno forse rancoroso verso l'ex collaboratore. Che non appare immune da colpe, ma per raccomandabilità supera ancora l'irrefrenabile Tapie. Morale provvisoria: meglio essere il patron di una squadra calcistica marcia che un letterato con il debole per le citazioni fuori copyright e gli affari. In verità, come scriveva Le Monde, il triangolo Wiesel-Attali-Mitterrand rimane ambiguo. I tre erano amici, un sentimento che i primi due ancora invocano per far scendere in campo a loro favore il numero uno francese. Ma in mezzo troviamo la vexata quaestio della proprietà letteraria orale. Wiesel sembra credere che quelle trascrizioni di rendez-vous - i temi sono Dio, il potere, la guerra, l'infanzia... - gli appartenessero. Voleva farne, spiega, un libro da pubblicare - con l'assenso mitterrandiano - presso Odile Jacob (la quale annuncia battaglie legali). Ma non esiste alcun contratto in esclusiva da opporre a Fayard. Attali giura inoltre che il Presidente ebbe le bozze dell'opera e non gli fece alcun rilievo, avallandone la pubblicazione. Che Wiesel soffra di gelosia? Qualcuno avanza tuttavia un'altra ipotesi. Fedele alla pratica di numerosi recensori, il Presidente avrebbe scorso il libro'ma senza leggerlo davvero. Salvo ritrovarsi oggi nell'imbarazzo per non voler ammettere una leggerezza in fondo - vista la mole del saggio - assai scusabile. Enrico Benedetto MICA. «M alo Frangois Mitterrand. Nell'immagine grande, Jacques Attali; , alla sinistra Elie Wiesel Nuove accuse da Elie Wiesel: Mi ha copiato, Mitterrand lo sa // Nobel per la pace-. il Presidente farà ritirare il libro All'Eliseo, imbarazzo e no comment

Luoghi citati: Carrara, Francia, Frangois, Londra, New York, Parigi