Rogo del Petruzzelli Scarcerato l'ex gestore

Il ministro Costa pronto a ricorrere alla precettazione I giudici: contro di lui accuse generiche Rogo del Petruzzelli Scarcerato l'ex gestore Era accusato di aver ordinato l'incendio «Adesso devono restituirmi la dignità» BARI. Fa un brusco passo indietro l'inchiesta sulla distruzione del Teatro Petruzzelli avvenuta con l'incendio del 27 ottobre del '91 e si riaprono i misteri che in parte sembravano chiariti. Il tribunale della libertà ha scarcerato, giudicando generiche le accuse contro di lui e non gravi gli indizi emersi, l'ex gestore del teatro, Ferdinando Pinto che, secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, avrebbe ordinato l'incendio ai clan malavitosi di Bari. La svolta nelle indagini si era avuta il 7 luglio scorso quando, sulla scorta delle dichiarazioni di Salvatore Annacondia, boss di Trani, i sostituti procuratori Giuseppe Chieco e Carlo Capristo avevano fatto arrestare Pinto, il custode del teatro Giuseppe Tisci (anch'egli scarcerato) e fatto notificare in carcere ordinanze ai boss Antonio Capriati e Savino Parisi (resteranno in galera per altri reati) e a un loro luogotenente, Vito Martiradonna, sfuggito alla cattura. Ma ieri il tribunale della libertà ha smontato l'impalcatura delle accuse, bocciando clamorosamente l'iniziativa della Direzione distrettuale antimafia, alla quale viene contestato il fatto di avere fondato l'ordinanza di custodia cautelare sulle accuse, senza riscontri, di un pentito. Annacondia avrebbe accusato Pinto riportando notizie apprese non direttamente, ma dal racconto di Capriati e Parisi. Secondo le accuse che lo avevano portato in carcere, Pinto, indebitato con i clan per circa ottocento milioni - era questa una delle accuse avrebbe concordato il piano per incendiare il Petruzzelli e pilotare gli appalti per la ricostruzione. Il 30 per cento sarebbe finito nelle tasche di non meglio identificati politici, che dovevano favorire l'erogazione di contributi pubblici. Il tribunale della libertà ha pesantemente criticato i modi con cui l'operazione è stata compiuta, mettendo in evidenza le inusuali modalità di interrogatorio di Pier Paolo Stefanelli, ex collaboratore di Pinto, ascoltato in un ospedale di Catania poco prima che l'Aids lo uccidesse. Stefanelli avrebbe, secondo i magistrati, puntato l'indice accusatore contro Pinto. Ma questa testimonianza viene giudicata dal tribunale della libertà «quantomeno di incerta valenza probatoria» perché, dicono i medici, lo stato di salute di Stefanelli ne comprometteva la lucidità mentale. Stefanelli era stato per altro sospettato di essere il mandante dell'incendio (lo accusava un altro pentito). Un balletto di accuse e controaccuse che finora non ha portato alla verità. E intanto Pinto, dopo sedici giorni di cella, parla della sua esperienza. «E' stata terribile - dice -, c'è da aver paura di questa giustizia. Se dovessi spiegarmi questa storia non saprei che cosa pensare. E' tutto incredibile. Questa gente con cui mi mettono in collegamento io non l'ho mai conosciuta. Ne ho letto solo sui giornali. Perché mi accusano? Perché hanno tirato in ballo il mio nome, il nome di una persona che vive di teatro, che non poteva pensare di distruggere il Petruzzelli? Non lo so, è da impazzire». Quanto ai debiti che lo avrebbero costretto a cadere nei rapporti con la malavita, Pinto afferma: «Debiti? Semmai crediti. La Guardia di Finanza, dopo l'incendio, ha indagato su di me e sulla mia famiglia. Non è emerso nulla. Sulla situazione del Petruzzelli è tutto chiaro: aveva debiti per 12 miliardi e crediti per 12 miliardi, finanziamenti non ancora erogati. Vivevamo le difficoltà di tutti i teatri. Ora conclude Ferdinando Pinto vorrei solo che mi restituissero quel che mi hanno tolto: la dignità, la credibilità, patrimonio al quale nessuno può attentare». Sandro Tarantino Il teatro Petruzzelli di Bari prima dell'incendio che lo ha distrutto. Sotto, l'ex gestore Ferdinando Pinto

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