Vita dura, ma senza concorrenti

Vita duro, ma senza concorrenti Vita duro, ma senza concorrenti Così è.sopravvissuta indenne sulle rocce dell'Appennino TRA le più rare felci della flora italiana un posto particolare spetta a Cheilanthes persica. Il nome, traducibile in «felcetta persiana», si riferisce al baricentro dell'attuale area di distribuzione; le uniche stazioni italiane si trovano nel basso Appennino romagnolo, su quel selvaggio affioramento roccioso noto come «Vena di gesso» che dalla valle del Lamone, nel Faentino, si snoda per quasi 20 chilometri fino ai confini con il Bolognese. Scoperta qui per la prima volta nel 1833 da un farmacista di Imola che però non volle mai rivelare l'esatta ubicazione del sito, Cheilanthes persica venne segnalata quasi cinquantanni dopo, nel 1881, in una gola ai piedi del monte Tondo. Furono due botanici di Firenze a darne notizia. La loro stazione venne però irrimediabilmente distrutta dalla cava Anic, forse già con i primi insediamenti degli Anni Cinquanta. Nel 1957 venne trovato qualche altro esemplare sulla rupe soprastante, nei pressi di una delle più famose grotte della Vena, la Tana di Re Tiberio, stòrica meta di esplorazioni speleologiche, archeologiche e botaniche (nel cavernone di ingresso, proprio sotto alle splendide vaschette scavate in epoca preistorica per l'acqua di stillicidio, si trovava un'altra rara felce, Scolopendrium hemionitis, che aveva qui la sua unica stazione italiana per il versante adriatico). Negli ultimi 40 anni la cava divenuta la più grande d'Europa per il gesso - ha completamente distrutto la favolosa rupe di Monte Tondo, ma la parete rocciosa dove vegeta C. persica è stata fortunatamente risparmiata anche se ridotta ad una specie di grottesco torsolo di mela, isolato tra sbancamenti e discariche. Cheilanthes persica c'è dunque ancora. La stazione, considerata estinta nel 1964, è ancora al suo posto. Lo testimoniano due ricercatori, Graziano Rossi dell'Istituto di Botanica dell'Università di Pavia e Fausto Bonafede del Wwf Bologna, che hanno comunicato alla direzione della cava e alle autorità competenti l'avvenuto ritrovamento e chiesto ufficialmente che l'attività estrattiva continui a risparmiare la zona in cui la felce attualmente vegeta. Rossi e Bonafede hanno individuato anche dove C. persica appare relativamente abbondante. La specie resta comunque rara, soprattutto se si tiene conto che le vecchie segnalazioni per l'Algeria sono state recentemente ritenute erronee e che quindi la Vena segna attualmente il limite Ovest dell'areale. Quest'ultimo si estende in maniera discontinua dal Ka-

Persone citate: Anic, Bonafede, Graziano Rossi, Re Tiberio, Rossi

Luoghi citati: Algeria, Bologna, Europa, Firenze, Imola, Pavia