I due giardini dell'Eden

LA SEDUZIONE «Prendo l'uomo... LA SEDUZIONE «Prendo l'uomo... e lo riconsegno esperto» EVA ROBIN'S / due giardini dell'Eden BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO Eccola qui, Eva Robin's. E' bella, luminosa, gentile. Ti avvolge con la cortesia controllata di chi ha imparato a conoscere il mondo e la vita. Ma con lei da che parte cominci? Esiste una chiave per non cadere nel morboso? Come tutti coloro che hanno in sé una doppia natura, Eva sembra nascondere un mistero. E' stata definita un ermafrodito, anzi il più bell'ermafrodito d'Italia. Per lei (per lui?) è stato tirato in ballo il mito dell'androgino, che per i greci era il simbolo della perfezione, poiché era la sintesi del maschio e della femmina. Ma la perfezione a volte fa peccare d'orgoglio. E Giove, che di orgoglio tollerava soltanto il proprio, si vendicò. Divise l'androgino in due parti e le mandò raminghe per la terra, condannandole a cercarsi. Che Eva sia un miracolo? Infatti: dove sono le scissioni? Tutto in lei è femminile: la voce appena scurita da un velo di ruggine, la pelle trasparente, sorvegliata con cura maniacale, le forme che non conoscono silicone ma l'effetto di qualche estrogeno, il piede (37 e mezzo: una delicatezza), le mani. E, in tanta femminosità, quell'unica anomalia, il «robin», il «robertino». Eva parla di sé al femminile. Ovvio. Ma se ricorda la propria infanzia, l'adolescenza, gli anni in cui si chiamava Roberto Coatti, allora diventa maschile. E' stato Roberto fino alla seconda classe del liceo artistico. «Ero un ragazzotto irrequieto, che veniva a scuola col rimmel». Il rapporto con i compagni maschi era difficile. «Non legavo con loro, stavo con le femminucce, per carpire il segreto del femmineo, della sfera che mi mancava». I predatori dell'eros Aggiunge: «Come i predatori sessuali che si buttano sulle donne per strappare la loro virtù, iò mi buttavo sulle donne per carpire il loro segreto. Dovevo assimilare sensazioni. Però mi ci è voluto tempo per diventare quel che sono oggi». Cioè? «Una creatura che prova vertigine con i tacchi e sollievo con le scarpe da tennis». Eva Robin's si muove per casa col passo del gatto. Abita un minuscolo attico al centro di Bologna, in cima a una ripidissima rampa di scale. L'appartamento è bianco con le tende gialle. C'è una libreria con testi di Freud e Alberoni, qualche romanzo, dizionari, guide turistiche, la biografia di Mata Hari scritta da Massimo Grillandi, la statuina Anni Venti di una bagnante. Una foto di Eva con Moravia. La tv è accesa, senza volume. Offre soltanto immagini. In compenso il giradischi non è mai spento. Ascoltiamo Louis Armstrong. Ci sono molte maschere africane alle pareti. Un acquario e i mobili sono per lo più di ferro. Sopra il divano c'è una vetrata a mezza luna, molto colorata: lascia intravedere un grande letto bianco. «Mi piace il ferro. Avrei voluto fare il fabbro, lavorare con la fiamma ossidrica. Questo tavolo l'ho disegnato io». E' fatto di lastre battute e tenute insieme con i chiodi. Suscita strane sensazioni gotiche, sinistre crudeltà. Spiega: «In Inghilterra, tre-quattro anni fa, oltre a scoprire l'arte africana ho catturato influenze neogotiche, alla Verne. Il mio acquario potrebbe essere appartenuto al capitano Nemo». Oltre ai pesci, in questa vasca sostenuta da una sorta di calice scanalato, nuotano delle rane. Una si chiama Giuditta, g un'altra Falò. C'è anche una rana albina. Rarissima. Qualche giorno fa una rana tentò di mangiarsi un