La maledizione di Ca' Dario

La maledizione di Ca# Dario La maledizione di Ca# Dario Scia di sangue dietro il palazzo di Venezia CINQUE SECOLI DI SVENTURE O: VENEZIA UI la chiamano «La maledizione di Ca' Dario». E adesso, il suicidio di Raul Gardini non farà che rinfocolare la credenza popolare: è lui l'ultimo proprietario, lì ha presentato la sfida del Moro per la Coppa America, lì abita la figlia Eleonora con i due nipotini e vive l'intera famiglia quando sale a Venezia. Già, dicevano, le ultime vicende non sono finite mica tanto bene: la Coppa America, persa; l'impero finanziario, in fumo. Piccole «maledizioni», se si vuol credere alla leggenda, che assumono però un aspetto sinistro dopo il suicidio. Ma la storia della «maledizione» è secolare e costellata di episodi. L'ultima grande tragedia, portata sugli schermi dal «Telefono Giallo», era toccata a un nobiluomo piemontese: il conte Filippo Giordano delle Lanze, trovato sul letto a baldacchino, con il cranio fracassato da un vaso d'argento. Era il 19-luglio del 1970, esattamente 23 anni fa: appena due anni dopo che il corte aveva acquistato all'asta quel gioiello del Rinascimento dall'americano Charles Eriggs, costretto a lasciare Venezia perché coinvolto in uno scandalo. Filippo Giordano delle Lanze aveva trascorso quel giorno con gli amici. Poi si era ritirato in casa e il maggiordomo lo vedrà per l'ultima volta, intorno alle 20, insieme a un giovane jugoslavo, Raoul Blasich, che aveva suonato alla porta poco prima. I sospetti dell'omicidio si concentreranno sullo jugoslavo, fuggito e mai più trovato: il suo destino si sarebbe concluso a Londra, dove pare sia stato murato vivo. Ma quel che conta è che la leggenda della «maledizione» usciva confermata. Anche il padrone di casa prima di Gardini, Fabrizio Ferrari, un affarista, sposato più volte con nobildonne di antico lignaggio, non si salva dall'oscura fama di Ca' Dario: la sorella, comproprietaria del palazzo, morirà in un incidente d'auto, sulla vettura da lui guidata. Ultimi scampoli di una lunga saga. Palazzo Dario era stato costruito nel 1487 dal patrizio Gio¬ vanni, segretario della Serenissima a Costantinopoli. Era stato portato in dote alla famiglia Barbaro, giacché Giovanni non aveva figli maschi e la figlia Marietta aveva preso per marito il nobile Vincenzo. Poco tempo dopo, lei moriva di crepacuore e Vincenzo Barbaro veniva interdetto dal Maggior Consiglio. Un secolo e mezzo più tardi, nel 1650, un altro erede, Giacomo Barbaro, verrà trucidato a Candia. La sfortuna continua a perseguitare i primi proprietari anche dopo la morte: la sepoltura di Giovanni e di Marietta, sull'isola delle Grazie, trasformata dagli austriaci in polveriera, salta in aria a metà dell'Ottocento e le spoglie finiscono disperse. Intanto, il palazzo è passato a un mercante di diamanti armeno, Arbit Abdoll, protagonista, subito dopo l'acquisto, di un clamoroso fallimento. Dal 1838 al 1842 vi dimora lo studioso inglese Rawdon Brown, il quale per restaurarlo spende tutti i propri averi e muore suicida. Uno dei suoi ospiti, il poeta francese Henry de Regnier, viene colpito da una grave malattia e muore a sua volta. Poi tocca all'americano Briggs, cacciato per indegnità morale, il quale se ne sbarazza prima che la «maledizione» faccia il suo corso. Il suo amante, de Carrera, finirà suicida in Messico. Un intreccio di morti violente e affari andati a finir male. Chiunque si avvicini a quel palazzo sembra perseguitato dalla sorte. Vent'anni fa, la semplice trattativa d'acquisto sarebbe costata al famoso tenore Mario Del Monaco un gravissimo incidente automobilistico, proprio lo stesso giorno. E una fine tragica avrebbe colto il manager del complesso inglese degli Who che vi abitò alcuni anni dopo il conte delle Lanze. Mario Lollo La fine drammatica del primo e dell'ultimo proprietario Due vedute di Ca' Dario lo splendido palazzo dei Ferruzzi sul Canal Grande

Luoghi citati: America, Costantinopoli, Londra, Messico, Venezia