«Quel top manager è una spia»

Lo Spiegel accusa: ha trafugato importanti segreti industriali alla casa americana Lo Spiegel accusa: ha trafugato importanti segreti industriali alla casa americana «Quel top manager è una spia» // numero due della Volkswagen strappato alla Gm COLPI BASSI NEL MONDO DELL'AUTO LBONN A Volkswagen ha subito la seconda batosta giudiziaria nel giro di due giorni. Ieri la procura di Darmstadt ha per la prima volta confermato che «nello spettacolare passaggio dell'ex top manager della General Motors, José Ignacio Lopez de Arriortua, e di sette suoi collaboratori, alla Volkswagen, siano stati trafugati segreti industriali». Martedì i giudici di Amburgo avevano dato ragione al settimanale Der Spiegel in una querela sullo stesso argomento. Pur non entrando in merito sulla fondatezza dell'accusa di spionaggio industriale, avevano accordato al settimanale tedesco il permesso di «continuare a pubblicare servizi giornalistici in cui tale sospetto viene sollevato». Il dramma Lopez, come lo ha battezzato un giornale tedesco sta provocando un grave calo di immagine per la Wolkswagen e per l'industria automobilistica tedesca. Non solo Ignacio Lopez, numero 2 della casa di Wolfsburg, è accusato di spionaggio industriale, ma lo stesso diretto- re della Wolkswagen, Ferdinand Piech, che ha puntato tutto sul manager spagnolo «rubato» alla General Motors, si troverebbe in una situazione molto imbarazzante se i sospetti venissero confermati o se comunque non venissero dissipati. José Ignacio Lopez era stato chiamato alla Wolkswagen nell'aprile scorso. Un contratto miliardario e la promessa di costruire una fabbrica modello nei Paesi baschi, terra di origine di Lopez, sarebbero stati gli argomenti vincenti per convincere il top manager, subito nominato direttore della produzione e degli acquisti. Obbiettivo principale dell'uomo dei Paesi baschi: il risanamento dell'azienda, da operare con metodi duri ed efficaci che gli sono valsi il soprannome «lo spietato» dalla stampa popolare. A maggio Der Spiegel dedica a Lopez la sua storia di copertina ribattezzandolo il «senza scrupoli». Secondo il settimanale tedesco, i managers della General Motors e della casa figlia tedesca, Opel, erano in possesso di «numerosi indizi di un gigantesco furto di dati (...) Già dal novembre 1992 sarebbero state fatte copie su dischetti». «Non esistono casi paralleli di una simile truffa né per le dimensioni, né per quanto riguarda le persone coinvolte», commenta lo Spiegel. La Opel e la General Motors temono danno miliardari. Il 22 giugno la procura di Darmstadt, che si occupa del caso, trova in un appartamento di Wiesbaden, che fino a due settimane prima era stato abitato da collaboratori di Lopez, quattro scatole di cartone piene di documenti. Tra di questi ci sono i piani per la «O-Car» della Opel, un'utilitaria che incorpora un concetto completamente nuovo, il cui ingresso sul mercato è previsto per il 1998. Come se non bastasse, dei vicini di casa testimoniano che giorni prima era arrivato un furgone dal quale erano state scaricate due macchine trita-documenti. Sono questi documenti, che ieri hanno portato alla decisione della procura di Darmstad di estendere le indagini ad altri due collaboratori di Lopez (in tutto sono sette le persone inquisite). All'affermazione del manager basco «i collaboratori che con me sono passati alla Volkswagen, ed io stesso, non hanno portato via documenti segreti», la procura contrappone la seguente posizione. I documenti ritrovati sono fogli e diapositive che con ogni evidenza appartengono alla Opel o alla General Motors. Numerosi testimoni confermano che si tratta di dati del centro progetti della Opel, che riguardano tra le altre cose il progetto di ima futura utilitaria. Questi dati erano noti e disponibili solo agli alti vertici delle aziende. Una situazione difficile per la Volkwagen e per il suo supermanager, che era già stato criticato per il procedimento non proprio ortodosso con cui era avvenuto il passaggio. Lopez aveva portato con sé sette dirigenti della General Motor e aveva proposto a 40 quadri della Opel di cambiare padrone. Francesca Predazzi José Ignacio Lopez il manager rubato dalla Volkswagen alla General Motors

Luoghi citati: Wiesbaden