pesce, che reagì col suo aculeo velenoso. Morirono entrambi. Eva prese le forbici e aprì il pesce. «Non resistevo alla curiosità, dovevo vedere com'era fatto». Ferro e Africa. C'è un contatto fra queste due passioni? «Amo la contaminazione, mi piace unire cose diverse: oggetti, cibi, uomini». Che altro ama? «La menzogna». Mente spesso? «Quando la menzogna è orecchiabile, quando cade bene in una situazione». Con quale scopo? «Per proteggere le parte più fragile di me. Mi hanno detto che la menzogna è femminile. Gli uomini che mentono hanno meno fascino, sono dei profanatori». Una volta Eva Robin's tentò di definirsi. «Sono una squilibrata armonica», disse. Sarà per questo che va continuamente in esplorazione. Di gente, di situazioni. Prima erano le strade notturne di Bologna, poi furono altri luoghi e altre persone. Si racconta ancora di quell'estate dell'81 a Portorotondo, nella villa di Paolo Villaggio. C'erano Ugo Tognazzi, Renato Salvatori, Marta Marzotto, Bianca Jagger, Marina Cicogna, Florinda Bolkan. E la sconosciuta Eva, entrata come una clandestina, che improvvisò uno spogliarello mozzafiato. Pare che fossero tutti conquistati. Poi ci fu l'incontro con Alberto Moravia, che pensò di metterla in un romanzo. Lo scrittore le offriva il tè e la interrogava sulla sua vita, mentre Carmen Llera sorvegliava discreta. Il primo contatto professionale con lo spettacolo avvenne nel '79. «Mi chiamò un amico disc-jockey. Mi disse che Amanda Lear cercava ballerine per la sua tournée. In quel periodo ero abbastanza bambina. La cosa mi attirava, ma avevo paura che Amanda non accettasse ballerine dal sesso incerto. Era già lei incerta. Pregai il mio amico di non rivelare niente. Superai il provino, finii nello spettacolo e Amanda per sei mesi non si accorse di niente. Da allora cominciai a farmi conoscere». In molti modi. Con un film a luci ultrarosse, Eva Man, la macchina del sesso, ma anche con pellicole sofisticate come Mascara di Patrick Conrad o come il recente Gioco al massacro di Damiani. Con la parteci- pazione nuda alla Dannazione di Faust che Giancarlo Cobelli allestì per il Comunale di Bologna: era Mefistofele, il tentatore che tentò e fece scandalo. Con gli spettacoli televisivi, Lupo solitario, e soprattutto Primadonna, il programma del fiasco e della crisi. «Ho pagato cara la curiosità. Sono stata costretta a dar luce a tutti i miei profili in ombra. Sono stata data in pasto ai mass media e ne è venuta fuori polvere. Tutta quella manipolazione pubblicitaria ha portato un'aspettativa troppo grossa, mi ha fatto diventare popolare come il Dixan, e mi ha distrutta». Prende fiato e aggiunge: «La tv ha creato un piccolo cataclisma nel mio eco-sistema. E' terribile la popolarità guadagnata così in fretta, non porta bene. Soprattutto se ottenuta senza un merito che non sia una caratteristica anatomica eccezionale. Mi sono involuta troppo in fretta, senza gratificazione. Se non la domini, la tv ti distrugge». Ora la squilibrata armonica ha conquistato un nuovo ritmo. Interpreta al festival di Santarcangelo La voce umana di Jean Cocteau, progetta di scrivere la propria autobiografia, Istruzioni per l'uso. Così giovane? «Pensare che ho già rifiutato una volta. Me l'aveva'chiesta Bompiani. Cosa avrei potuto scrivere?». E ora? «Ora sono cresciuta. Lo sbaglio di Primadonna mi ha maturata. Se faccio teatro vuol dire che sono cresciuta». Che rapporto ha con il suo corpo? «Di rispetto. Ho un fisico che non sopporta i vizi. Tollero soltanto la vita regolata, la