Concerto nel vento

L'ungherese di Chicago: «Credo di essere già stato italiano in una vita precedente, vi amo, siete intelligenti, buoni...» il luogo. Nella casa di Roccamare con il più grande direttore d'orchestra vivente GEORG SOITI concerto ■ ■ . ■ ■ • • • nel vento RACCONTI D'ESTATE EROCCAMARE LI americani chiamano Chicago the windy city, la città del vento, ed è a Chicago, più di ogni altra città, che il nome .di sir Georg Solti è legato - conseguenza dei due decenni in cui il maestro fu direttore stabile della celeberrima Chicago Symphony Orchestra. Ebbene, qualche sera fa, più di un membro del numerosissimo pubblico affluito al castello di Barabino a Castiglione della Pescaia per un concerto all'aperto dell'Orchestra della SchleswigHolstein diretta da Solti si sarà domandato se il maestro non avesse forse portato con sé, in un proprio vaso di Pandora, tutti quei venti che il lago Michigan scarica spesso sulla grande città dell'Illinois, ma che il Mar Tirreno normalmente non scatena d'estate nei pressi della tranquilla cittadina maremmana. I volenterosi musicisti, tutti giovani, tentavano di suonare, ma dopo appena qualche battuta della Quarta sinfonia di Brahms hanno dovuto arrendersi, tra note stampate che volavano via e leggìi che cascavano a terra. Il pubblico era deluso, naturalmente, ma il più deluso di tutti sembrava proprio sir Georg, il quale da trentun anni passa buona parte di ogni estate presso Castiglione, nella sua casa nella pineta di Roccamare. Il Comune di Castiglione gli aveva conferito la cittadinanza onoraria l'anno scorso, e Solti ha voluto ricambiare il segno di stima con l'offerta della propria partecipazione a questo concerto. Alla fine, non volendosi dare per vinto, ha fatto sistemare circa la metà dell'orchestra in un piccolo cortile del castello, al riparo dai quattro venti, e in quell'insolito luogo ha diretto l'ouverture del Pipistrello di Johan Strauss jr. per i pochi fortunati che sono riusciti a entrare. Ha ascoltato un ringraziamento pronunciato da Pamela Villoresi e poi, a furor di popolo, ha diretto l'ouverture una seconda volta. L'indomani però, seduto a un tavolino nel giardinetto dietro casa sua, sotto un cielo limpidissimo, ma con un vento sempre implacabile che ogni tanto gli portava via qualche pagina della Neue Zùrcher Zeitung, il maestro si rammaricava ancora per il concerto mancato. «Il giardiniere mi ha detto che mai, da cinquant'anni a questa parte, c'è stato di luglio un vento così forte a Castiglione. Ero un po' depresso, naturalmente, e mia moglie ha cercato di consolarmi dicendo che il mondo non crollerà per questo e che per fortuna siamo tutti vivi. Ma forse un giorno potrò fare qualcosa in condizioni più favorevoli». Gli è dispiaciuto anche per l'orchestra, un complesso internazionale che comprende ragazzi selezionati in tutto il mondo, e che aveva riscosso un notevole successo a Ravenna la sera precedente: «Quasi il 40 per cento è americano, gli altri vengono dall'Europa, Giappone, Cina, Corea, da ogni dove. Gli archi sono meravigliosi, splendidi, i fiati disuguali, alcuni bravissimi, altri meno, ma non mi lamento. Peccato che la tournée sia finita così però». Il maestro indossa la maglietta e i pantaloncini corti, e porta inoltre i suoi quasi ottantun anni meravigliosamente bene, soprattutto se si pensa alla sua grande operosità: è stato allievo di Dohnànyi, Béla Bartók e Zoltàn Kodàly all'Accade- iiiiiiiii; mia Liszt della sua natia Budapest, poi maestro sostituto all'Opera della sua città e, con Erich Leinsdorf - anch'egli classe 1912 -, sostituto di Arturo Toscanini a Salisburgo nelle estati del 1936 e 1937 (Solti suonava i campanelli nelle recite del Flauto magico). Ha debuttato come direttore nelle Nozze di Figaro a Budapest nel 1938, a 26 anni. Rifugiatosi in Svizzera durante la guerra, ha vinto il concorso internazionale di pianoforte di Ginevra nel 1942. Quattro anni più tardi divenne direttore musicale della Staatsoper bavarese a Monaco, poi nel 1962 dell'Opera di Francoforte; negli Anni Cinquanta ha debuttato in Inghilterra e negli Stati Uniti, e nel 1961 è diventato direttore musicale della Royal Opera al Covent Garden di Londra. Nel 1969 fu nominato direttore