«Aidid basta agguati ora l'Onu sparerà» di Angelo Conti
In fin di vita due belgi, duro ultimatum SOMALIA In fin di vita due belgi, duro ultimatum «Aidid, basta agguati ora l'Orni sparerà» MOGADISCIO DAL NOSTRO INVIATO Si è sparato anche ieri a Mogadiscio. E due Caschi blu belgi sono stati feriti gravemente in un'imboscata degli uomini di Aidid, vicino a Chisimaio. Per arrestare lo stillicidio di agguati contro i Caschi blu, l'Unosom è pronta a ricorrere all'uso della forza, ha annunciato ieri mattina una portavoce a Mogadiscio. Altre novità arrivano dal mondo della politica. In crisi appaiono, anche se per ora lievamente, i due principali protagonisti di queste settimane di fuoco: il leader degli abr-ghedir Mohammed Farah Aidid ed il delegato Onu, l'ammiraglio Jonathan Howe. Aidid ha preso atto di non essere più il padrone assoluto dello Sna, il movimento popolare di cui aveva preso le redini dopo avere lasciato il comando della Guardia presidenziale di Siad Barre. Si sta infatti facendo sempre più consistente l'opposizione interna, un'opposizione tanto più credibile perché sviluppatasi nelle frange più tradizionaliste e tribali del movimento. L'altra Sna ha eletto, contemporaneamente al Consiglio Supremo ufficiale, un altro organismo (anch'esso di 25 membri, 5 per tribù) che ha il mandato di controllare da vicino le scelte del vertice. Le elezioni si erano svolte lunedì, gli eletti (ufficiali) sono stati comunicati ieri, quelli del consiglio-ombra lo saranno a giorni. Se Aidid ha qualche problema, la stessa cosa si può dire di Howe. Questo pallido e frenetico ammiraglio ha subito ieri un inatteso rovescio con le dimissioni del suo braccio destro, John Drysdale. Perentoria la motivazione: «Con tutti questi bombardamenti, abbiamo perso credibilità». Nei complessi rapporti Italfor-Onu, questo è cer¬ tamente un punto a favore della strategia Loi, volta a trattare più che a bombardare, ed è anche un episodio capace di avere, in un prossimo futuro, ripercussioni sulle scelte Onu. Proprio in un momento, inoltre, in cui si fa un gran parlare di un'azione di rappresaglia dopo il ferimento di una decina di caschi blu nelle sempre più frequenti imboscate, anche alla luce del sole ed in zone in qualche modo controllate dalle forze Onu. Nelle ultime ore non sono mancate altre azioni militari dei «moiran», la frangia più bellicosa della fazione di Aidid. Nel quartiere semicentrale di Medina, a Mogadiscio, tre veicoli sono stati accerchiati e poi fatti oggetto di lancio di bombe a mano: due caschi blu dello Zimbabwe sono rimasti feriti, insieme a due somali. Ma l'azione più importante è stata l'attacco a colpi di mortaio verso una delle basi logistiche Unosom, nella zona del porto. E' immediatamente intervenuta la Quick Reaction Force (una sorta di Pronto Intervento dell'Onu che si avvale anche dei micidiali elicotteri Cobra) che ha compiuto un rastrellamento nella zona della fabbrica di sigarette: un somalo è stato ucciso, un marine è rimasto ferito. Sul fronte più strettamente diplomatico prosegue il lavoro dell'ambasciatore Maurizio Moreno che sta anche preparando una mappa con le priorità degli aiuti da inviare alle popolazioni dell'interno. Ieri erano a Mogadiscio anche i responsabili dell'ospedale militare di Giohar, una efficiente struttura dove lavorano 12 ufficiali medici italiani. I medici lanciano un appello alle industrie farmaceutiche: ((Abbiamo difficoltà a reperire albumina e gammaglobuline, indispensabili per il tetano. Dateci una mano». Angelo Conti Perquisizione nei vicoli della Medina di Mogadiscio [FOTO EPA]
Luoghi citati: Medina, Mogadiscio, Somalia
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