disciplina. Ho paura che si sciupi l'oggetto». E se si sciupa? «Spe- ro che resti il meccanismo, la voglia di esserci». E l'intelligenza? «Anche». Che cos'è l'intelligenza? «Un modo di vivere, è ciò che fai, non ciò che dici. Il contrario dei politici, che parlano bene, ma sono dei veri maiali, dei porci più porci delle pornodive». Ne ha conosciuti? «Alcuni». Le hanno fatto la corte? «Anche. Ma nella mia incoscienza mi sono tenuta da parte». «La mia amica si chiama Max» Con chi vive bene? «Con i miei amici, che sono i miei amori. Mi appoggio a loro, ai loro consigli. La mia migliore amica si chiama Max, è una trans, fa l'arredatrice. Poi c'è la Dada, un'ex compagna di percorso amoroso. E altri, venuti fuori col tempo. Da loro ho preso il mio spessore sentimentale. Mi hanno dato la chiave per guardare dentro di me». E l'amore? «Quando arriva è destinato a spegnersi». E la seduzione? «E' far credere all'altro che ti sta seducendo. Non è facile la seduzione, perché tu non sempre sei in grado di sedurre, altrimenti diventa un mestiere. Io sono tutto ciò che non è specializzato, non mi specializzerò mai in niente». E' cambiata la seduzione? «Altro che. L'uomo oggi è fragile, corteggiato. Perciò va rassicurato. Il modo che avevo di sedurre qualche anno fa oggi non funzionerebbe. Una volta, se seducevi con intenzione, l'uomo non scappava. Oggi sì. Oggi l'uomo è adulato troppo dal consumismo, è sempre profumato, ha perso l'odore acre che erotizzava. Oggi è come una bella donna». Ama ancora sedurre? «Ci ho rinunciato, prende troppo tempo. E' più comodo lasciarsi sedurre, aspettarli». E se dovesse scegliere tra sedurre e essere sedotta? «Mi affiderei al caso». Ricorda la sua prima seduzione? «Certo. Avevo otto anni e sedussi una suora». Come? «Ero in collegio. Una notte mi svegliai mentre una suora mi baciava sulla fronte». Niente di più casto. «E no. L'avevo proprio sedotta. Perché lei si comportava con me in modo intenso, diciamo che aveva per me un'amicizia particolare. Sentiva che non ero un bambino come gli altri. Capii che per lei ero qualcosa di strano quando scoprii che la sua migliore amica era la madre superiora, una donna molto bella». Ha mai conosciuto un grande seduttore? «Sì, Andy Warhol, a Milano. Mi portò via il ragazzo in una sola sera. Per fare delle foto mi ero depilata le sopracciglia. Ero mostruosa. Lui si accorse di ciò quando il ragazzo, baciandomi, me ne cancellò uno. Andy, che era perfido, mi disse: sei meravigliosa senza sopracciglia. E mi cancellò anche l'altra. Mi lasciò senza sopracciglia e senza ragazzo». Che rapporto ha con gli uomini? «Li prendo in prestito e li riconsegno maggiorati di un'esperienza». E con le donne? «Si fa torto alla donna innamorandosene. La donna è un'amica, una complice. La donna non può diventare oggetto d'amore o d'innamoramento». Osvaldo Guerrieri «A otto anni ho fatto innamorare di me una suora». Questioni di cuore anche con Warhol i n are a». ore hol Eva Robin's (Foto Olympia). Il suo vero nome è Roberto Coatti: «Sono stata un ragazzo fino al Liceo artistico» In alto: Paolo Villaggio A sinistra: Eva, protagonista de «L'araba fenice» Ugo Tognazzi e Alberto Moravia Sotto: Amanda Lear. «Ho lavorato con lei come ballerina per sei mesi e non si è accorta di niente» Eva Robin's (Foto Olympia). Il suo vero nome è Roberto Coatti: «Sono stata un ragazzo fino al Liceo artistico» In alto: Paolo Villaggio A sinistra: Eva, protagonista de «L'araba fenice»

Luoghi citati: Africa, Bologna, Inghilterra, Italia, Milano