musicale dell'Orchestra di Chicago, un posto che Solti avrebbe tenuto fino al 1990, ma dal 1971 al 1973 è stato anche direttore musicale dell'Orchestra di Parigi e consigliere musicale dell'Opera della capitale francese, e dal 1977 al 1983 direttore principale della Filarmonica di Londra. Dall'anno scorso è direttore artistico del Festival di Pasqua salisburghese, e continua a fare il direttore ospite di alcuni tra i maggiori complessi lirici e sinfonici del mondo. La sua discografia è sterminata (ha quasi sempre lavorato per la Decca) e comprende persino la prima registrazione integrale dell'Anello dei Nibelunghi di Wagner, incisa tra il 1958 e il 1966. Nel 1972, dopo essere stato nominato baronetto dalla regina Elisabetta, Solti è diventato cittadino britannico. Malgrado sia il ritratto della salute, Solti dice di essere stanco: il concerto mancato della sera precedente è stato l'ultimo impegno di una lunga ed estenuante stagione, ed ora si riposerà per appena tre settimane prima di riprendere il lavoro. «Comunque, se ho la fortuna di essere ancora in condizioni fisiche così buone - dice - devo ringraziare le estati che ho passato qua, che mi permettono di conservare le mie energie, di riguadagnare le mie forze. Sono molto riconoscente a questo posto». Parla in un modo che ricorda il suo gesto direttoriale: scattante, angolare, certamente non elegante ma pieno di esplosiva energia motoria. Quando ha finito di esprimere un pensiero si ferma bruscamente, senza cercare di limarlo o elaborarlo. E' più a suo agio in inglese che in italiano, ma il suo inglese, benché scorrevole, è tuttora un po' accidentato e deliziosamente magiaro d'ac¬ centò anche se poco dopo le cinque sir Georg ha bevuto un tè. Addita alcuni pini distanti non più di 70-80 metri da dov'è seduto, gli ultimi visibili dal suo giardino, e dice: «Oltre quegli alberi c'è il mare. Ricordo che portammo là in spiaggia per la prima volta quando aveva appena sei settimane la mia figlia maggiore, che adesso ha 23 anni e lavora per la Nestlé a Parigi. E' stato così anche per la più piccola, che ha vent'anni e studia letteratura inglese all'Università di Oxford». Oltre alla casa, c'è uno studio, sistemato in una costruzione vicina, sempre di proprietà del maestro. «Tutto il mio lavoro lo faccio là. Adesso potrei lavorare ovunque, perché le mie figlie sono cresciute e se ne sono andate, ma prima c'era troppo rumore». «Tutti i miei più bei ricordi estivi sono legati a questa casa, dove ho passato una gran quan¬ tità di giorni belli e piacevoli continua sir Georg, che qui fece amicizia anche con Italo Calvino, un altro residente estivo di Roccamare -. L'ho trovata per caso: nel 1961 volevo comprare una casa estiva, e pensavo al Canton Ticino, ma lì le case abbastanza grandi per le mie necessità costavano troppo. Allora ho incominciato a prendere in considerazione l'Italia, perché qui il mercato era molto favorevole. Ho messo un annuncio su un giornale italiano, mi inviarono una foto di questa casa, non ancora finita all'interno, me ne innamorai e la comprai». Ci venne per la prima volta nel luglio del 1962, in macchina, con amici inglesi. «Non c'era allora la superstrada FirenzeSiena-Grosseto, quindi attraversammo la Toscana per le strade più piccole. Trovo il paesaggio della Toscana straordinariamente bello; l'ho provato subito molto vicino a me, c'è una affinità che provo ancora oggi». La pineta di Roccamare è foltissima, le ville e i villini sono ben nascosti dalle varie stradine, perciò quando Solti ci arrivò quella prima volta non riuscì a individuare subito la propria casa. «Da allora ho passato molto tempo qui ogni estate, tranne le ultime quattro, a causa i tanti impegni a Salisburgo», dove Solti ha giocato un ruolo chiave dopo la morte nel 1989 di Herbert von Karajan. «Comunque ci sono sempre stato per un minimo di quattro-cinque settimane a giugno, adesso ci sto per tre e ci starò per un mese a settembre. Purtroppo ci sono delle interruzioni; preferisco un periodo lungo e continuativo». «Mi sento a mio agio qui, questa è casa mia! Non so perché provo questo; forse perché anche l'Ungheria ha un clima meridionale, e poi (qui il maestro sorride quasi con pudore) credo di essere stato