Volevano colpire il superpentito di Fulvio Milone

Quattro missili pronti per essere lanciati contro i familiari di Pasquale Galasso Quattro missili pronti per essere lanciati contro i familiari di Pasquale Galasso Volevano colpire il superpentito Salerno, gli attentatori intercettati presso la villa Sono fuggiti, li mandava per vendetta il clan Alfieri NAPOLI. Un piano studiato con cura, un progetto che, se fosse andato in porto, si sarebbe concluso con una strage. Dieci camorristi hanno tentato di far saltare in aria con quattro missili anticarro la villa principesca di Pasquale Galasso, l'ex finanziere della mala vesuviana, il superpentito che, con le sue confessioni, ha messo a nudo gli intrecci tra criminalità e politica nell'ultimo decennio coinvolgendo uomini della de del calibro cu Antonio Gava e Paolo Cirino Pomicino. Era tutto pronto: il commando, a bordo di quattro auto, aveva già caricato le armi micidiali. Il palazzo sarebbe stato trasformato in un rogo nel quale avrebbero perso la vita un fratello e la madre del pentito e una dozzina di carabinieri che sorvegliano costantemente il fabbricato. L'attentato è fallito grazie a una buona dose di fortuna e all'attenta vigilanza degli uomini in divisa che avevano disseminato le strade di posti di blocco. I lanciamissili e le macchine sono stati sequestrati. I killer sono fuggiti a piedi. Gli investigatori non hanno voluto confermare la notizia secondo la quale uno dei sicari sarebbe stato rintracciato. Di certo c'è che tutti gli uomini incaricati di portare a termine l'assalto sono stati identificati. Gli inquirenti, che sembrano privilegiare la tesi secondo cui nel mirino degli assassini vi erano proprio i familiari di Galasso, non scartano altre ipotesi, come quella di un attentato contro un «bersaglio mobile»: un'auto dei carabinieri o di un ma- gistrato. La vendetta trasversale contro Pasquale Galasso è stata decisa dopo che gli uomini della camorra avevano constatato l'impossibilità di colpire direttamente il pentito. I killer tentarono di chiudere per sempre la bocca al loro implacabile accusatore un paio di mesi fa, quando individuarono l'appartamento alla periferia di Roma nel quale l'ex finanziere della mala viveva sotto strettissima sorveglianza degli uomini della Dia. Gli investigatori seppero in tempo del piano: si parlò di un possibile attacco con armi pesanti, bazooka o lanciamissili, e Galasso fu trasferito in gran fretta in un'altra località. Ma torniamo al fallito attentato della scorsa notte. La villa dei Galasso, al confine fra i comuni di Poggiomarino e Scafati, era come sempre sorvegliata da una dozzina di carabinieri armati fino ai denti. Un tempo era il centro di raccolta del clan di Carmine Alfieri, il capo dei capi, il padrino miliardario finito in galera un anno fa dopo una latitanza durata dieci anni. Il compito affidato ai carabinieri, però, non è facile. Il palazzo, dotato di un campo da tennis e un mini-zoo, è isolato e circondato a una fitta vegetazione. Il luogo ideale per un attentato, insomma. La notte di mercoledì, le quattro vetture incolonnate che avanzavano lentamente lungo la strada statale che sfiora Poggiomarino sono incappate in uno dei tanti posti di blocco. I sicari, colti di sorpresa, hanno commesso un grave errore «professionale»: sono fuggiti a piedi, attraverso la campagna, abbandonando nei bagagliai due telefoni cellulari e quattro lanciamissili già pronti per l'uso: le ogive, di fabbricazione russa, erano già inserite nei tubi per il lancio. Gli investigatori non hanno dubbi: l'obiettivo era pròprio la villa dei Galasso distante poche centinaia di metri. I missili avrebbero dovuto massacrare, oltre ai carabinieri addetti alla sorveglianza, la madre e uno dei fratelli del camorrista pentito: Anna Saviano e Giuseppe Galasso, che fino a una settimana fa si trovava in carcere. Giuseppe, che vive altrove, si era recato dalla madre sperando di convincerla ad abbandonare il palazzo di Poggiomarino, un luogo divenuto ormai troppo pericoloso. Anna Saviano, però, è una donna ostinata. «Me ne andrò solo quando mi restituiranno il mio Martino», ha risposto, alludendo al più giovane dei figli ancora in prigione. Chi ha interesse a vendicarsi di Galasso? I sospetti del magistrato sono concentrati sul clan di Carmine Alfieri, di cui il pentito era un prezioso consigliori. Non è un mistero che fra le molteplici attività del padrino più ricco d'Italia vi sia anche il traffico di armi pesanti con i Paesi dell'Est, Russia compresa. Fulvio Milone Il pentito Pasquale Galasso, che ha svelato gli intrecci tra camorra e politica in Campania

Luoghi citati: Campania, Italia, Napoli, Poggiomarino, Roma, Russia, Salerno, Scafati