italiano in una vita precedente! Amo la gente di qui, ha i propri difetti, ma quale popolo non li ha? Assieme agli inglesi, gli italiani sono il popolo europeo che preferisco, a livello umano. Non sono i migliori lavoratori, non hanno la migliore situazione politica, ma c'è qui una grande tradizione umanistica, come in Inghilterra. Amo stare con loro, sono intelligenti, buoni. Ha sentito ieri? Erano così contenti solo ad ascoltare qualche cosa; per me questo è un fatto molto bello e commovente». Il confronto fra il clima dell'Ungheria e quello dell'Italia è tanto interessante quanto insolito. E com'erano le estati ungheresi del giovane Solti, prima dello sconvolgimento della seconda guerra mondiale? «La mia famiglia era povera, ma mio padre era originario di un villaggio vicino al Lago Balaton, tra Budapest e Vienna, perciò ovviamente nella mia gioventù si andava là d'estate per qualche settimana, ma non molto spesso. Tuttavia amo ancora quel paesaggio, benché lo j abbia visto ben poche volte da quando ero giovane. Ci sono stato tre o quattro anni fa ed è sempre molto bello, anche se piuttosto piatto». «Mio padre faceva l'agente assicurativo, ma non era molto felice né molto bravo, purtroppo: si fidava di tutti, credeva che tutti fossero onesti come lo era lui. Aveva tanti problemi economici, mia madre era una donna fortissima, teneva insieme la famiglia, mi faceva studiare». Come quasi tutti i bambini della piccola borghesia ebraica di tutto il mondo, anche il pic¬ colo Georg (Gyòrgy, allora) ebbe l'opportunità di prendere lezioni di musica. «Ma è per merito di mia madre che sono diventato musicista - dice -. Si accorse che avevo talento; anche da ragazzino suonavo il piano, avevo l'orecchio perfetto. Sapeva che quel ragazzo aveva qualcosa di particolare, e non si arrendeva. La sua famiglia aveva qualche soldo in più di quella di mio padre, e i suoi le dicevano che uno non può guadagnarsi la vita con la musica, un ragazzo doveva studiare medicina o legge - quell'idea tipicamente borghese, specialmente negli Anni 20. Un fratello di mia madre, ad esempio, suonava e cantava e amava la musica, ma faceva il veterinario. Ma lei resisteva e mi faceva continuare. Senza di lei non sarei diventato musicista, perché se uno perde il momento giusto non lo recupera più. Bisogna imparare la musica presto». Solti ha vissuto a Budapest fino al 1939, ma a quel punto ha inizio un altro racconto d'estate, e precisamente di quell'orribile tarda estate che finì con l'invasione tedesca della Polonia. «Uscii dall'Ungheria all'ultimo momento, proprio il 20 agosto 1939», cioè due settimane prima dell'inizio della guerra. «Uscii perché volevo vedere Toscanini a Lucerna, dove l'anno precedente aveva dato inizio a ciò che sarebbe diventato il grande Festival. Gli dissi che volevo andare in America, gli chiesi di aiutarmi. E lui mi disse, con grande saggezza: "Non ti posso promettere nulla, ma vieni a trovarmi a New York e ci proverò, farò quello che posso". Era meraviglioso. Ma né io né lui sapevamo che ottenere un visto americano era praticamente impossibile. C'erano le quote, e la quota ungherese era già esaurita per i cinquant'anni successivi. Per fortuna non ci è voluto tanto: dodici anni dopo debuttai in America». A questo punto però, Solti fa calare il sipario sulla sua vita, dicendo molto francamente ma con garbo: «Non le dico di più perché intendo scrivere la mia biografia». Si alza per accompagnare il suo interlocutore per un pezzo; il vento gli spettina i radi capelli, e il maestro ricomincia: «E pensare che ci tenevo tanto a quel concerto. Mah!». Harvey Sachs L'ungherese di Chicago: «Credo di essere già stato italiano in una vita precedente, vi amo, siete intelligenti, buoni...» La fuga da Hitler con l'aiuto di Toscanini «Vieni a New York, farò il possibile» GEORG SOITI concerto ■ ■ . ■ ■ • • • nel vento Sopra: Arturo Toscanini ebbe un ruolo importante nella vita di Georg Solti sia a Salisburgo sia a New York A destra: Herbert von Karajan Italo Calvino: anche lui possedeva una residenza estiva a Roccamare Béla Bartók Nella foto grande: Georg Solti In alto: La Casa Rossa nella campagna di Castiglione della Pescaia non lontano dalla pineta di Roccamare